Piergiorgio Odifreddi, la Repubblica 1/6/2009, 1 giugno 2009
QUEL TITOLO HA SEGNATO UN’EPOCA
Il 7 maggio 1959 Charles Snow, chimico per educazione e romanziere per vocazione, tenne una conferenza all´università di Cambridge su Le due culture e la rivoluzione scientifica, che fu poi pubblicata in due puntate sulla rivista Encounter nel giugno e luglio, stimolando un acceso dibattito, e divenendo infine un libro nel 1963. La tesi di Snow era semplice: mentre gli scienziati, come tutte le persone acculturate, frequentano la letteratura, la musica, l´arte e la filosofia, gli umanisti non sanno un accidente di matematica, fisica, chimica e biologia. Ma mentre chi non conosce Dante, Beethoven, Michelangelo o Aristotele viene giustamente considerato un ignorante, non è affatto così per chi non abbia mai frequentato Archimede, Galileo, Lavoisier o Darwin. Cinquant´anni e infinite discussioni dopo, le cose rimangono esattamente com´erano: basta sfogliare le pagine culturali (appunto) dei giornali per accorgersi che "la scienza non si pubblica, se si pubblica la si banalizza, e se non si banalizza non la si valorizza". Si parla quasi solo e quasi sempre di storie raccontate da contastorie, o di pensate pensate da "pensatori". Se per caso scappa una notizia "scientifica", è quasi certamente a proposito di qualche stravaganza. E se una volta ogni morte di papa si parla seriamente di scienza, è raro che finisca in prima pagina, appannaggio quasi esclusivo della cultura letteraria e filosofica. Commemoriamo dunque pure il cinquantenario della lezione di Snow, purchè vestiti a lutto come si addice a una solenne funzione funebre.