Francesco Cevasco, Corriere della sera 1/6/2009, 1 giugno 2009
FAZIO: MACCHE’ FURBO LASCIO PARLARE GLI OSPITI PERCHE’ LA TV NON E’ MIA
«Berlusconi? Ha sempre rifiutato l’invito»
MILANO – «Signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per aver accettato il mio invito a ’Che tempo che fa’. Le dispiace se, una volta tanto, noi italiani, anziché parlare di Lei, di Lei, di Lei, come facciamo da quindici anni, parliamo di noi. Per un attimo?».
Con quella faccia un po’ così che hanno loro che hanno visto Savona, Fabio Fazio anticipa la domanda delle domande che farà a Silvio Berlusconi il giorno in cui il premier accetterà l’invito, che riceve una volta l’anno, a partecipare al talk show. Invito che, finora, ha sempre avuto come risposta un cortese: «no, grazie», oppure nessuna risposta. Eppure Berlusconi avrebbe una garanzia: Fazio non aggredisce i suoi ospiti, li accarezza e li lascia raccontare. Tanto a fare chiasso, a scatenarli per parlarsi addosso l’uno con l’altro, a fare ressa e a provocare rissa ci pensano già tante altre trasmissioni in tv.
«Per accontentare tutto il pubblico bisognerebbe girare al Cavaliere una lista infinita di domande: le leggi ad personam, il lodo Alfano, adesso la Noemi... Si parla veramente troppo di Berlusconi. Forse è arrivato il momento di non sprecare più troppe parole». Furbissimo, Fazio spinge fino in fondo la sua immagine anti-gossip. (Tanto le «domande di riserva» le fa la Littizzetto).
«Io nel gioco dell’alto e del basso, del comico e del difficile, del sorriso e dell’approfondimento, ci sguazzo da sempre». Così, magari mentre di là c’è il «Grande Fratello» o qualcosa del genere, lui esibisce come soubrette Rita Levi Montalcini e i numeri gli danno ragione. Ora, dopo l’ultima puntata di «Che tempo che fa» (andata in onda ieri) con Carlo Ancelotti e Corrado Guzzanti, gli snocciolano le statistiche e le percentuali del successo (share tot per cento, giovani tot per cento, laureati tot per cento) e sembra non farci troppo caso. Vabbé che fa tv da 26 anni, ma come ha fatto a costruirsi questo understatement? « figlio della mia terra, quella Liguria riservata, magari un po’ chiusa in sé, mai sguaiata ».
Ogni tanto, però, anche a lui qualche bomba scappa: correva l’anno 2001, e il mite Fazio non esitava a gridare che bisognava scendere in piazza per opporsi a chi voleva punire Luttazzi per le sue battutacce, contro il «Si contenga» di Berlusconi a Santoro e perché la satira non sia imbavagliata. «Ma che cosa c’entra? Non mi sono mai sottratto alle mie opinioni. Altra cosa è usare la tv per sé, per il proprio potere, per sostenere soltanto le proprie idee. Per me non ha senso aggredire un ospite che tu stesso hai invitato. Io lo faccio parlare. Tranne Hitler e altri tre o quattro darei voce a tutti. Mi hanno criticato perché alla Carla Bruni ho chiesto di Cesare Battisti e non della Marina Petrella. Ma Battisti era una questione che riguardava lei, la Petrella riguardava il Capo dello Stato francese. Il mitico David Letterman alla Bruni ha chiesto che cosa pensasse dei cappellini della regina inglese...».
Ma l’accusa delle accuse è: astutamente, senza dare troppo nell’occhio, ha regalato grande, troppo, spazio ai politici di centrosinistra. «Certamente: al punto che, anche se di poco, ho avuto, tra i politici, più ospiti di centrodestra... Sarà che per qualcuno esiste ancora quell’invisibile concetto dell’egemonia culturale della sinistra, che se dici Raitre ancora oggi pensi a Telekabul». (Sul tema ha detto la sua, e a modo suo, anche la Littizzetto: «Possiamo dire chi non verrà mai: Che Guevara che è morto, la mummia di Lenin che non passa dai tornelli, Occhetto perché di palloso c’è già Fabio»).
Riprende Fazio: «Non c’è niente di più difficile a morire dei pregiudizi. Come quello che la televisione è intellettualmente scandente, necessariamente trash, obbligatoriamente ludica, insomma una sagra degli orrori da dare in pasto al popolo ». Ah, non è così? «No; per esempio a ’Che tempo che fa’ io parlo di libri con gli scrittori, di film con attori e registi, di canzoni con i cantanti, di mostre con i pittori, di scoperte scientifiche con gli scienziati, e – perché no? – di filosofia con i filosofi e di calcio con i calciatori e gli allenatori. E quando farlo più sensatamente di quando esce un libro, un film, un disco? Dov’è lo scandalo?». Marchette! «Ma va. Questo vuol dire essere sulla notizia, sull’attualità, invitare belle persone che hanno cose importanti da dire al momento giusto. Quando incontri qualcuno che ti interessa gli domandi: come stai? che cosa fai? Se la risposta è: «niente», la conversazione non è interessante».