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 2009  giugno 01 Lunedì calendario

DAL PAPA A BERLUSCONI E MOURINHO LA CLASSIFICA DEI SENTIMENT SUI BLOG


Di cosa parlano i blog? A volte la domanda tradisce la speranza, o la paura, che dentro la conversazione della rete che ormai è fatta non di soli blog, perché ci sono i Twitter, le pagine di Facebook e tutte le forme di "microblogging" diffuso ci siano contenuti migliori o perlomeno diversi da quelli espressi dall’Italia della politica e del talk show, del reality e degli anchormen.
In passato c’è stato perfino chi ha teorizzato una "agenda della rete" contrapposta a quella dei media, quindi addirittura una diversa "interpretazione" del mondo. O perlomeno, queste persone hanno postulato la capacità dei blog di influenzare l’agenda dei media.
Speranza vana: l’Italia dei blog parla come il resto del paese. Ha gli stessi miti e antimiti, gli stessi amici e gli stessi nemici, allergie e preferenze. E gli stessi toni e vizi, fra aggressività e dogmatismo. Ma anche con la freschezza di chi entra dentro il discorso pubblico senza tante mediazioni e sensi di riverenza. I blog sono anche loro lo specchio di questo paese, di una fetta particolare del paese. Quella che scrive, quindi legge e ascolta, e decide di dire la sua.
Questo appare dalla seconda edizione della ricerca sulle espressioni di quasi 15 mila blog nel corso dei primi 5 mesi del 2009 (quattro, visto che il comunicato è di metà maggio) e poco meno che un milione di post, cioè di interventi.
L’ha realizzata "Liquida", una società del gruppo Banzai, creatura promossa l’estate scorsa da un nome noto della rete, quello di Paolo Ainio. L’uomo che lanciò Virgilio, per chi se lo ricorda, il primo motore di ricerca in Italia, quando la rete andava alla velocità delle biciclette senza cambio e i motori di ricerca funzionavano come "cataloghi" che attingevano a cartelle e "tassonomie". Poi venne Google. E noi tutti diventammo foto in bianco e nero.
Cosa dicono i blogger italiani? Se mettiamo in fila alcuni nomi, cosa sentiamo? Ecco i nomi: Berlusconi, crisi, Abruzzo, Facebook, iPhone, Inter, Obama, Papa Bendetto XVI, Milan, Ambiente. Non sono la cronaca di questo paese all’inizio del 2009? Di certo sono il paese dei media.
Perché se "crisi", che sta per "crisi economico finanziaria mondiale", e "terremoto" parlano di ciò che non poteva essere ignorato, altre cose sono il segno del costume e della cronaca: Facebook è il racconto del boom che ha portato a 11 milioni di utenti il social network di Mark Zuckerberg in Italia, così come c’è la conferma che il Papa ha una grande presenza nei media, ma rimane al di sotto del telefonointernet di Apple, che è diventato un oggetto di culto.
I 900 mila post presi in esame da Liquida consacrano le gerarchie della memoria breve. Così se si parla di personaggi politici, citano soprattutto Berlusconi, in testa alla classifica delle occorrenze con un ampio vantaggio, circa il 50%, su Barak Obama e il papa.
Franceschini, ma anche Fini e il presidente Napolitano navigano parecchio più in basso. Se parlano di calcio, la star è Mourinho, e, potete giurarci, non perché essere blogger significhi essere interista.
Ma attenzione, il pezzo più interessante dell’analisi non è quello quantitativo. In realtà cosa significa dire: ci sono mille persone che prendono il treno, se non sai dove vanno quelle persone? Così è per le parole del web.
E allora nella ricerca introduce l’analisi del "sentiment", cioè si cerca, con l’aiuto delle tecniche di analisi semantica, di capire se quella popolarità è negativa o positiva. Parlano di Mourinho per dirgli quanto è antipatico o per dirgli che è bello e bravo? Ecco il "sentiment" si esprime con un numero indice, una sorta di voto scolastico, che è abbastanza diverso dalle categorie quantitative. Non basta la parola, è necessario comprendere il contesto.
Per dire, in termini di "sentiment" Berlusconi si tiene sulla sufficienza, punto di equilibrio delle opposte curve che anche nel web si scontrano. Mentre spopolano altri personaggi e nomi. Ecco i primi quindici del "sentiment": Audi, Nintendo, Disney, Honda, Adoeb, Flickr, iPhone, Toyota, Nokia, Wordpress, Tremonti, Wikipedia, Brunetta, Ducati.
Meglio ripeterlo: il sentiment non ha niente a che vedere con le classifiche quantitative. Esprime una sorta di "media" tra i valori e gli apprezzamenti positivi e negativi espressi a proposito di un nome di persona o di un brand commerciale.
E qui è significativo che i politici che entrano in lizza siano quelli dei ministri Tremonti e Brunetta. Perché il sentiment si misura tenendo conto di "tag" o parole chiave che sono fissate come maniche a vento nei punti dove il vento dell’opinione soffia più forte, per vedere da che parte va. E allora come soffia il vento per Brunetta. Le parole sono "ottimo; particolare; simpatico; determinato".
Sotto la lente del "sentiment" la conversazione dei blog si trasforma e si fa meno scontata e prevedibile. Ed è un vero peccato che la ricerca non abbia una periodizzazione più ravvicinata e significativa, e una tecnologia più forte.
Ainio riconosce i limiti della sua creatura e promette: "Diventeremo settimanali, perché la ricerca sia uno strumento fedele all’andamento della vita del paese. La descrizione dev’essere un ritratto fedele della conversazione".