Laura Kiss, la Repubblica 01/06/2009, 1 giugno 2009
L’AGRICOLTURA INVADE LA BIOSFERA
Nonostante la crisi economica che coinvolge tutti i settori, l’agricoltura, soprattutto quella biologica, ha fatto registrare nell’ultimo anno un andamento piuttosto costante.
Il dibattito è vivace nella blogosfera, come su http://adria. blogolandia.it/2009/05/25/%E2%80%9Ca%E2%80%9Dcome%E2%80%A6agricoltura dove si legge un post sui progetti nel Parco del Delta del Po: "Ogni cittadino proprietario o gestore di attività agricole o di terreni avrà la possibilità di accedere ai contributi per la piantumazione di essenze autoctone ed è importante sfruttare questa possibilità per diversificare al meglio l’economia agricola del territorio, favorire la presenza di giovani incentivandone il loro insediamento e favorire quanto più possibile progetti di integrazione del lavoro agricolo con il sistema di distribuzione delle risorse alimentari mediante la realizzazione di cooperative agricole di distribuzione. Valorizzare i prodotti tipici con certificazioni "IGP" è importante per dare la certezza della qualità del prodotto da consumare".
Su http://www.mpl.it /?p= 61 26 si legge delle iniziative per il rilancio delle attività agricole nella provincia dell’Aquila dopo il terremoto: "Non ci sono soltanto case e chiese, negozi, locali, artigiani, commercianti, professionisti, tra i colpiti dal terremoto del 6 aprile. C’è anche l’agricoltura in tutte le sue forme produttive, a cominciare dall’allevamento. Un settore vitale, che produce il 15% del PIL della provincia dell’Aquila, duramente colpito dalla natura oltre che dall’uomo. In molte aziende di allevamento, sono morti animali. Quelli che vivono, specialmente le mucche, o non danno latte, o ne producono di meno rispetto a prima del sisma".
Va meglio nel settore del biologico gestito dalle donne, come si legge su http://ecoartigianato.blogspot.com/2009/05/donneeagricolturabiologica.html: "La presenza femminile (pari al 25%) è più alta nell’agricoltura biologica rispetto a quella tradizionale, perché la cultura Bio è più vicina ai valori delle donne, quali per esempio salute, ecologia, cura della persona, legame col territorio".