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 2009  giugno 01 Lunedì calendario

Comincia a Milano, ma "finisce" a Tripoli il road show per l’aumento di capitale di Enel. La sorpresa del maxisconto per le nuove azioni deciso giovedì ha inaugurato una campagna di tre settimane che porterà 8 miliardi in cassa della società elettrica e una probabile rivoluzione all’interno del capitale con l’ingresso dei Lybian Investment Authority (Lia) con un 2% del capitale

Comincia a Milano, ma "finisce" a Tripoli il road show per l’aumento di capitale di Enel. La sorpresa del maxisconto per le nuove azioni deciso giovedì ha inaugurato una campagna di tre settimane che porterà 8 miliardi in cassa della società elettrica e una probabile rivoluzione all’interno del capitale con l’ingresso dei Lybian Investment Authority (Lia) con un 2% del capitale. I manager Enel si sono divisi in due team per incontrare la comunità finanziaria di tutto il mondo e illustrare i loro piani di crescita, il road show è cominciato già venerdì a Piazza Affari mentre il titolo precipitava del 5% per allinearsi al prezzo delle nuove azioni. Da oggi si sposterà a Londra, poi un gruppo volerà negli Stati Uniti, mentre l’ad Fulvio Conti rimarrà in Europa e chiuderà con una puntata negli Emirati Arabi per incontrare i rappresentanti dei fondi sovrani arabi, uno degli arsenali finanziari più importanti del mondo. La tappa nella capitale libica quindi sarà solo "virtuale", visti i contatti tra Conti e i rappresentanti del fondo Lia di queste settimane. Il periodo di offerta servirà a chiudere l’operazione. Non ci sono decisioni definitive, specificano fonti vicino ai libici, ma si sta lavorando perché a fine giugno un 2% di nuove azioni Enel possano essere sottoscritte dai petrodollari di Tripoli diventando, con Unicredit, il principale investimento italiano del governo di Muhammar Gheddafi. Esiste un precedente molto recente che consiglia di aspettare fino all’annuncio ufficiale: a fine anno la Lia era veramente ad un passo dal superare quota 2% in Eni operazione che non si è conclusa nonostante non vi fossero opposizioni né politiche né economiche. La percentuale potrebbe essere anche leggermente inferiore al 2% e comunque prevederebbe un esborso da parte del fondo sovrano di poco superiore ai 400 milioni di euro. Come specificato dall’ambasciatore libico in Italia, Hafed Gaddur, la logica di tutte queste operazioni è esclusivamente finanziaria e l’abbondanza di gas e petrolio nel deserto non preludono a intese di tipo industriale o addirittura un coinvolgimento nella gestione. Tanto più che dal punto di vista del controllo questo aumento di capitale lascerà tutto invariato: il ministero del Tesoro, con il 21,1%, e la Cassa depositi e prestiti, con il 10,4%, hanno già confermato che faranno la loro parte e pagheranno 2,5 miliardi per mantenere le quote intatte. In particolare le risorse arriveranno dalla disponibilità della Cdp che eserciterà anche le opzioni garantite dal pacchetto del Tesoro. Infine va ricordato che, come per tutte le controllate pubbliche quotate a Piazza Affari, lo statuto prevede il congelamento dei diritti di voto oltre il 3% per qualsiasi soggetto privato. Conquistare nuovi soci non è l’unica prova per i manager Enel, chiamati anche a ottenere la fiducia dei vecchi azionisti. Quale sarà la risposta dei risparmiatori e dei fondi istituzionali? Dover tornare sul mercato in un momento così difficile per "salvare" il proprio rating A da una probabile bocciatura è un passo molto delicato. L’Enel è passata nel corso del 2008 dall’essere una società dinamica che a suon di acquisizioni in Spagna e Russia diventava il secondo gruppo elettrico d’Europa a dover fronteggiare un altro primato, quello di utility più indebitata del continente. Il completamento dell’acquisizione dell’ultimo 25% di Endesa proiettava il debito intorno a 60 miliardi di euro (50,8 il dato puntuale al 31 marzo), di qui la necessità dell’aumento di capitale e di una serie di dismissioni che scongiurassero il raggiungimento di quel traguardo. Nel frattempo la riduzione dei consumi determinata dalla recessione e qualche difficoltà inaspettata nell’avventura russa hanno messo di colpo Conti nel mirino degli analisti che si chiedevano se il gruppo non avesse fatto il passo più lungo della gamba. L’aumento di capitale non è solo il passaggio più importante della manovra di contenimento dell’esposizione, ma anche l’occasione di sottoporsi al giudizio del mercato: «Siamo di fronte alla conclusione di un progetto avviato nel 2004 spiega Luigi Ferraris direttore amministrazione, pianificazione e controllo di Enel per questo auspichiamo che la gran parte dei soci che sono rimasti con noi finora confermino la loro fiducia». In pratica, anche se il consorzio di garanzia composto da oltre 30 banche e lo Stato assicurano il pieno successo della raccolta, bisognerà guardare anche ai numeri dell’adesione, vale a dire se l’intero ammontare di 7,97 miliardi di euro sarà sottoscritto dal mercato e da chi. Gli obiettivi sono sempre gli stessi, i grandi fondi americani e inglesi che tornano a premiare la stabilità e i fondi arabi che "allargano" il bacino dei capitali. Non vanno dimenticati gli "Enel people", i piccoli risparmiatori che invece qualche delusione finora l’hanno subita. «Gli italiani che possiedono nostri titoli sono circa 1,3 milioni continua Ferraris per lo più sono con noi sin dalla privatizzazione di 10 anni fa e sanno quanto vale Enel in realtà. Conoscono l’andamento di borsa, ma anche i 4 euro in dividendi distribuiti in questi anni. Avere un consorzio di garanzia che copre tutto l’inoptato dà tranquillità, ma il giudizio del mercato è ancora più importante e auspico un ritorno positivo». Ancora più importante dopo le difficoltà del titolo, arrivato al minimo storico a marzo. Le difficoltà del retail hanno in qualche modo influito anche sulla determinazione del prezzo anche se Luca Torchia, responsabile investor relations della società, precisa che lo sconto «non è al di sopra della media di operazioni analoghe». Gli advisor di Enel hanno messo in fila gli altri aumenti di capitale e hanno visto che lo sconto rispetto al prezzo di borsa, complice la difficoltà di convincere gli investitori, si è allargato dal 1215% fino al 3540%. Nel caso di Enel la differenza tra il prezzo dell’ultima giornata di borsa, 4,48 euro, e quello di esercizio delle nuove azioni, 2,48 euro, ha sorpreso molti anche se lo sconto "lordo" del 44% scende al 30% escludendo lo stacco del dividendo e i 50 centesimi dell’opzione a cui danno diritto i vecchi titoli (13 azioni nuove ogni 25 già possedute) e che potranno essere venduti sul mercato dal primo giugno. Torchia conferma: «Abbiamo comunque considerato il prezzo finale con l’obiettivo che, anche in questo periodo di difficoltà, la clientela retail potesse partecipare il più possibile». Scontato il successo, l’aumento di capitale non risolverà il problema debito. Conti ha già ridisegnato l’Enel del futuro imponendo una politica dei dividendi meno generosa in modo da sfruttare l’importante flusso di cassa, ha anche pianificato un ridimensionamento degli investimenti e impiegherà il resto dell’anno per concludere il piano di dismissioni. La posizione finanziaria netta migliorerà di altri 1,2 miliardi di euro in estate grazie alla cessione dell’80% di Enel Rete gas a F2i e Axa private equity chiusa venerdì. La società gestisce il 12% del mercato italiano del metano con oltre 2 milioni di utenti connessi in 1200 comuni e circa 3,6 miliardi di metri cubi di gas distribuito all’anno. Mesi di una trattativa non facile si sono chiusi con l’incasso di 480 milioni cash e un dividendo straordinario prima della cessione oltre al deconsolidamento del debito.