Arturo Zampaglione, la Repubblica, 30/5/2009, 30 maggio 2009
IN PORTO NEGLI USA L’OPERAZIONE CHRISLER
NEW YORK - Per il terzo giorno consecutivo i concessionari colpiti dai tagli e i bondholders, cioè i proprietari delle obbligazioni, hanno cercato di opporsi nell´aula del tribunale fallimentare di Manhattan all´accordo Fiat-Chrysler. Hanno presentato 350 «obiezioni». Hanno protestato - come ha fatto ieri Colleen McDonald, proprietaria di due concessionarie vicino Detroit - per un piano di ristrutturazione da loro considerato «ingiusto e inefficiente». Ma a dispetto di questa offensiva e delle minacce di appello, tutto faceva pensare, venerdì notte, che il giudice Arthur Gonzalez avrebbe avallato il piano del governo, affidando la parte più sana della terza casa automobilistica americana alla «New Chrysler», la nuova società guidata da Sergio Marchionne.
«Il passaggio di mano è imminente», ha confermato, subito dopo la sua testimonianza in aula, l´attuale presidente della Chrysler, Bob Nardelli, che darà le dimissioni dopo il perfezionamento dell´accordo. Secondo Nardelli questa soluzione è la migliore possibile e permetterà di salvare 100mila posti di lavoro nelle fabbriche e nell´indotto. Umiliata dal governo tedesco, anche la Fiat si prepara a festeggiare: pur rendendosi conto che si aprirà adesso una sfida difficilissima, accentuata dal venir meno, nella strategia globale delineata da Marchionne, della componente Opel.
Nel capitale della «New Chrysler» entreranno, oltre alla Fiat, che in cambio fornirà le tecnologie per le auto di nuova generazione destinate al mercato degli States, anche il sindacato dell´auto Uaw e i governi del Canada e degli Stati Uniti, i quali si accoleranno l´onere degli aiuti supplementari. La nuova società rileverà la parte sana della casa automobilistica, mentre le fabbriche più vecchie e altre zavorre saranno liquidate con i metodi classici.
A farne le spese saranno i bondholders, tra cui anche molti fondi pensione, che dovranno accontentarsi di 8 centesimi per ogni dollaro di valore nominale delle obbligazioni. Un´altra vittima illustre è il manager italo-americano Lee Iacocca, artefice del primo salvataggio della Chrysler: andando via dall´azienda ottenne una ottima pensione e un´auto «blu», ma ora il fallimento ha azzerato quei diritti acquisiti.
La Casa Bianca - lo ha detto ieri il portavoce del presidente Robert Gibbs - spera ora di ripetere l´exploit con la General Motors. La quale, a dispetto di un accordo in extremis con i bondholders, avvierà lunedì le procedure fallimentari: una prospettiva, questa, che ha portato ieri le quotazioni del più grande gruppo automobilistico degli Stati Uniti, e fino all´anno scorso del mondo, sotto il livello di 1 dollaro per azione.