Alessandro Dall’Orto, Libero, 30/5/2009, 30 maggio 2009
«ZIO LUCIANO SI SCOPRE CATTIVO»
Luciano Rispoli, 77 anni, ex dirigente Rai, autore radiofonico e conduttore televisivo. A proposito, fa un certo effetto intervistare chi ha realizzato 15mila interviste.
«Anche per me è curioso rispondere, dopo aver fatto domande per 16 anni nel ”Tappeto Volante”. E mi chiedo cosa possa interessare di me alla gente».
Scusi, intende dire che al ”Tappeto Volante” non inviterebbe Luciano Rispoli?
«Forse sì. Ma solo per celebrare una sorta di rito e felicitarmi con lui perché per 50 anni è sempre stato coerente, proponendo un modello di tv corretta e leale».
E trasmissioni dai toni garbati. Scusi, perché sorride?
«Preferisco la parola rispetto. Il punto di forza del programma è rispetto per ospiti e pubblico».
La prima domanda che lei farebbe a Luciano Rispoli?
«Gli chiederei, vedendolo un po’ vecchietto, di fare un bilancio».
E che risponderebbe?
«Che sentirmi dare del vecchio un po’ mi ferisce, ma - ahimè - a 77 anni è giusto chiamarmi così».
Come vive questa fase della vita?
«Guardo con affetto i coetanei che hanno perduto la brillantezza e mi chiedo se, la loro, è una scelta».
Lei, invece, è frizzante e continua a lavorare su Canale Italia. Ma non le manca la tv dei grandi ascolti?
«Sì, nel senso che mi hanno privato di una cosa che avevo, essendo stato in Rai per una vita. Il programma funziona e ho ospiti di altissimo livello. Spiace che un lavoro così accurato non possa avere un riscontro più ampio».
Perché non succede? Tradotto: perché Rispoli non è più alla Rai?
«Sono stato contrastato da una delle persone più antipatiche del panorama radiotv: Fabrizio Del Noce. Con distacco crudele, 5 anni fa, mi ha segnalato che lui e la sua tv non erano più interessati a me».
E lei?
«Gli ho ricordato qualcuna delle mie trasmissioni storiche, da ”Chiamate Roma 3131” a ”La Corrida”, ma l’uomo sembrava ignorare tutto. E, dall’aspetto, dava l’impressione di passare più tempo dal parrucchiere che a studiare le memorie di radio e tv».
Oplà. In questi giorni si parla di compensi. Lei quanto guadagna?
«Quattrocento euro a puntata. Più una pensione da ex dirigente di 2.500 euro».
Che pensa delle nomine Rai?
«Ho appreso due notizie con piacere. La prima è che Rai 1 verrà diretta da Mauro Mazza, che è una persona per bene. La seconda che De Noce se ne va: gli auguro una vecchiaia densa di ingratitudini, come lui l’ha regalata a me».
Rispoli, che cattiveria.
«In questi anni, sulla Rai, ho visto intervistati fior di imbecilli e donnette dalle labbra rifatte. Io mai. Evidentemente qualcuno ha posto il veto. Le racconto l’ultima per capire come funzionano le cose là, poi cambiamo argomento».
Prego.
«Primo incontro con Claudio Cappon, allora direttore generale. Gli dico: ”Lei forse ricorderà il programma più popolare che ho fatto, intitolato Parola mia”. Sorride: ”Per carità, non mi parli di tv, io mi sono sempre occupato di siderurgia”. Mi alzo: ”Allora salve, forse ho sbagliato ufficio”».
Rispoli, la tv la guarda? Per esempio, ha mai seguito un reality?
«Li apprezzo per una questione di ascolti. Mi mette profonda malinconia, però, vedere come la gente si espone senza rispetto per se stessa».
Ne condurrebbe uno?
«Minoli, quando era a Stream, mi propose il primo Grande Fratello. Poi saltò tutto».
Che altro guarda?
«Mi piacciono i tg e alcuni programmi culturali. Sui canali Rai, però, l’unica area inadeguata è quella dell’intrattenimento. E ciò mi addolora molto».
Chi le piace tra i colleghi?
«Santoro forse è schierato, ma bravo. Fede si è inventato una dimensione televisiva personale e mi diverte. Fazio è intelligente e capace. Scotti è bravo, simpatico, spontaneo».
Chi la invoglia a cambiare canale?
«Lerner è intelligente, ma è un mistero che sia in tv: ha le stimmate dell’antipatia sul volto. Conti fa venire l’orticaria, è ripetitivo. Bonolis ha una supponenza che non capisco».
Qualche giovane bravo?
«Non vedo ragazzi innovativi».
E lei come era agli inizi? Facciamo un salto indietro.
«Nasco a Reggio Calabria il 12 luglio 1932. Pochi ricordi - e tristi - dell’infanzia, che coincide con la guerra. Sono anni duri. Papà è deportato in Germania, mio fratello Luigi di 18 anni, partigiano, viene catturato e fucilato a Bologna».
A 20 anni si trasferisce a Roma.
«E nel ”54 vinco un concorso per radiocronisti e vengo assunto al posto di Tortora che è stato promosso».
Inizia come responsabile del settore Rivista Varietà e autore. E inventa ”La Corrida”.
«Propongo a Corrado di condurre un programma in cui la gente si possa esibire cercando di prendere il pubblico per le corna, come se fosse un toro, per conquistarlo. Lui è perplesso, preferirebbe un varietà».
Come lo convince?
«A Rispoli era difficile dire di no...».
Lei in quegli anni scopre tanti personaggi poi diventati miti. Scelga tre nomi.
«Mi segnalano un giornalista che lavora per i periodici femminili. Ragazzo intelligente, lo conosco e gli chiedo di fare l’autore per una trasmissione che chiamo ”Canzoni e nuvole” e che faccio condurre a Nunzio Filogamo. l’inizio della carriera di Maurizio Costanzo».
Urca. Secondo nome.
«Costanzo mi invita al ”7x8”, locale di cabaret: ”Stasera c’è uno che è un fenomeno”. Mi trovo davanti un pazzo che stupisce la platea interpretando il Professor Kranz, sadico prestigiatore tedesco. Paolo Villaggio, e capisco che ho di fronte uno dei talenti più brillanti della cultura italiana».
E lo assume.
«Ho uno spazio libero nel palinsesto del sabato e gli offro un programma che chiamo - e ora lo ricordo con un po’ di vergogna - ”Il sabato del Villaggio”».
Ultimo personaggio.
«Boncompagni mi presenta la fidanzata, chiedendo di farla lavorare. Io non ho tempo, le indico un Nagra, il registratore portatile, e le dico di andare a fare due chiacchiere con la gente. Lei è brava e torna con un materiale interessante, così inventiamo il programma ”Raffaella con il microfono a tracolla”. l’esordio della Carrà».
Programmi, radio e tv. Nel frattempo, Luciano Rispoli si sposa con Teresa e a celebrare la cerimonia c’è un religioso particolare.
«Padre Pio, che per verificare la reale intenzione di unirsi davanti a lui organizza i matrimoni a orari impensabili».
Cioè?
«Ci sposa il 9 luglio 1962 alle 5 di mattina! E...».
Racconti.
«In convento sbaglio corridoio e mi trovo davanti un frate dalla barba lunga che dice: ”Cerchi il matrimonio di Luciano? Devi scendere da quella scala”. Seguo le indicazioni ed eccomi sull’altare davanti a Padre Pio. Lo osservo attentamente e resto sorpreso: è lo stesso frate di prima e non capisco come possa essere in due posti contemporaneamente...».
Dono dell’ubiquità?
«Strana sensazione».
Torniamo alla carriera. Il suo programma più popolare è ”Parola Mia”, in onda dal 1985 su Rai1.
«Gli studenti universitari gareggiano tra loro mettendosi alla prova con la lingua italiana, con Gian Luigi Beccaria, docente di lingua italiana all’Università di Torino, a fare da esperto».
Ed è un successo clamoroso. Con Rispoli che commenta: ”Ma che belle parooolee”.
«La prima volta che ascolto l’elzeviro di Beccaria resto affascinato e non so che dire. E mi esce naturale: ”Ma che belle parooolee”. Che diventerà il tormentone tanto amato dagli imitatori».
Nel ”90 Rispoli lascia la Rai per Telemontecarlo, dove tre anni dopo inventa e conduce ”Tappeto Volante”, talk show quotidiano con ospiti personaggi del mondo della politica, cultura e spettacolo e che ora, dopo 16 anni e oltre 1200 puntate, va in onda su Canale Italia. Chi non dimenticherà mai?
«Rita Levi Montalcini. La intervisto, risponde a tutte le domande e poi in un momento di pausa mi avvicino per complimentarmi e ringraziarla. Lei mi fissa: ”Eppure pensi, caro Rispoli, che sono diventata completamente cieca”. Nessuno se ne era accorto».
Ha ospitato nel suo salotto tutti gli uomini più potenti. Un incontro da raccontare?
«Berlusconi. Finita l’intervista entra in camerino e, esausto e affaticato, si appoggia allo schienale della poltrona. Lo guardo: ”Ma chi gliel’ha fatto fare di entrare in politica?”. Risposta, sussurrando: ”Non potevo farne a meno”. Cosa intendesse di preciso non lo so».
Un ospite che ancora non è riuscito ad avere?
«Umberto Eco, non l’ho mai invitato per timore di disturbarlo».
Rispoli, una caratteristica costante del ”Tappeto Volante” sono le belle donne che l’hanno accompagnata: Roberta Capua, Melba Rufo, Tania Zamparo. Chi le sceglie?
«Io, naturalmente. Oltre a essere graziose devono avere classe».
Ad accompagnarla musicalmente, invece, ci sono sempre la simpatia, l’ironia, il pianoforte e la voce di Rita Forte.
«L’artista di musica popolare più brava d’Italia. Tra noi c’è un feeling particolare e un rapporto giocoso. Lei, appena può, fa notare che ”zio Luciano è un po’ sordo”. Io la prendo in giro sull’età rispondendo che ”Rita è un talento eccezionale, ma se l’aveste sentita quando era giovane…”».
Buona questa. A proposito di età: Luciano Rispoli, lei ne ha 77. Mica avrà intenzione di lasciare il ”Tappeto Volante” sul più bello, vero?
«Finché sarò in grado di fare cose utili e tali da non vergognarmi, continuerò. Ma le confesso che ho la sensazione di non aver più molto tempo a disposizione. Se temo la morte? Quando arriverà sarò leggermente infastidito».
Siamo a fine intervista. Se al ”Tappeto Volante” lei avesse ospite Rispoli come concluderebbe?
«Chiedendo se nella mia vita mi vergogno di qualcosa e ho qualche rimpianto. La risposta è facile: ”No! Rifarei tutto”».