Mariagiovanna Ferrante, La Stampa, 30/5/2009, 30 maggio 2009
SCHEDATO PER FARE L’AUTOSTOP
Il pollice teso sulla strada era il simbolo della libertà senza regole. Ora l’autostop è sempre più un mezzo per viaggiare a basso costo. Con regole e garanzie ben precise. Per chi chiede e offre passaggi. Forse è molto lontano dallo spirito eversivo della beat generation. Ma è andata così. La provincia autonoma di Trento, per esempio, ha inventato addirittura la tessera del perfetto autostoppista. Una sorta di documento per dire all’automobilista «sono affidabile, vado nella tua direzione e pago per il passaggio che mi viene offerto». La card, realizzata grazie alla convenzione con l’associazione no profit «Jungo», viene rilasciata al costo di 15 euro. Solo a chi non ha carichi penali come reati contro la persona e il patrimonio, denunce per furti, reati sessuali, percosse, lesioni o ingiurie. Il guidatore che deciderà di dare un passaggio potrà godere di un piccolo beneficio economico, pari a 10 centesimi per ogni chilometro percorso in compagnia più 20 cent di «diritto fisso».
«Dalla sperimentazione dello scorso anno è emerso che i comportamenti degli automobilisti sono modificabili, come la loro diffidenza - spiega il presidente di Jungo, Enrico Gorini -. In poche settimane i guidatori hanno imparato a caricare i passeggeri e i tempi di attesa si sono ridotti a massimo 5 minuti con appena l’1% degli automobilisti aderenti all’iniziativa».
L’autostop, mito della beat generation, è passato di moda negli anni ”80 con il boom dell’auto privata e un più alto tenore di vita, abbinato alla diffidenza verso lo sconosciuto che si caricava in macchina. Nell’era digitale la ricerca di un compagno di viaggio naviga sulle strade sconfinate dell’etere e inventa l’autostop controllato e a pagamento.
Basta cercare on line sulle decine di siti dedicati agli autostoppisti d’Europa per trovare iniziative simili a quella di Trento: «Autisti con spazio disponibile nell’automobile, voglia di chiacchierare e possibilità di un piccolo rimborso: segnalate le tappe del vostro viaggio», recita HitchHikers.com, il portale che mette in contatto automobilisti e autostoppisti. Su Drive2day.it conducente e passeggero possono iscriversi alla banca dati per cercare piacevoli compagni di viaggio e dividere le spese. Non mancano neanche i blog e i forum dove i fanatici dell’autostop raccontano di avventure in giro per il mondo a bordo di automobili diverse e con compagni di viaggio sempre nuovi.
Un tempo, invece, l’hitchhiking era una filosofia di vita. A corto di denaro e pieni di spirito d’avventura, i ragazzi degli anni ”70 viaggiavano così, soprattutto negli Stati Uniti e nell’Europa dell’Est, verso una destinazione da decidere strada facendo. «Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati - suggerisce Dean, l’inquieto protagonista del romanzo ”On the road” di Jack Kerouac - Non so dove, ma dobbiamo andare».
L’importante non era la destinazione, ma il viaggio. Lo raccontano libri, videogiochi, serie televisive e film per il cinema a cominciare da «Guida galattica per gli autostoppisti» di Douglas Adams diventato il vademecum del perfetto autostoppista. Roger Water, ex bassista e cantante dei Pink Floyd, ha dedicato, nell’’84, all’autostop l’intero album «The pros and cons of hitchhiking», ovvero vantaggi e svantaggi dell’autostop. I tempi cambiano. Con la tesserina di Trento, l’autostoppismo, dovrebbe avere solo «vantaggi».