La Stampa, 30/5/2009, 30 maggio 2009
GLI IMMIGRATI DANNO ALLO STATO PIU’ DI QUANTO RICEVONO
Non è vero che gli immigrati «mangiano il nostro pane» come sostiene qualcuno. Tutto il contrario. La Banca d’Italia dimostra che danno allo Stato in tasse più di quanto ricevono in servizi sociali. Nella Relazione annuale presentata ieri dal governatore Mario Draghi, si tenta di farne, per la prima volta, un conteggio preciso. Le tasse e i contributi pagati raggiungono quasi i 20 miliardi di euro (4,5 di Irpef, 5 tra Iva e Irap, 10 di contributi sociali), a fronte di prestazioni sanitarie, scuola per i figli, pensioni e altre prestazioni sociali per poco più di 10 miliardi.
In tutto, gli immigrati sono circa il 5% dei 60 milioni di residenti sul territorio italiano. Si concentrano nei settori e tra le occupazioni a minore contenuto professionale: rappresentano il 16% degli operai ed appena l’1% degli impiegati e dei dirigenti; costituiscono il 2,3% degli imprenditori, con quote superiori al 5% nei settori dei servizi e della ristorazione ed il 12% circa dei lavoratori in proprio nel campo delle costruzioni. L’incidenza dei lavoratori stranieri supera il 13% nelle costruzioni e nella ristorazione, l’8% nei comparti della trasformazione industriale. Contribuiscono per il 4% al gettito fiscale, mentre assorbono «circa il 2,5% della spesa per istruzione, prestazioni pensionistiche, sanitarie e a sostengo del reddito». In prospettiva, avverte la Banca d’Italia, con gli immigrati che invecchiano e i loro figli che crescono, la spesa per pensioni e per istruzione crescerà; tuttavia sembra molto lontano un pareggio tra il dare e l’avere.