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 2009  maggio 30 Sabato calendario

L’OCCIDENTE E L’ANIMA CRISTIANA ALLA RISCOPERTA DEI VALORI PERDUTI


Camillo Ruini – Esiste un problema che attraversa la storia, quello del rappor­to innegabile tra la fede cristiana e le for­ze politiche, economiche e militari che operano nella storia. Se lo scontro tra i franchi e gli arabi si fosse risolto in mo­do differente, il futuro religioso della Francia sarebbe stato molto probabil­mente assai diverso, come è accaduto in Oriente e nell’Africa del Nord, dove il conflitto ebbe un esito opposto, cioè la vittoria degli arabi.

Ernesto Galli della Loggia – Ciò ri­chiama il rapporto complesso e difficile del cristianesimo con la guerra, con la ra­gione delle armi. Almeno storicamente, il cristianesimo non è stato di certo paci­fista. Non è stato programmaticamente e «naturaliter» bellicista come l’islam, ma ha sempre valutato con realismo l’uso po­litico delle armi, considerandolo un’even­tualità da vagliare di volta in volta nelle sue motivazioni, ma che non era possibi­le mettere al bando.

Ruini – Qualcosa che faceva parte del­la vicenda umana... Il rapporto dell’espe­rienza e della testimonianza cristiana non soltanto con il ricorso alle armi, ma più in generale con la forza storica, con le potenze della storia, è un tema estre­mamente difficile ma inevitabile. Nella Chiesa, soprattutto oggi, è molto viva la tendenza a rifiutare tutto ciò, a liberare il cristianesimo da ogni contaminazione di questo genere. Secondo me, però, una ta­le contestazione, pur avendo molte otti­me ragioni, rimane unilaterale, non solo per quanto riguarda il passato, ma anche in rapporto al presente e al futuro: non è mai possibile, infatti, adottare una pro­spettiva puramente disincarnata.

Galli – Sono d’accordo. A me sem­bra, tra l’altro, che chi abbraccia questa posizione di fatto sconfessi quasi tutta la storia della Chiesa. Ambisce a un’idea to­talmente disincarnata del suo ruolo. Pen­sa a una religione che possa, anzi debba, essere vissuta solo come dettame etico individuale, non curandosi affatto di qua­le possa essere la sua incidenza storica concreta, e cioè il suo posto nello spazio pubblico di una cultura.

Ruini – Restano però aperti problemi grandissimi, perché, sebbene la storia dia in buona misura ragione alla posizio­ne incarnata, rimane un nodo di fondo: l’essenza stessa dell’annuncio evangelico richiede infatti, quantomeno, che il rap­porto del cristianesimo con le forze stori­che sia sempre tenuto sotto il controllo e il giudizio delle istanze evangeliche. Que­sta è la tensione interna e ineliminabile del rapporto tra la fede e la storia.

Galli – Ciò che lei dice mi pare con­fermi quella che, da quando è iniziato il nostro incontro, io chiamo la «missione impossibile» della Chiesa: tradurre nella storia un messaggio di assolutezza mora­le che deriva dalla trascendenza divina.

Ruini – Bisogna coniugare l’assolu­tezza morale con il realismo storico: que­sta è la sfida di sempre, che probabilmen­te si riproporrà nel secolo che è da poco iniziato.

Galli – interessante osservare che, peraltro, oggi la posizione dominante nella cultura occidentale riguardo a que­sto problema è molto diversa rispetto ai diciannove secoli precedenti. Attualmen­te, nella nostra società prevale una sorta di eticismo obbligatorio che rende oltre­modo difficile un qualsiasi approccio rea­listico alla questione della guerra. E alla Chiesa si chiede proprio di essere il por­tavoce più appassionato e intransigente di questo approccio eticistico.

Ruini – Un approccio che poi, di fat­to, non viene adottato nella politica reale.

Galli – Infatti. Nessuno sembra se­guirlo davvero nelle faccende in cui sono in gioco interessi che lo riguardano da vi­cino. Ciononostante, c’è una sorta di in­terdetto pubblico a dare voce a questo ap­proccio realistico. Se si parla ufficialmen­te, allora bisogna per forza affermare che la stella polare dev’essere la coerenza. Una posizione, questa, che di solito pre­lude alla messa sotto accusa della Chie­sa, se minimamente esita a trasferire il dover essere nella realtà. Tutto ciò confi­gura indubbiamente un dato nuovo, che forse ha avuto inizio con la polemica pro­testante contro la «politica romana»...

Ruini – Lei non collegherebbe que­sto dato nuovo con la crisi dell’autostima dell’Occidente?

Galli – Anche. Con la perdita della consapevolezza delle proprie ragioni sto­riche, analoga a quella che hanno speri­mentato i cristiani e i cattolici. Anche questi stanno smarrendo o hanno smarri­to, mi pare, il senso delle proprie ragioni storiche. E anche loro si rifugiano spes­sissimo in quello che io chiamo l’etici­smo, il moralismo astratto...

Ruini – La questione è indubbiamen­te molto grande e difficile, e tuttavia in qualche modo «seconda» rispetto al fat­to che sia l’Occidente sia la Chiesa in Oc­cidente hanno un rapporto difficile con se stessi, con la propria storia, hanno una debole coscienza della propria iden­tità: è da qui che prende maggiore vigo­re, in maniera unilaterale, un approccio di tipo disincarnato.