Danilo Taino, Corriere della Sera, 30/5/2009, 30 maggio 2009
TROVATO NOVANTA ANNI DOPO IL CORPO DI ROSA LUXEMBURG
BERLINO – Oggi manca qualcosa nel cimitero di Friedrichsfelde, Berlino Est, sacrario dei socialisti (e dei comunisti) tedeschi. Da ieri si ha la quasi certezza che la tomba più visitata e la lapide con più fiori non abbiano mai coperto i resti di Rosa Luxemburg, ancora uno dei maggiori miti rivoluzionari novant’anni dopo il suo omicidio, il 15 gennaio 1919. Le migliaia di militanti di sinistra che ogni seconda domenica di gennaio vanno in corteo a Friedrichsfelde per ricordala, sono esterrefatti – e non solo loro.
Michael Tsokos, responsabile dell’Istituto di Medicina forense dell’Ospedale della Charité, sempre a Berlino Est, ha raccontato al settimanale Der Spiegel di avere trovato nei sotterranei i resti di un corpo di donna che sono quasi certamente quelli della intellettuale che ebbe un ruolo determinante nella fondazione, nel 1918, del partito comunista tedesco. Si tratta di un corpo senza testa, mani e piedi.
«Ha similarità incredibili alla reale Rosa Luxemburg», sostiene Tsokos, che da tempo sta cercando di trovare materiale per condurre la prova del Dna. La donna a cui appartenevano i resti ritrovati in cantina aveva tra i 40 e i 50 anni quando morì e soffriva di una osteoporosi, di una dislocazione congenita dell’anca e di un femore più corto dell’altro. Esattamente come la Luxemburg, che fu uccisa all’età di 47 anni. Al contrario, i medici che nel 1919 analizzarono il corpo che ora è nel cimitero di Friedrichsfelde dichiararono di non avere riscontrato differenze di lunghezza negli arti inferiori, nemmeno la malformazione dell’anca e di non avere riscontrato rotture nel cranio e segni di un colpo di arma da fuoco alla testa, nonostante la militante e teorica comunista sia stata picchiata al capo con il calcio di un fucile e poi finita con un colpo alla nuca.
In quei giorni di tensioni rivoluzionarie e di reazione portentosa che seguirono la sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale, Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, massimi esponenti della Lega Spartachista che fu il nucleo originario del partito comunista, erano probabilmente le persone che le forze di estrema destra più odiavano a Berlino. Nemmeno i socialdemocratici li amavano.
Quando, all’inizio del gennaio 1919, iniziò la cosiddetta Rivoluzione Spartachista, la Luxemburg, che era contraria a un’insurrezione in quel momento, si adeguò e la sostenne.
La reazione dei Freikorps – milizie non ufficiali monarchiche e proto-fasciste – tollerate e spesso appoggiate dal ministro della difesa Gustav Noske e dal cancelliere Friedrich Ebert, ambedue socialdemocratici, fu violentissima. Il 15 del mese, Luxemburg e Liebknecht furono catturati, torturati e uccisi. Secondo la ricostruzione accettata finora, il corpo della militante comunista fu poi gettato nel Landewehrkanal, un canale che corre parallelo al fiume Sprea, dal quale fu ripescato il 31 maggio per essere sepolto il 13 giugno. Ora, invece, si suppone che il suo corpo sia stato amputato di testa, mani e piedi, per cancellare gli indizi dell’omicidio, e gettato in una cantina dell’ospedale.
I responsabili della Fondazione Rosa Luxemburg sono «sconvolti», hanno scritto in un comunicato: «Dopo l’assassinio su commissione dello Stato, ci fu anche la farsa ripugnante dello Stato con il cadavere della defunta». E l’incredibile fatto che il corpo sia rimasto nascosto e dimenticato per novant’anni. Ora, la Fondazione e il partito della Linke (a sinistra della Spd) di Oskar Lafontaine vogliono che il governo di Angela Merkel chiarisca tutto, in quanto «successore dei governi del Reich».