Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 26 Martedì calendario

«BANCHE CENTRALI CREDIBILI COME MADOFF»


Con il senno di poi era chiaro che le cose sarebbe precipitate fino a creare la più grande crisi finanziaria e la più grave recessione dagli anni Trenta. Ma come hanno fatto econonomisti, banchieri, agenzie di rating, autorità monetarie, politici e investitori (tutti sul banco degli imputati al Festival dell’economia che si apre a Trento venerdì) a non capire quello che stava succedendo? Che ci fossero segnali evidenti che qualcosa non stava funzionando era evidente; che fosse chiaro il disastro non è propriamente vero.
Chi aveva scorto tutti i pericoli nell’eccessiva liquidità del sistema finanziario e aveva ammonito contro la mancata percezione dei rischi, non immaginava che le maggiori banche finissero per essere di fatto insolventi. C’era chi aveva capito che la prassi dei mutui facili concessi a chicchessia (subprime) avrebbe provocato grossi danni; ma mai avrebbe pensato che sarebbero diventate carta straccia anche le cartolarizzazioni sui debiti buoni. Chi, come Jeremy Grantham, predicava che tutto il sistema era in bolla speculativa (case, bond, azioni) non avrebbe immaginato un effetto domino così violento. Vero che Nouriel Roubini tuonava da anni contro l’insostenibilità del sistema; e che Warren Buffett da tempo considerava "armi di distruzione di massa" certi derivati. Ma era forte la convinzione che il mercato avrebbe saputo riequilibrare le cose.
Ne erano soprattutto convinti gli uomini della Fed, Alan Greenspan prima di tutti. Con una politica del denaro facile, il "Maestro" è quello che più ha contribuito ad alimentare le bolle di cui parlava Grantham. Soprattutto non ha saputo o voluto valutare il grande rischio di tutti quei banchieri e uomini della grande finanza che, nel mito della leva finanziaria, si muovevano senza la minima consapevolezza del rischio. Dire che tutti sono colpevoli è un po’ come assolvere il sistema. Qualcuno è stato più cieco di altri.