Laura Lucchini, l’Unità, 27/5/2009, 27 maggio 2009
LA FOSSA DELLA MEMORIA
Jamlitz è un paesino di 600 anime situato a 120 km a sud di Berlino, un posto verde e tranquillo che nasconde un segreto atroce. Circa 1300 ebrei, uomini e donne di origi- ni polacche e ucraine furono uccisi e sepolti in questo territorio dagli agenti delle SS di fronte all’immi- nente arrivo dell’Armata Rossa. Sono passati 64 anni e 753 di queste vittime senza nome giaccio- no ancora in una fossa comune mai scoperta, in attesa che arrivi il loro appuntamento con la sto- ria. L’ultima ricerca andata male risale alla setti- mana scorsa. Più del fallimento, c’è un quesito che pesa su questa storia: ha senso continuare a cercare? Per molti degli abitanti di questo paesi- no no, perché si sprecano soldi delle tasse, si per- de tempo e si disturba la tranquillità degli abitan- ti. Diversamente, per alcune autorità del Brande- burgo e per la comunità ebraica, perseverare nel- la ricerca è un obbligo politico e morale. Il 2 feb- braio 1945 l’Armata Rossa si avvicinava al cam- po di lavoro nazista di Liberose, un distaccamen- to di Sachsenhausen, dove a più riprese circa 8000 ebrei erano stati mandati per partecipare al- la costruzione di un’area di addestramento della sezione «Kurmark» delle SS. Con i sovietici alle porte, era necessario abban- donare velocemente questo territorio e per farlo bisognava liberarsi di tutti i deboli, malati e feriti. Vennero uccise 753 persone in una prima esecu- zione di massa. Il giorno successivo, altre 598 furo- no fucilate e sepolte in un luogo distinto. Si sa del- l’esistenza di questo campo grazie al ritrovamento di alcune piante e l’ammissione di un ufficiale del- le SS (a cui la vicenda fu raccontata da un altro ufficiale) e le testimonianze di alcuni sopravvissu- ti alla marcia della morte. Nel 1971 le autorità del- la Germania dell’Est localizzarono una fossa con 598 corpi. Si cerca ancora la prima. «Non c’è dub- bio che si tratta del luogo storico originale di uno dei maggiori massacri del territorio di Berlino», ha segnalato Peter Fisher, del Consiglio Generale de- gli ebrei in Germania. A partire dagli anni ”90, so- no stati effettuati scavi in decine di punti del pae- se. Ma nessun resto umano è stato trovato. Sulla lista delle ipotesi mancava solo un posto in cui cercare, ma per circa 10 anni il proprietario si oppose. Lo scorso autunno, al governo regionale non è rimasta altra scelta che comprare il terre- no per procedere con il nuovo scavo. Le aspettati- ve erano alte ma martedì è giunta la notizia del nuovo insuccesso. «Non possiamo smettere di cercare, non dopo i rinvenimenti dei passati sca- vi», ha assicurato Jörg Schönbohm il ministro de- gli Interni della regione del Brandeburgo, «è an- cora possibile che le vittime non giacciano lonta- no». Però la lista dei fallimenti ha rinforzato il partito del «no». «Non c’è nessuna pista concreta che indichi di scavare ancora» - ha dichiarato Günter Morsch, direttore dell’istituto per i musei e monumenti del Brandeburgo -. «Ha senso fare alcuni accertamenti nel terreno circostante. Pe- rò dopo di ciò dovrebbero terminare tutte le spe- culazioni, considerando non solo le necessità del- le vittime e dei loro parenti, ma anche quelle de- gli abitanti del luogo». In questo braccio di ferro c’è in gioco il valore assoluto della memoria.