Sara Bennewitzv, la Repubblica 27/5/2009, 27 maggio 2009
CAVALLI: "MENO SPESE FOLLI E ABITI PIU’ ABBORDABILI
cosi’ usciremo dalla crisi"-
Un calo era prevedibile, da anni l´industria della moda andava avanti trainata dalla Russia e dai paesi emergenti
Se trovassi un bravo manager non venderei l´azienda. Ma solo un fondo può garantirgli uno sbocco finanziario
MILANO - Niente più sfarzi e lustrini, l´industria del lusso fa i conti con una crisi di sistema che sta cambiando le abitudini dei consumatori e di conseguenza anche le strategie delle griffe. Ne è convinto Roberto Cavalli, patron della maison di successo fondata con la moglie e oggi alle prese con un drastico taglio di costi necessario a preservare l´occupazione in azienda. Oltre a essere impegnato in una difficile trattativa con la Ittierre, l´azienda che produce la linea Just Cavalli entrata in crisi nei mesi scorsi.
La crisi non ha risparmiato le aziende del lusso e la Roberto Cavalli come si prepara ad affrontare le difficoltà di mercato?
«Per prima cosa vorrei precisare che questa non è una crisi improvvisa, ma una situazione che ci saremmo dovuti aspettare. Erano anni che l´industria della moda andava al traino della Russia e di alcuni Paesi emergenti. Il lusso era inoltre appannaggio di tutta una serie di ragazzini del mondo della finanza che giravano per discoteche con auto appariscenti. Chi, come questo tipo di consumatori, ha fatto soldi con facilità, li ha spesi con altrettanta facilità ma credo che questa fetta di mercato sia stata spazzata via per sempre. La corda era troppo tirata e ora tocca a noi rimodulare l´offerta e i prezzi per creare nuovi bisogni ed esplorare nuovi mercati».
Ha in mente qualcosa in particolare?
«Come imprenditore e stilista ho di fronte due scelte: la prima è tagliare i costi, la seconda far aumentare i ricavi. Sul primo punto ci sono tante spese superflue che possono essere eliminate, penso alle feste con i tappeti rossi, alle foto, le modelle, la pubblicità e così via. Sul secondo punto penso di realizzare capi più portabili a prezzi accessibili, tornando a esplorare quei mercati che ho sottovalutato e che ora stanno dando segnali positivi».
Può fare qualche esempio?
«In Germania, ad esempio, c´è sempre stata più moderazione nei confronti del boom immobiliare e finanziario, e lo stesso vale per il centro Europa».
Con questa strategia pensa di riuscire a mantenere l´attuale livello di occupazione?
«Speriamo di farcela, molto dipenderà anche da quanto a lungo durerà questa situazione. Devo salvaguardare 500 posti di lavoro, ma un decimo dei miei dipendenti sono stati assunti proprio nel boom del 2008 quando abbiamo toccato massimi che non sarà facile rivedere a breve. In ogni caso di cicli positivi e negativi ne ho visti tanti e come sempre resto ottimista».
Quale sarà il futuro di Just Cavalli dopo il commissariamento di It Holding e il successivo rinnovo della licenza con Ittierre?
«Guardi, non mi stanco di ripeterlo, la Just Cavalli per me è un figlio che voglio far crescere. Ho appena incontrato i manager e gli agenti di Just Cavalli cercando di galvanizzarli. Ci ho messo tutta la mia grinta e penso che ce la faranno, io cercherò per le collezioni future di ideare capi più facili e a prezzi inferiori».
Però ha sospeso la sfilata quando Ittierre è entrata in crisi e non le ha pagato le royalties...
«Non è del tutto vero, quando la società di Perna è entrata in crisi ho ritenuto più appropriato promuovere una sfilata in scala ridotta nel mio show room. Ho invitato la stampa presentando 32 uscite Just Cavalli invece delle cinquanta abituali.
A che punto è la trattativa per vendere il 20% della sua azienda al fondo Clessidra?
«Va avanti, ma ancora non siamo arrivati a niente. Non ho novità, forse tutto scade...»
Lei in passato ha detto che non vendeva per incassare soldi ma per portare in azienda management e conoscenze...
«E lo ribadisco, se trovassi un bravo amministratore non avrei bisogno di Clessidra anche se è il miglior fondo italiano».
Ma per trovare un manager ci vuole un cacciatore di teste...
«Invece no, perché i bravi manager si sentono più tutelati dalla presenza di un fondo che promette loro anche uno sbocco finanziario. Oggi la moda non esiste più, esiste solo l´industria e poiché la mia è un´azienda familiare con una struttura snella, i manager hanno paura di non avere abbastanza autonomia».