Margherita De Bac, Corriere della sera 27/5/2009, 27 maggio 2009
I FUMATORI DI NUOVO IN AUMENTO
Cambio di tendenza. Gli esperti: la causa? Più tensione per la crisi
ROMA – Quelli che non ce l’hanno fatta. Che ci sono ricaduti credendo di esserne usciti fuori. Sono loro ad aver riportato verso l’alto la curva dei fumatori. I dati raccolti dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss) e anticipati alla vigilia della Giornata mondiale antitabacco del 31 maggio registrano una ripresa. Per la prima volta dopo 6 anni il numero dei consumatori di sigarette è in crescita. Sembra essersi arrestato il fenomeno di un graduale declino, innescato nel 2005 dai divieti della legge Sirchia (nome legato all’ex ministro della Sanità). La percentuale è salita di 3,4 punti, forse, ipotizzano gli esperti, anche a causa della crisi economica che aumenta le tensioni nelle persone più a rischio.
Il nuovo impulso dipende da entrambi i sessi anche se l’aumento è leggermente più marcato tra le donne. Di pari passo sono diminuiti gli «ex», passati dal 18,4% del 2008 al 14,6% del 2009. Costante la vendita di tabacco che anzi ha subito una flessione dello 0,9%. Stabile il numero medio di sigarette al giorno, 14. Non ha dubbi Piergiorgio Zuccaro, direttore dell’Osservatorio alcol, droga e fumo dell’Iss: «C’è stato un travaso dal punto di vista epidemiologico. Una parte di quelli che avevano smesso, hanno ricominciato e credo che crisi e stress causato da difficoltà economiche non siano estranei ».
Non bisogna illudersi sul dato che riguarda le vendite. E’ vero, quelle legali sono rimaste invariate ma, nota Zuccaro, «c’è stata una recrudescenza del contrabbando e ha sempre maggior fortuna il mercato on line. L’ingresso nell’Ue dei Paesi dell’Est europeo ha favorito l’acquisto di pacchetti con costo dimezzato rispetto all’Italia». L’indagine è stata condotta in collaborazione con Doxa, istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e Lega Italiana per la lotta contro i tumori. E’ la parziale e, speriamo, momentanea sconfitta delle politiche anti-tabacco. Significa che leggi più rigide non sono poi così incisive sul piano della prevenzione. E che, in generale, c’è un’attenzione insufficiente nell’attuare strategie dissuasive e di recupero.
Pensiamo all’attività dei centri pubblici contro il fumo, ancora troppo poco frequentati. In Italia sono tra le 10 e le 15 mila le persone in trattamento ogni anno. Contro le circa 500 mila della Gran Bretagna dove oltretutto le cure, compresi i farmaci, sono gratuiti. Hanno fallito inoltre le campagne impostate sul terrore, sulle scritte esplicite che parlano di morte e cancro, sulle immagini di scheletri (in Francia sta per partire un nuovo packaging, con immagini di bambini attaccati al respiratore). «Quando riuniamo i gruppi per la desuefazione non parlo mai di tumori e danni per la salute, non serve – conferma Domenico Enea, responsabile del centro per il Policlinico senza fumo, all’Umberto I di Roma ”. Piuttosto cerco di far comprendere i meccanismi della dipendenza e del rischio di ricaduta. I recettori cerebrali della nicotina anche quando smettiamo non vengono mai distrutti. Ciò significa che anche a distanza di anni certe situazioni ci possono tentare. Basta una boccata per scatenare una reazione biochimica e lasciarsi catturare di nuovo». La voglia di dire basta in teoria anima milioni di persone almeno a giudicare dal successo di «E’ facile smettere di fumare se sai come farlo», manuale scritto da Allen Carr e Bev Aisbett, 850 mila copie vendute lo scorso anno, riproposto adesso in una seconda versione. Gli insuccessi però sono previsti. Nel centro diretto da Enea, che pure ha risultati tra i migliori, il 50% degli aspiranti ex ritornano all’antico vizio entro un anno dal presunto addio.