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 2009  maggio 27 Mercoledì calendario

LA TENSIONE A CANALE 5 E LE CRITICHE «TAGLIATE» DI BISIO


ROMA – Dicono, tra Roma e Milano (cioè tra gli studi del Tg5 o di «Matrix» e il cuore del­l’azienda) che la pietra tombale sui rapporti tra Enrico Mentana e Fedele Confalonieri sia stata la pubblicazione del libro Passionaccia, autobio­grafia in cui l’ex conduttore di «Matrix» defini­sce Mediaset «comitato elettorale». La recente ri­sposta di Confalonieri («c’è rimasto diciotto an­ni, in quel comitato...») basta da sola per defini­re un clima gelido e complesso.

Intanto i risvolti del divorzio Mediaset-Menta­na sono molti, e avvertibili anche sul prodotto. Prendiamo Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori. Alessio Vinci lo ha invitato più volte, in questo periodo pre-elettorale. Ma si è sentito rispondere sempre di no. Perché? Per solidarietà con Mentana. Ai suoi collaboratori Di Pietro ha spiegato che non intende legittimare ciò che ri­tiene un vero e proprio licenziamento. Altro tas­sello, stavolta riguarda il montaggio di una pun­tata. Ecco cosa raccontano a Milano. Inizio di aprile, si registra la puntata che andrà in onda il 3 sera. In studio Claudio Bisio, Sabrina Ferilli, Pa­nariello. Si scherza su «I mostri oggi» di Enrico Oldoini, remake de «I mostri» di Dino Risi. I tre attori, durante la registrazione prendono quasi il sopravvento sul conduttore Alessio Vinci. Bi­sio a un certo punto tira fuori un «ehi, ma quan­to è diversa Matrix da quando Mentana non c’è più». L’attore si siede e comincia a ritmare: «Men-ta-na! Men-ta-na!» battendo le mani sul­le ginocchia e trascinando il pubblico nello slo­gan. Scena mai andata in onda, sussurrano sem­pre a Milano, dopo un’attenta visione del monta­to da parte dei vertici aziendali.

E il caso Matrix diventa quasi il pretesto, nelle redazioni televisive Mediaset, per fare il punto sull’informazione Mediaset in un periodo così complesso per Silvio Berlusconi. Dice Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa: «In questo periodo, nelle vicende del terremoto come nel caso Noemi, abbiamo forte l’impressione che nel comparto dell’informazione Mediaset si avverta una pressione molto notevole. E che quella pressione renda molto difficile il lavoro di quei colleghi e colleghe che vorrebbero rivendicare autonomia e assicurare completa informazione». Difficile trovare un riscontro nella base dei giornalisti. A differenza della Rai, dove non è difficile raccogliere dichiarazioni nei momento «caldi», a Mediaset l’abitudine è di non parlare. Le regole aziendali sono molto rigide rispetto a viale Mazzini. E anche il confronto sulle notizie dedicate al caso Noemi (nemmeno una battuta, per esempio, lunedì nei notiziari mattutini di Tg5 Prima pagina) viene affidata a rapidi vertici nei corridoi. Il secondo atto del caso Mentana porterà qualche novità?

Il cambio Tolta dal montaggio una scena con il comico che invoca l’ex conduttore L’ex pm non ha più voluto essere ospite dopo il cambio alla guida del programma