Giovanni Stringa, Corriere della sera 27/5/2009, 27 maggio 2009
GM AL CAPOLINEA IL 70% A OBAMA SINDACATI NEL BOARD
MILANO – Comunque vada a finire, amministrazione controllata o no, ci sarà sempre un po’ di vecchia Germania nella nuova (e ristrutturata) Gm. E si chiamerà cogestione, uno dei pilastri del modello renano che apre ai lavoratori le porte delle stanze dei bottoni e del management. Il gruppo di Detroit, infatti, concederà al (creditore) fondo Veba del sindacato United Auto Workers il 17,5% delle azioni della società ristrutturata, seguendo la strada già battuta da Chrysler, e 6,5 miliardi di dollari di titoli privilegiati più 2,5 miliardi di dollari in obbligazioni, per la copertura dei costi sanitari dei dipendenti in pensione; e, dulcis in fundo, il sindacato potrà nominare un componente del consiglio di amministrazione del gruppo, secondo quanto annunciato dall’emittente Cnbc.
Le notizie sono arrivate nel bel mezzo della gara a quattro sulla controllata tedesca Opel, per cui è in corsa Fiat. Ma, soprattutto, a poche ore da quella che a Detroit è diventata la «deadline» per eccellenza: a mezzanotte (il primo mattino di oggi in Italia) scade il termine concesso ai creditori per convertire i propri titoli in azioni.
Le adesioni, qualche ora prima della scadenza dell’offerta, sono scarse, ben lontane dal tetto del 90% fissato dalla casa americana per il successo dell’operazione: senza la conversione di almeno 24 dei circa 27 miliardi di debito non garantito, ha avvertito Gm, il gruppo automobilistico sarà costretto a fare ricorso al Chapter 11, una sorta di amministrazione controllata o fallimento pilotato, con pesanti ricadute sull’occupazione. I creditori che avrebbero aderito finora allo swap (ritenuto poco conveniente da alcuni analisti) sarebbero soprattutto investitori retail. In ogni caso, c’è chi è convinto che anche con il 100% delle adesioni il Chapter 11 sarebbe inevitabile. Da parte sua la Casa Bianca ha però ribadito che per Washington è il primo giugno, e non oggi, la scadenza per entrare in amministrazione controllata: quel giorno verrà a scadere un bond da 1 miliardo che la casa automobilistica ha dichiarato di non poter onorare.
Ma, Chapter 11 o no, non si sono fermati i tavoli a tre (azienda-sindacati-Casa Bianca) per garantire un futuro, quali che siano le sue dimensioni, all’ex gloria storica del capitalismo Usa. Si parla di nuovi finanziamenti pubblici.
E secondo gli ultimi accordi sono previste nuove offerte per facilitare i prepensionamenti, come assegni da 20 mila dollari e buoni acquisto di vetture Gm da 25 mila dollari. Con esborsi che, singolarmente, potranno anche superare i 100 mila dollari. Gm, inoltre, dovrebbe entrare in possesso di cinque stabilimenti che appartengono al fornitore Delphi. E, in caso di amministrazione controllata, si parla di cessione degli asset buoni a una nuova società controllata dal governo, che dovrebbe poi uscire dal Chapter 11 entro l’autunno. Per traghettare Gm dalla crisi alla ripresa il Tesoro potrebbe stanziare, secondo il New York Times, circa 50 miliardi di dollari, dopo aver già sborsato dall’inizio dell’anno 19,4 miliardi.
Ottenendo in cambio il 70% della nuova Gm.