Alberto Costa, Corriere della Sera 27/5/2009, 27 maggio 2009
Maldini amaro: «Che brutto il silenzio del Milan» - Paolo Maldini, quello che è accaduto domenica, in occasione del suo addio a San Siro, è davvero stupefacente
Maldini amaro: «Che brutto il silenzio del Milan» - Paolo Maldini, quello che è accaduto domenica, in occasione del suo addio a San Siro, è davvero stupefacente. «In effetti. Uno pensa di avere visto tutto e invece...». Amareggiato? « stata una domenica surreale. Così bella all’inizio, con lo stadio pieno. Davvero stupendo. Poi però c’è stata quella bravata di 100-200 persone che non va sopravvalutata ma che non deve neppure passare sotto silenzio. Io ho sbagliato, ho offeso i contestatori con un gesto istintivo e tante parolacce. Me ne assumo la responsabilità. Però l’ho fatto per reagire contro una cosa organizzata, preparata e pensata senza che io potessi rispondere. Purtroppo, questo è il calcio in Italia ». Lei non ha un grande feeling con gli ultrà. « vero. Non ho mai cercato un rapporto con loro ma non l’ho fatto per snobismo. che ho sempre puntato sulle mie forze, cercando di meritarmi tutto sul campo: il rispetto dei miei tifosi e quello del mondo del calcio. Per il cognome che porto mi sono sempre dovuto fare un mazzo così. Nessuno mi ha mai regalato niente». Perché invece tanti calciatori hanno rapporti privilegiati con le curve? «Ti avvicini a loro perché ti senti più protetto. Ti fanno i cori a favore, ti fanno gli striscioni. Ma sa qual è stata la persona che ha rafforzato le mie convinzioni? Franco Baresi. Mi ripeteva: fai tutto in campo, non cercare aiuti esterni. Ero capitano da 6 mesi e già mi contestavano: Maldini non sei degno di essere capitano». Ma cos’è successo esattamente tra lei e gli ultrà? «Da quello che alcuni di loro sono andati a dire in tv, io gli avrei dato dei pezzenti ma una parola del genere non appartiene al mio vocabolario. In tutti questi anni ci sono stati soltanto due motivi di frizione. Nel 2005, di ritorno dalla finale di Istanbul, all’aeroporto mi si avvicina uno di vent’anni e mi dice: ci dovete chiedere scusa. Cosa? Io gioco da vent’anni e devo chiedere scusa a un ragazzino dopo una finale perduta ma dominata sul piano dello spettacolo? Ma siamo matti?». L’altro episodio? «Supercoppa europea di Montecarlo contro il Siviglia, nel 2007. In curva stavano tutti zitti, volevano picchiare chi provava a tifare. Non so cosa li spingesse a non tifare, se questioni economiche o di potere. Allora io, in un’intervista, dissi: la squadra non è contenta, San Siro per il Milan è uno stadio magico ma sta perdendo la sua magia. Giancarlo, uno dei capi, dice che l’ho chiamato per chiedere scusa ma non è vero: non ho neppure il suo numero di telefono. Abbiamo chiarito tutto un giorno: li ho incontrati per strada, è stato un confronto pacato». Dopo quello che è successo non sarebbe il caso di un nuovo chiarimento? «Io sono a posto così. Non devo chiarire niente con nessuno ». Accetterebbe delle scuse? «Per carità. Le scuse non le voglio». Quali sono i messaggi di solidarietà che le hanno fatto più piacere? «Esclusi quelli provenienti dal mio ambiente e dalla mia famiglia, e già facciamo un centinaio di persone, ne potrei citare tanti. Platini, che mi ha mandato una lettera bellissima prima della partita; Frey, che mi ha detto che la festa me la fa lui domenica; De Biasi, un allenatore che conosco poco; Ciro Ferrara, che avrà avuto anche i cavoli suoi; Fiorello, che è pure interista. E poi Stefano Borgonovo, Meneghin, Pancaro, Javier Zanetti, Serena, Albertini... Comunque c’è un paradosso...». E quale sarebbe? «Lo striscione affettuoso che mi ha dedicato la curva dell’Inter nell’ultimo derby e quello di domenica della curva del Milan». Ma è vero che ha litigato con Leonardo? «Ridicolo. Lui mi ha detto in un orecchio di lasciare perdere e io gli ho risposto che non ci pensavo nemmeno, che un uomo deve essere un uomo fino in fondo. Quando ci è stato riferito che secondo alcuni avremmo litigato, ci siamo messi a ridere». Paolo, c’è ancora amarezza dentro di lei? «Devo dire che, pur essendo passate più di 48 ore da quell’episodio, la società non ha ancora preso posizione. Il Milan avrebbe anche potuto dissociarsi e invece non l’ha fatto». Chi sarebbe dovuto intervenire? Berlusconi? Galliani? «Il presidente l’ho visto un minuto... Galliani gira con la scorta... Bastava un dirigente qualsiasi. Pensavo che una presa di posizione pubblica fosse dovuta».