Pier Giorgio Pinna, la Repubblica 27/5/2009, 27 maggio 2009
Un documentario denuncia: "Qui l´allarme è diventato routine" - «Fumo su Sarroch: mobilitati i vigili del fuoco»
Un documentario denuncia: "Qui l´allarme è diventato routine" - «Fumo su Sarroch: mobilitati i vigili del fuoco». In Sardegna i titoli dei giornali richiamano in continuazione una realtà ordinaria nella sua drammaticità. L´ultima emergenza risale a mercoledì: dalla raffineria Saras si erano sprigionate emissioni anomale. Per gli ecologisti, l´ennesimo allarme rosso. Poco più che routine, secondo i dirigenti dello stabilimento, che avevano bollato le preoccupazioni come eccessive. Scambio di accuse come tanti, da prassi consolidata. infatti da troppo tempo che fra gli amministratori della Saras e le associazioni per la tutela del territorio non corre buon sangue. Lo scontro si è esteso ai dati sull´incidenza dei tumori lungo la costa sud-occidentale sarda: statistiche nella norma stando a indagini epidemiologiche dell´università di Cagliari, tassi patologici sopra la media a detta dei ricercatori che hanno realizzato il documentario di denuncia «Oil» (a partire dal quale la magistratura sarda ha aperto un´inchiesta conoscitiva sulle condizioni nella fabbrica). Nel video, si parla anche di ditte esterne, come quelle dove lavoravano i tre operai rimasti uccisi: "Vanno al ribasso, la manodopera costa meno, turni massacranti e la sicurezza ciao". da anni che questa fetta di Sardegna non sembra più Sardegna. Il cielo da queste parti diventa scuro, sempre denso di nubi grigiastre, carico di miasmi. Il mare azzurro di Santa Margherita di Pula e di Chia, di fronte agli approdi delle petroliere, si fa all´improvviso oleoso, maleodorante. Ed è sempre da anni che tra i difensori dell´ambiente da una parte e i vertici della Saras dall´altra si combatte una guerra nella quale il confronto difficilmente prevale. Più di cinquemila abitanti, il 70% della forza lavoro locale impegnato in questa raffineria con 19 impianti tra i più grandi d´Europa, Sarroch è uno dei pochi centri industriali della Sardegna. Da oltre 40 anni. Da quando Angelo Moratti prima ideò nel 1962 e poi cominciò nel 1965 a raffinare il petrolio importato dal Medio Oriente. I vigneti e gli orti che ornavano la piana sino alla spiaggia di Perd´ e sali, così come le barche dei pescatori, sono solamente un ricordo sbiadito. Da decenni bagnanti e turisti preferiscono altri litorali. Collocato a 20 km a ovest di Cagliari, il paese della Saras continua nel frattempo ad attrarre operai dalle zone interne dell´isola a rischio spopolamento. E così la raffineria è oggi un colosso esteso su tre chilometri quadrati, tra i più importanti del Mediterraneo, con mille dipendenti diretti e più di tremila nell´indotto, per 300mila barili raffinati al giorno e 15 milioni di tonnellate di greggio all´anno. Il 53% destinato al mercato italiano, il restante all´esportazione (circa un terzo va in Spagna). «Gli investimenti periodici per tecnologie, interventi, formazione su ambiente e sicurezza sono rilevanti - si spiega sul sito ufficiale Saras - Tutela della salute, sicurezza sul lavoro e salvaguardia del territorio rappresentano obiettivi prioritari, irrinunciabili». Per questo «la raffineria è munita delle migliori dotazioni di sicurezza, fra cui sistemi di regolazione dei processi in sala controllo, antincendio fissi e mobili, rilevatori di sostanze tossiche». Commentando con «La Nuova Sardegna» recenti statistiche che, con un reddito medio degli operai di 2mila euro al mese, collocano Sarroch in testa alle graduatorie sarde della ricchezza, il sindaco Mauro Cois ha spiegato: «Oggi è inimmaginabile pensare a Sarroch senza la Saras e alla Saras senza Sarroch. Ma i problemi esistono, a cominciare dal disagio giovanile». E sulle questioni ambientali, sulle tutele in fabbrica, sull´inquinamento? «Ci sono allarmismi e strumentalizzazioni, ma le maglie sulla sicurezza continueranno a essere strettissime», aveva promesso il sindaco appena qualche giorno fa.