Paolo Madron, Il Sole 24 Ore 26/5/2009, 26 maggio 2009
Paolo Madron per "Il Sole 24 Ore" Fu famoso agli inizi egli anni ’90 per essere scivolato sulla Crema, la più piccola delle popolari quotate che lui voleva espugnare come aveva fatto in precedenza con altre consorelle
Paolo Madron per "Il Sole 24 Ore" Fu famoso agli inizi egli anni ’90 per essere scivolato sulla Crema, la più piccola delle popolari quotate che lui voleva espugnare come aveva fatto in precedenza con altre consorelle. Ma Ernesto Preatoni, 67 anni, di Garbagnate milanese, aveva osato anche l’inosabile, rastrellando fino al 6% delle Generali tanto da spaventare a morte l’establishment finanziario, una galassia che allora girava attorno al sole Mediobanca. Finché Enrico Cuccia, che sulla compagnia di Trieste vantava un padrinaggio esclusivo, non lo dissuase dall’impresa. Deluso, se ne andò all’estero a far fortuna nei paesi baltici che il crollo dell’Unione sovietica aveva appena restituito al mercato. ERNESTO PREATONI Da allora, come un fiume carsico, Preatoni scompare e poi riappare: dai Baltici al Mar Rosso, dove ha costruito il Coral Bay, ovvero il villaggio più famoso del posto, alla Siberia, l’ultimo eldorado, dove si comprano ancora case e terreni a prezzi stracciati. Alle cronache è invece riapparso di recente, con gran clamore, quando Silvio Berlusconi, in Egitto per un vertice bilaterale con Moubarak, ha alloggiato appunto al Coral Bay. Ed è bastato un giretto galeotto per il villaggio a tu per tu con il premier per aizzare le più fervide fantasie. Ed è da qui che partiamo. Ha portato a spasso Berlusconi per il Coral Bay su una macchinetta elettrica. Un giretto notturno che non è certi sfuggito alla curiosità di molti. In realtà Berlusconi lo conosco da poco tempo. Conosco da molto di più Renato Schifani, che è venuto spesso a Sharm El Sheik. E tutto nasce perché una volta mi disse: "Preatoni, lei cos’altro vorrebbe fare qui?". E cos’altro vorrebbe fare? Gli dissi che mi sarebbe piaciuto realizzare una cosa straordinaria, perché l’Egitto manca di grandi progetti. E i pochi che ha, a differenza di quel che fanno in Dubai, non li sa comunicare bene. Una cosa straordinaria? Abbiamo un terreno dove ci piacerebbe riprodurre un simil lago di Como con acqua salata e delle ville intorno che vi si affacciano. La tecnologia è la stessa che abbiamo già utilizzato per allestire un piccolo specchio d’acqua dentro il Coral Bay. Per ora un progetto che gli egiziani non hanno autorizzato. Bello. Immagino che anche a Berlusconi l’idea sia piaciuta. Il presidente del Senato gliene aveva già parlato, tant’è che quando il premier è venuto la prima volta a Sharm mi chiese numi e io gli mostrai una paginetta con una bozza di progetto. Silvio Berlusconi Normale che il Cavaliere simpatizzasse, in fondo è nato costruttore Quando è tornato a Sharm l’11 maggio mi ha chiesto se c’erano novità. Gli ho detto che il progetto era sempre quello. All’indomani ho saputo che ne ha riparlato al presidente Moubarak ottenendo la sua disponibilità. Lo ha ringraziato? Certo. Spesso mi capita di andare in giro per il mondo e ho sempre invidiato i miei colleghi francesi che hanno al loro servizio ambasciate e consolati. Berlusconi ha dimostrato, e non certo per amicizia visto che ci conosciamo da poco, grande attenzione verso le iniziative italiane all’estero. Cosa gli ha mostrato nel tour notturno? L’ho portato al Casinò. Non abbiamo fatto in tempo a entrare e ci sono arrivate addosso un centinaio di persone che volevano stringergli la mano e farsi fotografare con lui. Una volta usciti, siamo andati a visitare il mercato e ha comprato dei souvenir. Dei ciondoli? No, dei pesciolini di corallo. Quindi siamo andati allo Smaila’s, ma era chiuso checché abbiano scritto i giornalisti. Allora gli ho fatto vedere la discoteca e anche lì molti ci hanno seguito. Alla fine, tornati al Casinò, ha trovato i giornalisti delle agenzie che lo aspettavano. Ma a tu per tu mentre facevate il giro del villaggio cosa le ha detto? Che Gianfranco Fini lo stressa e adesso ci si è messa pure Veronica con il divorzio? Mi ha ribadito cose che ha già detto molte volte ai giornali. In particolare ce l’aveva col fatto che l’Italia è l’unico paese al mondo in cui la tivù di Stato è schierata contro il presidente del Consiglio. Lei è cittadino italiano? Sì, ma sono residente in Egitto. Ma non risiedeva in Estonia? No, là c’è un mio manager che segue le attività del gruppo. All’inizio mi stabilii sul Baltico perché ritenevo ci fossero dei mercati più interessanti. Ci sono andato di mia volontà, non sono scappato dall’Italia come qualcuno di voi ha scritto. Io sono incensurato. Signora Mubarak - Copyright Pizzi Si proclama uomo senza tessere, però Forza Italia non doveva proprio dispiacerle se Giuliano Urbani è stato presidente di Domina, una delle sue società. Urbani è un amico. Anche adesso che non è più in politica ci frequentiamo settimanalmente. Lui ha avuto un grande merito. Quale? Aveva capito come funzionava la multiproprietà, e che senza una legge che regolasse il settore si sarebbero perpetuati furti più o meno legalizzati, tipo quello che è successo con Bertelli e il Bagaglino. Urbani è stato anche ospite nella mia casa di Tallin. Certo che questa passeggiatina con Berlusconi al Coral Bay per lei è stata una bella pubblicità Se mai per il villaggio, anche se gli italiani sono solo l’11% di una clientela che viene da 24 paesi. Il Coral Bay è un posto internazionale. La visita di Berlusconi sarà stata importante se riusciremo a realizzare il progetto cui le accennavo prima. Lei è l’uomo del freddo e del caldo, niente mezze stagioni. Fa affari in Egitto, sul Baltico e ultimamente in Siberia.. Sono interessato a cosa faccio e con chi, non al clima. Io pensavo che la Siberia fosse un luogo dimenticato da Dio, invece i turisti ci vanno per visitare i Gulag Macché Gulag. Sono andato nei Baltici perché erano paesi ex comunisti e dovevano privatizzare. Vendevano i terreni a quattro lire. E’ lo stesso motivo per cui adesso vado in Siberia. Solo che voi giornalisti siete pieni di pregiudizi. Se no non faremmo questo mestiere Beh, ne ho avuti anch’io. Quando da giovane sono andato a Londra mi aspettavo tutti con la bombetta in testa, invece non ne ho visto nessuno che la indossasse. Poi sono andato in Russia nel 1967, il primo anno che hanno aperto alle automobili. A San Pietroburgo ho incontrato molti italiani, si dividevano in convinti comunisti e feroci anticomunisti. Dopo un mese chi era comunista aveva visto solo cose positive, gli altri negative. Insomma, si possono far soldi anche in Siberia. Sì, ma io non sono un innamorato del denaro. Voi giornalisti pensate che le sole cose che muovono gli uomini siano il denaro e l’apparire... Io ci aggiungerei il sesso. E credo che anche il suo recente ospite al Coral Bay approverebbe. Il sesso non produce niente. L’apparire e il denaro per quasi tutti sono gli obiettivi più importanti, ma ci sono eccezioni. Non credo che personaggi come i Ferrero o l’Emilio Riva siano mossi da questi fattori. Conta la passione per le cose che si fanno Francesco Micheli Ci sono studi interessanti sul sesso e la Nutella. E il potere? Per carità, potere vuol dire eleggere il popolo a proprio giudice. Io sono un solitario, mi piace starmene sul lago di Como, con intorno i miei figli e le mie donne. Mangiando solo la roba che produciamo. Se non ricordo male ne ha un sacco. Di donne? No, di figli Sette, da tre diverse mogli. A proposito di poteri. Quando se ne andò dall’Italia se la prese con quelli forti. Non mi piaceva un paese dove le oligarchie che non ti consentivano di intraprendere iniziative fuori dal coro. Mi spiega lei quale crimine sia mai mettere insieme un pacchetto di azioni Generali? Nessun crimine. Se però uno arriva come ha fatto lei al 6% non può pretendere di passare inosservato Ma l’Italia è un paese dove vince il mercato o il sistema? Il sistema. E allora mi vergogno di un paese così. Ma glielo voglio spiegare meglio. Io sono stato un ingenuo. Ho scalato la popolare di Lecco, da carbonaro, e tutti mi dicevano che era una cosa da matti. Poi ho fatto altrettanto con il Credito bergamasco, e lì è andato tutto liscio perché mi sono alleato con i preti. Poi è toccato alla Friuli e al Banco di San Geminiano e Prospero Beh, lei non era molto popolare tra le Popolari. O lo era in negativo perché la vedevano come una minaccia Pensare che dopo i primi successi mi ero convinto di operare in un Paese dove vinceva il mercato. Cosa che per altro è successa fino a che ho attaccato società medio piccole. Poi ho puntato alla popolare di Crema e alle Generali. E lì si sono spaventati. Paolo Cuccia - Copyright Pizzi Generali era la figlia prediletta di Cuccia. Pensava se la lasciasse portar via senza colpo ferire? Mi ricordo che Giorgio La Malfa arrivò a minacciare la crisi di governo se le Generali non avessero avuto il via libera per un aumento di capitale del 20% i cui diritti di voto andava alla Spafid, che era la fiduciaria di Mediobanca. Peccato che i soldi dovessimo tirarli fuori noi. Che soldi erano? Quelli degli investitori che avevo messo insieme, compresi dei grossi americani. Quando andai da uno di loro a svelare il giochetto che voleva fare Mediobanca mi rispose: "Ma l’Italia è il Tanganica?". Mi racconta del suo incontro con Cuccia? Cuccia aveva un’abilità straordinaria. Voleva farmi credere che ero io che desideravo incontrarlo, e non lui. Mandò un suo ambasciatore da me a dirmi: "Caro Preatoni, non le pare sia venuto il momento di conoscere il dottor Cuccia?". E lei? "Volentieri", risposi io. "In fondo è un grande. Non parla con nessuno e vuol parlare con me. Si vede che sono importante". Rimasi stupito perché quando lo chiamai mi sembrò che lui fosse lì ad aspettare la telefonata. Ma guarda... Andai da lui, abbiamo parlato un’ora e mezza. Il motivo del contrasto era semplice: voleva che mettessi i soldi dei clienti in un contenitore, poi gli affari me li faceva fare lui. Erano 700 miliardi di allora. Gli dissi: "Dottor Cuccia, secondo lei io tradisco la fiducia dei miei investitori per coinvolgerli in affari che io non controllo?". Cuccia non la conosceva già per via dell’operazione Bi Invest-Montedison? Io su Bi Invest ero partito per primo, poi Francesco Micheli concluse quell’operazione con l’abilità che sappiamo. E quando disse no a Cuccia? Apparentemente non batté ciglio, e io uscii dall’incontro con la convinzione che in quella fase il sistema era debole. Tant’è che quando misi assieme le azioni Generali il grande vecchio era spaventatissimo. Comprensibile no? E lì partì la restaurazione. Me ne accorsi quando cominciai a scalare la più piccola delle quotate, la popolare di Crema. Mi si scatenarono tutti contro, compresi voi giornalisti. Micheli, il suo coscalatore di Montedison, dice che in finanza ci sono tanti modi per uccidere Mi scatenarono contro i giornalisti per distruggermi l’immagine, e insieme la guardia di finanza ipotizzando reati che alla fine si sarebbero rivelati inesistenti. Però intanto spaventavano i miei clienti interrogandoli e ispezionando i loro uffici. Chiaro che, sentendosi presi di mira, loro chiudevano i rapporti con me Fiorani Alla fine però non le è andata poi così male. Poteva rimetterci le penne, ne è uscito ricco. Infatti sono contento lo stesso. Se non avessi fatto quelle operazioni oggi non ci sarebbe Sharm El Sheik, i Baltici o la Siberia. Ma quanti ce l’hanno fatta e quanti invece sono rimasti vittime di questo sistema? Si consoli. Giampiero Fiorani, colui che l’ha fermata sulla Crema, non è che sia finito in gloria. I giornali lo hanno supportato, ed è una vergogna. Fiorani è una delle persone meno dignitose che io abbia mai incontrato. Ma lo ha visto un paio di estati fa che faceva il karaoke in Sardegna con Lele Mora e tutta a sua compagnia? Ha ballato una sola estate. Io avrei vergogna a presentarmi ai miei figli in quel modo, dopo quello che ha fatto. Ma il nemico principale non era Fiorani, erano le banche popolari. Ai loro occhi costituivo una minaccia a quel sistema di governo auto referenziale che consentiva ai vertici di tenersi stretta la poltrona. . E la Banca d’Italia? Sono sicuro che nella vicenda della Crema stava dalla mia parte. In fondo le avrei tolto le castagne dal fuoco. Ad anni di distanza è ancora lì a dibattere sulla governance delle Popolari, dove a comandare non sono i soci ma i dipendenti. Acqua passata. Lei ha fatto fortuna all’estero. Ho voluto dimostrare ai miei figli che valevo indipendentemente dal paese dove stavo. Nessuna voglia di vendetta? No. Fiorani ha costretto i miei clienti a vendere a 65 mila titoli che avevano in carico a 45 mila lire, abbiamo comunque guadagnato. Poi però lui, che era già proprietario in modo occulto delle azioni della Crema, ci ha piazzato sopra un’opa a 210 mila lire sulle stesse azioni. La differenza tra 65 e 210 mila dov’è andata a finire? Qualche idea ce l’ho. Poi però per lei non sono state sempre rose e fiori. Anche in Estonia ha avuto qualche problema, quando hanno tolto dal listino la sua società Scambiavamo meno di 5 mila euro al giorno di titoli, che senso aveva restare quotati? Siamo noi che abbiamo fatto in modo di uscire dal listino. Ma c’è anche dell’altro in Estonia, o no? Cosa c’è? Ma come, non avevate scritto di evasione fiscale, e poi che andavo con donne estoni in quantità industriale. L’ultimo non mi pare un reato. Come tutti gli uomini equilibrati e sani di mente mi piacciono le donne. Se lo sa la sua bella moglie islandese... Matrimonio finita, adesso ho una moglie estone con cui ho fatto gli ultimi due figli. Ma tutte quelle storie nascevano dall’invidia. In Estonia ho comprato la seconda banca del paese e l’ho rivenduta realizzando una plusvalenza enorme, ho comprato i palazzi più belli. Qualcosa contro uno che ha avuto tanto successo se la dovevano pure inventare. In politica oltre al Cav. le piace qualcun altro? Le ho detto di Schifani, uno che non mi ha mai chiesto niente. Ma al Coral Bay sono venuti anche Romano Prodi ed Emma Bonino. Però io non c’ero. Un Coral Bay ecumenico Certo. Io mi confronto con il mercato e ho successo. Mentre vuoi avete in testa l’immagine dell’imprenditore coglione che però si afferma solo grazie alle sue amicizie politiche. Non mi ha ancora detto perché va in Siberia? Perché è esattamente come era in Estonia dieci anni fa. Si compra bene, si possono fare alberghi, centri residenziali. Lei pensa ancora alla Siberia come una landa desolata coperta di ghiaccio. L’altra settimana ci sono stato ed erano 18 gradi. E laggiù non potrebbe tornarle buona l’amicizia di Silvio con Putin? Non mi è mai venuto in mente di chiedergli nulla, siamo capaci di fare da soli. Quello russo è un mercato dove sono i politici locali che spingono per fare le cose. Occorrono solo testa e soldi. Non le è più venuta la tentazione di fare qualche scorribanda in Borsa? Sono 15 anni che non compro più titoli nell’ottica di specularci sopra. Insomma lei è un altro uomo. All’estero è risorto. Anzi, visto che si occupa di turismo, resort. Per la verità non sono mai morto. Sono incensurato, e la gente che mi ha seguito in Italia, nonostante le vicissitudini, ha sempre guadagnato dei bei soldi. Ma adesso dopo tutto questo clamore lasciatemi in pace. Voglio dedicarmi alla Siberia, e soprattutto a riprodurre il lago di Como a Sharm.