Corriere.it 26/5/09, 27 maggio 2009
Una famiglia su cinque ha difficoltà economiche e il 6,3% non arriva a fine mese. Lo rivela l’Istat nel Rapporto annuale 2008
Una famiglia su cinque ha difficoltà economiche e il 6,3% non arriva a fine mese. Lo rivela l’Istat nel Rapporto annuale 2008. Nel dettaglio, sono in crisi circa 1 milione 330 mila famiglie (5,5%): di queste, la maggioranza, almeno una volta nel 2007, si è trovata senza soldi per pagare i vestiti, le spese alimentari, quelle mediche e per i trasporti. Dal punto di vista territoriale «le famiglie in difficoltà per le spese della vita quotidiana» risultano più diffuse nel Mezzogiorno, in particolare in Sicilia (12,3%), Calabria (11,6) e Puglia (10,3%). Altri dieci milioni di famiglie (il 41,5% del totale), diffuse soprattutto al Nord, in particolare in Trentino-Alto Adige e in Valle D’Aosta, mostrano invece livelli inesistenti o minimi di disagio economico. Circa 8 milioni e 800 mila famiglie (il 36,3%), infine, vivono in condizioni di relativo benessere. Si tratta prevalentemente di famiglie formate da adulti e anziani a reddito medio (concentrate soprattutto in Molise con il 39,4% e in Liguria col 36,7%) e di altre più giovani a reddito medio e medio-alto, che hanno come problema quasi esclusivo il rimborso del mutuo (diffuse soprattutto in Lombardia con il 10%, e nelle Marche e in Toscana con il 9,7%). *** Secondo l’Istat in Italia, per la prima volta dal 1995, nel 2008 la crescita degli occupati, che sono aumentati di 183 mila unità rispetto al 2007, è risultata inferiore a quella dei disoccupati, saliti di 186 mila unità. Nel 2008, inoltre, gli occupati «standard», cioè a tempo pieno e con durata indeterminata, sono risultati circa 18 milioni; i lavoratori «parzialmente standard» (a tempo parziale e con durata non predeterminata) circa 2,6 milioni; gli atipici (dipendenti a termine e collaboratori) quasi 2,8 milioni. Identikit del «disoccupato medio»: un uomo di età compresa tra i 35 e i 54 anni che abita nel Centro-Nord, con un livello di istruzione non superiore alla licenza secondaria e che ha perso un lavoro alle dipendenze nell’industria.