Ettore Livini, la Repubblica 25/5/2009, 25 maggio 2009
VIRUS SPA
La recessione non abita qui. Nell´era del bio-terrorismo, delle pandemie, della rinascita di Ebola e della Tbc, la Virus Spa - arrivata sull´orlo della bancarotta solo dieci anni fa - scoppia (anche se suona paradossale) di salute. L´influenza suina, ribattezzata in chiave più politically correct H1N1, è solo l´ultimo tassello di una resurrezione annunciata: le vendite di vaccini - crollate alla fine del secondo millennio - hanno ripreso a crescere a tassi del 10-15% l´anno, arrivando già oggi a un giro d´affari vicino ai 20 miliardi l´anno. I governi, colti in contropiede dalla rinascita di questi nemici invisibili, sono tornati a incentivare la costruzione di nuovi siti produttivi (George Bush ha stanziato un miliardo di incentivi). E tutto l´indotto - dalle mascherine protettive, alla candeggina, fino ai macchinari per la disinfezione di casa - gira a mille.
La spiegazione del boom, più che nei testi scientifici, va cercata nei manuali di economia: la domanda supera l´offerta. «La globalizzazione non è stata solo un volano per l´industria e i servizi - spiega Giovanni Rezza, epidemiologo dell´Istituto superiore della Sanità - . Anche i virus hanno imparato a cavalcarla alla grande». Salgono in aereo con le persone infette, viaggiano con le ondate di nuova immigrazione, mettono su casa nella carne di polli che girano mezzo mondo prima di finire sul piatto di portata. Senza bisogno di passaporti, troppo piccoli (100 volte meno di una cellula) per essere respinti alle frontiere. E prosperano. La Sars (8.400 persone infettate, 800 morti) è stato il primo campanello d´allarme nel 2002. Quattro anni dopo è arrivata l´aviaria (421 casi di contagio, 257 vittime tra gli umani, 300 milioni tra i volatili). Ma oggi l´esplosione della H1N1 fotografa una certezza: il ritorno del rischio-pandemia. «Il mondo microbiologico è in gran fermento - dice Margaret Chan, numero uno dell´Organizzazione mondiale della Sanità - . E Hiv, Sars e Aviaria non saranno le sue ultime cattive sorprese». Il problema? «Che oggi non siamo in grado di produrre vaccini per tutti», ammette candidamente Marie Paul Kiney, uno dei membri del Shoc (Strategic Health operation center), la task force di superesperti asserragliata da tre settimane nei sotterranei dell´Oms a Ginevra per gestire le strategie anti-suina a livello mondiale.
La Virus Spa - un´azienda totalmente privata - si frega le mani. Barak Obama ha chiesto al congresso 1,5 miliardi per comprare preventivamente nuove scorte di Relenza e Tamiflu, i due anti-influenzali di Glaxo e Roche che paiono aver effetti di contenimento sulla H1N1. Le stesse due società (schizzate in Borsa) hanno ricevuto in pochi giorni ordini per un miliardo dai governi inglese, francese, belga e finlandese. E tra Wall Street, la City e il listino elvetico, hanno messo il turbo le azioni delle 20 società farmaceutiche in grado, secondo gli analisti, di sviluppare in tempi brevi un vero e proprio vaccino contro l´influenza suina. Un affare - in caso di pandemia - da decine di miliardi.
La guerra a queste microscopiche e sfuggenti entità biologiche è diventata in pochi anni una miniera d´oro. «Me l´avessero detto dieci anni fa, non ci avrei mai creduto», ammette Rino Rappuoli, direttore del centro Novartis di Siena, in America in questi giorni proprio per la messa a punto del vaccino contro la suina insieme al Center for disease control. Negli anni ”90 i virus e il loro indotto industriale sembravano sulla via d´estinzione. Il mondo occidentale aveva estirpato a colpi di vaccinazioni quasi tutte le malattie più pericolose. I paesi poveri, quelli dove i morbi prosperavano (e prosperano) ancora, non avevano i soldi per pagare i farmaci. E i big della farmaceutica avevano deciso di cercar fortuna in altri campi più redditizi: i produttori di vaccini sono crollati da 26 a 7 dal 1970 al 2004. In America sono scesi da 5 a 2. E quando sono arrivati l´antrace, le Torri Gemelle con il rischio di bio-terrorismo e le nuove pandemie, i virus si sono ritrovati a combattere con truppe nemiche ridotte all´osso.
George Bush è stato così costretto ad avviare in fretta e furia un piano per ripristinare la capacità produttiva domestica, destinata a cavalcare pure la domanda di filantropi come Bill Gates impegnati in campagne di vaccinazione miliardarie nel terzo mondo. E lo stesso stanno facendo altri paesi, convinti che in caso d´emergenza - secondo l´Oms la prossima pandemia seria potrebbe uccidere fino a 7,4 milioni di persone - è meglio aver scorte di medicinali in casa propria.
L´incrocio pericoloso tra la salute pubblica mondiale e gli interessi del business legati ai virus, in effetti, ha ricadute geopolitiche importanti: i paesi più poveri sono per tradizione quelli più esposti al rischio contagio ma anche quelli con meno soldi per combatterlo. Il portafoglio ordini dei vaccini, non a caso, è già quasi tutto opzionato dai grandi paesi occidentali. E l´Oms - cui Glaxo ha "regalato" 50 milioni di dosi dei suoi medicinali - sta tentando una mediazione difficilissima per trovare un punto d´equilibrio e non dividere il mondo in due, metà a prova di virus e l´altra metà preda delle scorribande microbiologiche. L´Indonesia, ad esempio, è stata tra i primi a ricostruire la sequenza genetica dell´H1N1, passaggio-chiave per la preparazione del vaccino. Ma si è rifiutata di girarla a Ginevra e alle case farmaceutiche senza garanzie di aver poi accesso al prodotti finito.
L´altra faccia della Virus Spa, farmaci a parte, è l´indotto da psicosi, un´altra azienda fiorentissima. L´americana Clorox ha visto decuplicare in Messico e quasi raddoppiare negli Usa le vendite della sua candeggina, usata come disinfettante. Aziende come le americane 3M e Kimberley lavorano a pieno ritmo ma non riescono a soddisfare la richiesta di mascherine per la respirazione: solo il governo inglese ne ha ordinate 32 milioni per i suoi medici, temendo più avanti una carenza. Tirano anche i sistemi di teleconferenza di Cisco e altri big dopo che molte aziende in giro per il mondo - già scottate dalla recessione - hanno ridotto al minimo i viaggi dei dipendenti. L´italianissima Polti, invece che pubblicizzare il suo storico pulitore Vaporetto, paga intere pagine di giornale per promuovere il Sanisystem, sanificatore anti-virus per bonificare le case degli italiani. Spese che valgono la candela se è vero, come stima Moody´s, che una pandemia da 1,4 milioni di morti (l´influenza tradizionale fa ogni anno 500mila vittime) potrebbe costare all´economia mondiale 330 miliardi di dollari.
Lo scoppio di un´epidemia seria, naturalmente, avrebbe conseguenze ad oggi inimmaginabili sulla Virus Spa. Nessuno in effetti è riuscito a creare modelli matematici attendibili per anticipare le reazioni emotive della gente. Per assurdo l´unico campione attendibile, - come certifica la rivista Lancet, arriva dal mondo virtuale del videogame "The world of warcraft". Un gioco interattivo dove l´infezione ("corrupted blood") attaccata dal serpente Haggar è sfuggita completamente al controllo dei softwaristi della Blizzard Entertainment, il produttore. L´azienda ha "teletrasportato" - «come succede con gli aerei nella realtà», dice Ran Balicer della Ben Gurion University - i giocatori infetti lontani da Haggar. Ma il virus online non si è fermato. In pochi giorni sono morti - per fortuna solo in questa specie di Matrix - 4 milioni di partecipanti. E la Blizzard ha dovuto resettare il sistema per debellare il morbo. Regalando però agli scienziati un campione prezioso per studiare le reazioni dei partecipanti e capire chi e perché era sopravvissuto (soprattutto i giocatori che non si sono fatti prendere dal panico e si sono "auto-quarantenati" fuori dai grandi centri telematici).
Il panico, in effetti, è stato sempre cattivo consigliere - anche in termini economici - per il mondo dorato del business del virus. La madre di tutte le influenze suine, quella scoppiata nel 1976 a Fort Dix nel New Jersey, è paradigmatica: ha contagiato 13 militari, uccidendone uno. Washington, con l´incubo della pandemia, ha vaccinato 40 milioni di americani, spendendo centinaia di milioni di dollari. Il morbo non si è mosso da Fort Dix e non ha più ucciso nessuno. Gli effetti collaterali del vaccino (la sindrome Guillain-Barre, sintomi la paralisi) sono costati però a Casa Bianca e produttori 93 milioni per le cause legali.