Antonella Mariotti, La stampa 25/5/2009, 25 maggio 2009
IL PALAZZO FATTO TUTTO DI MONNEZZA
A vederlo da fuori, viene da pensare: quanti palazzi così si potrebbero fare con i rifiuti di Napoli? Questo è di seicento metri quadrati per due piani, e sul tetto ha un bel giardino pensile. E’ il primo edificio fatto con i rifiuti. Proprio immondizia: ripulita, riciclata, ma pur sempre materiali che qualcuno aveva buttato nel bidone, ripresi e trasformati. Come le 33 mila bottiglie di plastica per isolare le pareti: un materiale che non s’incendia, non fa muffa ed è perenne, nel caso si «accendesse» si consuma quasi al nulla. Il palazzo fatto di monnezza si trova a Conegliano, estremo Nord-Est di Treviso, ed è la sede - guarda caso - di un consorzio di rifiuti: la «Savno», che si occupa della differenziata per 35 comuni e che, attraverso quella raccolta, si è procurata il materiale per le pareti, i pavimenti, l’alluminio degli infissi e il resto.
«Avevamo bisogno di una nuova sede, e perché non costruirla con quello che trattiamo ogni giorno: i rifiuti. Ci siamo messi a un tavolo e abbiamo pensato a come fare, alla fine abbiamo anche vinto un premio internazionale». Riccardo Szumski, di origine polacca ma nato in Argentina, è il presidente di «Savno»: è stato sindaco di Santa Lucia del Piave, e adesso è vice sindaco. «Noi dei piccoli comuni riusciamo a fare cose che forse nelle grandi città spesso non riescono - racconta -, siamo una squadra». Szumski la fa sembrare una cosa semplice ma non esiste un’impresa che possa mettere insieme tutti, e ci sono voluti venti specialisti, che in un anno hanno progettato e finito il lavoro.
All’interno, gli uffici sono tutti esposti in modo che le finestre diano sulla collina, la zona è quella industriale, ma varcata la soglia della Savno la sensazione è di un beato silenzio. Si chiama perfetto isolamento acustico, complici i quotidiani riciclati nel pavimento con il sughero, unito a una temperatura ideale prodotta dalla sonda geotermica a 150 metri di profondità: fresco d’estate e caldo d’inverno, senza termosifoni né condizionatori. «A meno che non si dimentichi una finestra aperta», sorride Elisa Golfetto mentre ti fa accomodare su poltrone in cartone compresso. Anche la carta da parati, ovviamente riciclata, è in tema: le decorazioni rappresentano il ciclo dello smaltimento dei rifiuti. «Certo lavorare qui è diverso - spiega Elisa -. Intanto per il progetto che rappresenta, è stimolante, e poi siamo tutti giovani, l’età media è sotto i quarant’anni».
Il 90% dei deipenednti di «Savno» sono donne, solo 6 gli uomini, compresi il presidente e il direttore Stefano Riedi. E’ lui il «tecnico» del pool, ci tiene a sottolineare i problemi della raccolta differenziata, troppo poca in Italia, e «Savno» è un esempio in un deserto. Il Conai (Consorzio nazionale imballaggi, che recupera e ricicla) ha un buco di bilancio di 20 milioni - «c’è sul sito Internet» - perchè l’accordo con i Comuni per lo smaltimento non è più sufficiente, le tariffe per la plastica raddoppieranno da luglio, anche questo sta sul sito. In questa parte d’Italia però sembra sappiano trovare sempre le soluzioni. «Stiamo sperimentando un lettore ottico, lo stesso usato in un’azienda di caffè, la Pellini, per selezionare i chicchi migliori». In pratica sopra un nastro passano i rifiuti, il laser li riconosce e un computer li «soffia» via differenziandoli. Semplice, no?
Il ministero
L’edificio della Savno adesso lo «vuole» anche il ministero dell’Ambiente per i terremotati abruzzesi. Il presidente Riccardo Szumski ha avuto una prima richiesta di contatti per capire se il progetto dell’edificio sede del consorzio può essere «replicato» per gli edifici pubblici da ricostruire in Abruzzo nel dopo terremoto. «Si tratta di capire se si possono realizzare sedi come la nostra per istituzioni e ospedali - spiega Szumski -. Noi abbiamo piglie in cemento armato e pareti in acciaio ».
Le aziende
I contatti della Savno stanno lievitando di giorno in giorno, dopo l’inaugurazione della sede appena qualche settimana fa. «Ma non esiste in Italia un’unica impresa che si occupa di tutto - spiega il direttore generale Stefano Riedi -, noi siamo riusciti e coordinare venti soggetti singoli, ognuno per una parte dell’edificio. Non è stata una cosa semplice».