Roberto Mania, La Repubblica, 26/05/2009, 26 maggio 2009
BRUNETTA:
«Non ci sono tensioni sociali in difficoltà solo gli autonomi» -
«La crisi sociale in Italia non c´è. Da noi non si sono sequestrati i manager come in Francia; non ci sono stati conflitti come in Gran Bretagna o in Spagna. In Italia non c´è tensione sociale, non la si palpa, non la si sente». Si appassiona Renato Brunetta, ministro della Funzione pubblica, ma economista del lavoro di professione. Non vuole direttamente polemizzare con il cardinal Bagnasco, ma vuole «raccontare un´altra storia». «Nella speranza - aggiunge - che il cardinale abbia voglia di leggere l´analisi di un umile economista, professore, socialista e sensibile quanto lui ai temi sociali».
Perché non condivide l´analisi dei vescovi sulla crisi?
«Conosco il cardinal Bagnasco e ho molta stima di lui. So della sua scienza e coscienza e della sua sensibilità sociale. Però, guardiamo ai numeri di questa crisi, al suo impatto reale. Parlo da economista prima che da ministro. Bene: l´incremento della disoccupazione, nell´arco degli ultimi quattro trimestri, riguarda circa 350-400 mila unità di lavoro a tempo pieno equivalenti. Perché la cassa integrazione non è formalmente disoccupazione. Corrisponde a un taglio di ore di lavoro sussidiate con circa l´80 per cento della retribuzione. A queste unità di lavoro vanno aggiunti i disoccupati in senso stretto che ricevono la relativa indennità, pari, inizialmente, a circa il 60 per cento dello stipendio. A conti fatti l´impatto non supera le 500 mila unità di lavoro a tempo pieno equivalenti».
Ci sono i precari, però, che non rientrano in questi numeri.
«Sui precari non ci sono dati. La tesi secondo cui sarebbero stati i primi a pagare la crisi non ha ancora evidenza empirica. Ripeto la gobba della disoccupazione si ferma a quelle 500 mila unità. Voglio aggiungere però che gli altri 14 milioni di lavoratori dipendenti, che formano il grosso del nostro mercato del lavoro, non hanno perso il loro posto. In più hanno aumentato il loro potere d´acquisto per effetto dei rinnovi contrattuali e del crollo della dinamica inflazionistica».
Se è come dice lei perché non c´è un boom dei consumi?
«Perché la gente ha paura. Ma c´è un dividendo della crisi che è rappresentato da decine di miliardi di risparmio non trasformato in consumo».
Sarà. Come pensate, allora, di stimolare la domanda interna?
« semplice: edilizia, edilizia. Piano casa, piano casa».
La grande anomalia del mercato del lavoro italiano, rispetto agli altri paesi europei, è la massiccia presenza di lavoro autonomo. Qui la crisi c´è?
«Questa è la vera area di sofferenza. E per questo non ci sono tensioni sociali perché i lavoratori autonomi sono più attrezzati ad affrontare il rischio».
Quanti saranno i lavoratori autonomi che hanno perso il reddito?
«Non lo so. Però non si vedono artigiani, commercianti o piccoli imprenditori in fila per un pasto alla Caritas».
sicuro della sua analisi?
«Assolutamente sì».
Eppure la Chiesa ha da sempre efficaci sensori nella società. Non sarà che anche voi del centrodestra state perdendo il contatto con la realtà?
«Può essere vero anche il contrario: che la Chiesa estrapoli all´universo le sue percezioni nelle aree di più sofferenza. Le nostre due visioni sono complementari. Sono pronto a un confronto, per essere convinto ma anche per convincere».
E per convertirsi?
«Quello mai: sono un laico».
La Marcegaglia ha detto no alla proposta di Sacconi per una moratoria dei licenziamenti. Cosa pensa?
«Ha ragione la Marcegaglia. In economia non esiste il concetto di moratoria. Ci sono la cassa integrazione e i contratti di solidarietà»