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 2009  maggio 16 Sabato calendario

LE CENTO NAVI ANTI-SBARCHI CHE L’EUROPA HA E NON USA


Conosco Roberto Maroni dagli anni del suo primo mandato, all’uomo piace scherzare, quando è il luogo e il momento, ma quando si tratta di questioni serie è di poche, secche, parole. Quando l’ho sentito nella sua veste di ministro dell’Interno, poche ore prima che il decreto sicurezza fosse approvato dalla Camera, sbottare «ci hanno abbandonato, ci hanno lasciati soli nella guerra all’immigrazione clandestina», ho capito che pochi erano in grado di comprendere a chi fosse rivolta quella denuncia di tradimento. Cercherò di spiegarlo.

L’approvazione del provvedimento che trasforma in reato l’ingresso irregolare nel nostro Paese chiama direttamente in causa l’Ue, visto che dal 2004 esiste Frontex, l’Agenzia europea nata esplicitamente per «la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri». Gli obiettivi di questa Agenzia sono quelli di «contrastare l’immigrazione clandestina nel Canale di Sicilia, mettendo a disposizione pattugliatori d’altura che devono incrociare quotidianamente nelle acque del Mediterraneo per bloccare carichi di migranti, in partenza dalla Libia e dalla Tunisia». Frontex è prodiga di informazioni sul traffico di clandestini, sa quanto ognuno di essi paga per viaggio, a chi vanno i soldi, da quali Paesi partono. Secondo i dati presentati al Parlamento europeo dal suo direttore, Ilkka Laitinen, l’Agenzia comunitaria che ha sede a Varsavia, nel 2008 ha identificato oltre 300.000 persone, di cui 129.500 respinte negli aeroporti e alle frontiere terrestri, 92.500 intercettate nelle acque del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico e 82.600 intercettate alle frontiere terrestri della Grecia, di questi 56.300 sono state respinte. Contrastanti i dati sui tentativi di ingresso via mare. Secondo quelli forniti da Frontex, l’Agenzia avrebbe respinto 6.700 clandestini, ma i conti non tornano con i dati di Italia, Malta, Spagna e Grecia, che nel 2008 hanno denunciato l’ingresso via mare di 67.000 persone.

Eppure l’Agenzia comunitaria ha a disposizione 25 elicotteri, 22 aerei, 24 navi, 89 motovedette, e a breve attende nuovi mezzi, grazie all’aumento del budget. Dai 70 milioni di euro stanziati nel 2008 infatti si è passati agli attuali 83,5 milioni, ma le richieste per il 2010 sono di almeno 85 milioni di euro, con la prospettiva di arrivare ai 102 milioni. Tanto chiedono i signori di Frontex per proteggere la fortezza Europa e aumentare i pattugliamenti in 6 punti nevralgici. La rotta atlantica verso le isole Canarie (missione Hera). Lo Stretto di Gibilterra e le acque del Mediterraneo occidentale, quelle che separano la Spagna da Marocco e Algeria (missioni Minerva e Indalo). La missione Hermes, tra l’Algeria e la Sardegna, e la missione Nautilus nel Canale di Sicilia, e infine la missione Poseidon, nel mar Egeo, tra la Turchia e la Grecia. Una pianificazione accurata, ma allora come mai siamo rimasti soli ad affrontare la marea montante degli sbarchi clandestini? Dove sono gli elicotteri e le navi di Frontex quando a Lampedusa arrivano i barconi con 300 clandestini per volta? Se la tutela delle nostre frontiere esterne e il contrasto dell’immigrazione clandestina è compito di tutti i partner dell’Unione il tradimento a cui ha fatto elegantemente cenno il ministro Maroni è lampante.

Ovviamente la forza speciale europea non fa alcun riferimento ai barconi e ai gommoni che continuano a tentare di entrare attraverso quei tratti di mare, Canale di Sicilia e Malta, che più ci interessano. A cosa serve quindi questa costosa Agenzia europea, le cui navi pattugliano il Mediterraneo ma che non ci sono mai quando ce ne sarebbe più bisogno? Il ministro Maroni fra qualche giorno (dal 18 al 19 aprile) sarà a Bruxelles proprio per affrontare direttamente la questione a livello europeo. Al Consiglio dell’Unione il nostro ministro chiederà ”l’adozione di misure concrete da adottare immediatamente, una reale condivisione nella gestione delle frontiere esterne dell’Europa, un aumento significativo dell’attività di Frontex per il pattugliamento delle nostre coste, l’identificazione degli immigrati per facilitare, anche con voli di rimpatrio collettivo, il respingimento dei clandestini che non hanno diritto allo status di rifugiato o il diritto di asilo politico”.

Se l’Italia da ieri ha deciso di svolgere il ruolo di apripista nella guerra all’immigrazione clandestina, visto che ormai i flussi hanno raggiunto una dimensione tale da costituire un allarme per tutta l’Europa, allora è giunto il momento che l’Unione faccia sentire la sua voce, rompa il suo silenzio colpevole, la smetta con le ambiguità, e si schieri a difesa delle sue frontiere. Altrimenti tanto vale rimettere in discussione l’intero progetto comunitario, relegandolo nell’angolo delle velleità.