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 2009  maggio 25 Lunedì calendario

BULGARI, L’ARTE DEL GIOIELLO- VOCE ARANCIO


«Un gioiello Bulgari si riconosce come si riconosce un tailleur Chanel» (Connaissance des Arts, 1963).

Dal 22 maggio il Palazzo delle Esposizioni di Roma ospita Tra eternità e storia 1884 - 2009, la prima retrospettiva di Bulgari. Aperta fino al 13 settembre, la mostra ripercorre le fasi più significative della vita della maison, dall’apertura del primo negozio in via Sistina, a Roma, alle collezioni degli ultimi anni. Divisa in otto sale organizzate in ordine cronologico, l’esposizione ospita cinquecento creazioni tra gioielli, orologi e oggetti preziosi custoditi fino a ora negli archivi Bulgari o in collezioni private.

Sotiris Bulgari apparteneva a una famiglia di argentieri greci. Nell’autunno del 1880, a 24 anni, arrivò in Italia dall’Epiro. In tasca aveva 18 centesimi. Sbarcò a Brindisi, lavorò a Napoli, fu derubato e, con un patrimonio di 80 centesimi, si spostò a Roma. All’inizio vendette le sue creazioni in argento davanti all’Accademia di Francia, sul Pincio. Poi un commerciante di spugne greco gli permise di esporre in un un angolo del suo negozio in via Sistina (dove ora si trova l’Hotel Hassler, ndr). Negli anni seguenti Bulgari aprì tre negozi: il primo, S. Bulgari – Argenteria artistica, antiquités, curiosités, bijoux, nel 1884 in via Sistina; il secondo, dieci anni dopo, al 28 di via Condotti; il terzo, nel 1905, al civico 10 di quella stessa strada. Per attirare i turisti inglesi e americani, chiamò il suo punto vendita col titolo di un racconto di Charles Dickens, Old curiosity shop.

In estate Sotiris va a vendere gioielli a St. Moritz: la scelta è vincente, in poco tempo nella località svizzera apre diversi negozi e li affida ad alcuni parenti.

L’itinerario della mostra al Palaexpo di Roma si apre con gli argenti del periodo greco: fibbie molto grandi, cinture con pendenti in stile neoellenico, collane, bracciali, teche ecc. Dopo l’arrivo in Italia Sotiris modifica il suo stile: le creazioni non sono più massicce e imponenti, gli argenti sono messi da parte, bracciali e collane s’ispirano ai canoni estetici dell’Art Decò. I preziosi, spille soprattutto, riproducono le forme della natura e hanno montature in platino, materiale fino ad allora poco usato in gioielleria. In questo periodo Bulgari crea soprattutto gioielli trasformabili: collane che, divise in più elementi, possono essere usate come bracciali, pendenti che diventano spille ecc. Un girocollo in platino e diamanti del 1935, per esempio, montato su un’apposita struttura, diventa una tiara. Keira Knightley nel 2007 l’ha portato tra i capelli alla prima londinese del film Espiazione.

Le pareti della prima sala della mostra sono tappezzate dagli schizzi e dai bozzetti dei gioielli esposti: da 125 anni i preziosi Bulgari nascono da disegni realizzati con gli acquarelli o a tempera. Solo dopo gli artigiani scelgono i materiali e i colori più adatti alle loro creazioni.

Nel 1932 Sotiris Bulgari muore. A prendere le redini dell’azienda sono i suoi figli, Giorgio e Costantino, particolarmente attratti dalla lavorazione delle pietre preziose. Il 9 aprile 1934 i due fanno riaprire il negozio di via Condotti 10, ampliato e ristrutturato. Il successo è tale che le immagini della facciata e dell’interno sono usate per illustrare la voce ”negozio” nell’enciclopedia Treccani.

Negli anni Quaranta lo stile Bulgari cambia. Mentre si combatte la seconda Guerra mondiale, spariscono i diamanti e ricompare l’oro giallo, più facile da trovare. Nel 1943 tra i migliori clienti di Bulgari ci sono Benito Mussolini e Galeazzo Ciano: dopo aver donato la fede nuziale alla Patria, i due si fanno foderare d’oro l’anello in ferro che portavano al dito. Nei laboratori Bulgari nascono due novità: Tubogas, la maglia metallica flessibile formata da due catene unite senza saldature, e il bracciale - orologio a forma di serpente.

Dopo la seconda Guerra mondiale la produzione Bulgari si allontana dalla scuola francese e si ispira al classicismo greco -romano, al Rinascimento italiano e alla scuola orafa romana del XIX secolo. Abbondano fiocchi, fiori stilizzati, diamanti con infinite sfumature di colore (verde e blu, rosso e giallo) ecc. Nelle spille a forma di fiore i diamanti sono montati en tremblant, una particolare struttura con piccole molle nascoste che permette al fiore di oscillare creando magici giochi di luce. Le dive del cinema indossano questi gioielli sugli abiti o tra i capelli, nelle acconciature a nido d’ape tipiche del periodo. La complessa lavorazione di questa montatura, realizzata a mano, non è più riproducibile.

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta il legame tra Bulgari e il cinema diventa più stretto. Dal 1956 in poi, anno di nascita del David di Donatello, gli artigiani della maison creano tutte le statuette del premio. Nelle teche foderate di nero della mostra tornano a splendere anche gli anni della Dolce Vita. Tra i bozzetti dei gioielli da indossare sul set ed estratti di film, nella terza sala brillano l’anello da mignolo con un solitario da 26 carati indossato da Anna Magnani (foto in basso a destra, ndr), la collana ”sette meraviglie”, formata da sette grandi smeraldi e portata da Gina Lollobrigida e da Monica Vitti, gli orecchini preferiti dalla principessa Soraya (foto in basso a sinistra, ndr) ecc.

Negli anni Sessanta lo stile Bulgari si distingue ancora più nettamente da quello francese. Le forme diventano più strutturate, il taglio cabochon, che gli altri adoperavano per pietre di basso valore, è usato per diamanti, zaffiri, rubini. Gli artigiani guidati da Giorgio e Costantino Bulgari propongono accostamenti mai sperimentati: rubini, zaffiri, smeraldi, tutti insieme nello stesso gioiello. Tra gli oggetti più curiosi esposti, un portasigarette in oro bicolore, giallo e rosa. Luchino Visconti lo regalò ad Alain Delon per i 25 anni. All’interno, la dedica: «A Rocco, Luca, 8 novembre 1960», a ricordo della parte recitata da Delon in Rocco e i suoi fratelli. Nel frattempo il marchio Bulgari diventa un’istituzione. Anche Paese Sera ne celebra il mito: quando nel 1966 muore Giorgio Bulgari, il quotidiano definisce lui «il gioielliere del re» e il negozio «una mitica attrattiva dinanzi alla quale è lecito sognare e fantasticare».

Negli anni Settanta le creazioni Bulgari riflettono il fermento culturale del momento. I nuovi gioielli s’ispirano alla pop art, ai fuochi d’artificio, ai motivi optical, all’abbigliamento dei figli dei fiori ecc. Nasce la gioielleria prêt-à-porter, accessibile anche al grande pubblico. Non mancano le stravaganze: il metro a stecca da falegname in oro, la borsa di diamanti a forma di melone, gli scacchi fatti con i tappi dello champagne, i ciondoli ispirati alle carte da gioco ecc. Bulgari inizia a diffondersi nel mondo. Negozi della maison aprono a Parigi, Ginevra, Montecarlo. Nel 1972, in contemporanea con l’inaugurazione del primo negozio a New York, è realizzata una collezione a stelle e strisce.

Negli anni Ottanta alle maxi collane colorate del decennio precedente si sostituiscono girocolli e collari in oro giallo. Visitatore fisso del negozio di via Condotti durante i suoi viaggi romani è Andy Worhol: «Il vostro negozio – dice ai proprietari - è la migliore galleria d’arte contemporanea». Nel 1984 Paolo e Nicola Bulgari, figli di Giorgio, diventano presidente e vicepresidente del gruppo. Francesco Trapani, loro nipote, è nominato amministratore delegato. Negli anni Novanta Bulgari torna alla sperimentazione. L’oro, il platino, si combinano con la porcellana, come avviene nella collezione Chandra, immortalata da regista Robert Altman nel film Prêt-à-porter.

Un’intera sala della mostra è riservata ai 16 pezzi della collezione privata di Elisabeth Taylor. Di lei il marito Eddie Fisher diceva: «L’unica parola che conosce in italiano è Bulgari». Tra i preziosi anchela spilla in diamanti e smeraldo centrale di oltre 18 carati che Richar Burton donò alla Taylor nel 1962 per il fidanzamento. Liz Taylor porta gioielli Bulgari anche nei film. Nel 1963 in Cleopatra indossa un orologio Bulgari a forma di serpente tempestato di diamanti. In Vips porta sugli abiti di scena la spilla in smeraldi e diamanti dono di Burton. In Ash Wednesday esibisce orecchini in perle naturali e diamanti tagliati a gocce. Altre attrici che hanno indossato gioielli Bulgari sul set sono: Gina Lollobrigida, Ingrid Bergman, Sophia Loren, Meryl Streep , Scarlett Joansson, Anne Hathaway ecc.

L’ultima parte della mostra, ospitata nella galleria centrale del Palazzo delle Espozioni, riunisce alcune delle più preziose creazioni Bulgari del nuovo millennio. Tra queste, un collier in diamanti del valore di oltre 13 milioni di euro e una collana con 169 zaffiri e 951 diamanti (foto a sinistra, ndr).

I festeggiamenti dei 125 anni di Bulgari si concluderanno a dicembre da Christie’s a New York. La maison metterà all’asta una collezione composta da 11 gioielli e sette orologi in edizione limitata. Il valore stimato di questi oggetti è di circa tre milioni di euro. Il ricavato andrà a Riscriviamo il Futuro, campagna internazionale di Save the Children per l’istruzione di otto milioni di bambini dei paesi in guerra. Prima di essere venduta, la collezione sarà protagonista di una serie di eventi a Shangai, Londra, Los Angeles, Miami ecc.

Bulgari è uno dei protagonisti del mercato del lusso a livello mondiale. Agli argenti e ai gioielli negli anni si sono aggiunti orologi, profumi, accessori in pelle, maquillage ecc. L’ultimo passo è stata la creazione di due hotel a cinque stelle, nel 2004 a Milano, nel 2006 a Bali. Nel 2007 Bulgari ha inaugurato a Tokyo due locali: Il Ristorante e Il Cafè & il Cioccolato. Il primo occupa gli ultimi quattro piani della Bulgari Ginza Tower (con una superficie di 940 metri quadrati, il più grande negozio Bulgari al mondo), il secondo è una cioccolateria che vende prodotti artigianali.

L’anno scorso il fatturato del gruppo è stato di 1.075 milioni di euro, l’1,5% in meno rispetto al 2007. La società è controllata dalla famiglia Bulgari, che detiene il 52% del capitale. Il restante 48% è quotato alla Borsa di Milano. Francesco Trapani, amministratore delegato, possiede il 4,45% della società, Paolo e Nicola Bulgari, presidente e vicepresidente, sono proprietari rispettivamente del 23,80% e del 23,79%.

Il marchio romano del lusso non è stato immune alla difficile congiuntura economica. Il fatturato del primo trimestre 2009 è stato di 178,1 milioni di euro, il 23,1% rispetto allo stesso periodo del 2008. La gioielleria ha perso il 22,6%, gli orologi il 37,6%, gli accessori il 44,7%, i profumi il 31,4%. L’Europa ha registrato un calo complessivo del 25,5% con una flessione nel mercato italiano del 15,7%.

La crisi economica, però, secondo il presidente del gruppo non è solo un fattore negativo: «La sentiamo tutti – ha detto a Voce Arancio Paolo Bulgari - ma la crisi può essere anche un’opportunità per ripensare, per cambiare. Bisogna tornare al lavoro, all’ingegnosità, alla creatività. Senza queste qualità non si arriva al successo. Il segreto del nostro successo è stato lavorare, lavorare sodo, il più possibile. Questo è quello che continueremo a fare anche in tempi di crisi». Dello stesso avviso Francesco Trapani, ad del gruppo: «La crisi si combatte contenendo i costi - ha detto - ridisegnando la struttura organizzativa, riducendone i viaggi e chiedendosi se il retail debba andare avanti. Di una cosa, comunque siamo certi: passata questa congiuntura, riprenderemo il cammino d’espansione».