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 2009  maggio 18 Lunedì calendario

INDIA, NELLA FABBRICA DELLE CITYCAR, DOVE I COLOSSI FANNO LE PICCOLE

Occorre stare attenti da queste parti quando si parla di "Detroit indiana", un po´ per scaramanzia (alla luce di cosa è accaduto a quella americana) e un po´ perché chi opera qui tiene molto a far capire che Cennai, più che una capitale dell´auto, e la moderna rappresentazione di come si sta sviluppando l´industria globalizzata.
Qui operano colossi di tutto il mondo, americani, giapponesi, coreani, che hanno scelto una location commercialmente e geograficamente ideale: nel cuore di un mercato dalle enormi potenzialità, in un´area come il Tamil Nadu dove il costo del lavoro è particolarmente basso, e in prossimità del mare, cosa che facilita la logistica e in particolare l´esportazione. Inoltre, il fatto di essere presenti in tanti e di aver costituito un autentico "polo automobilistico" stimola la creazione di un parco industriale integrato, a vantaggio dell´organizzazione e della disponibilità di fornitori.
"Incredibile India" è uno slogan turistico che i costruttori d´auto hanno fatto proprio, in omaggio al Paese che li ospita e in conseguenza dei risultati. Lo sa bene Heung Soo Lheem, presidente di Hyundai Motor India, che parla con entusiasmo dei dodici anni di storia della marca coreana qui. «Siamo presenti in questo Paese dal 1996, nel ’98 abbiamo inaugurato il nostro primo impianto produttivo e dal 2001 abbiamo cominciato a esportare verso l´Europa; ora in India siamo il secondo produttore in assoluto e il primo esportatore, con una produzione che quest´anno supererà il mezzo milione di vetture». Un´escalation che vale la posizione stabile al secondo posto del mercato locale con oltre il 20% di market share, e ha contribuito alla crescita mondiale del gruppo coreano passato in 9 anni dal 11° al 5° posto nelle classifiche mondiali.
Visto da Cennai, tutto è partito dalla coraggiosa decisione di allestire una fabbrica da 600.000 auto all´anno, destinata ad alimentare il mercato locale e dove concentrare la produzione delle piccole vetture, come la i10 e la i20, da vendere in tutto il mondo. Così l´India è diventata per Hyundai il secondo sito produttivo (con il 17% della produzione globale) dopo la Corea, che copre il 50%, e prima della Cina che vale il 14%.
La strategia coreana ha in generale beneficiato della sostanziale ristrutturazione dopo la crisi dei mercati asiatici alla fine degli anni Novanta e ha probabilmente tratto vantaggio dalla vocazione verso le vetture compatte ed economiche, che rappresentano il primo gradino della motorizzazione nei paesi emergenti e che precedentemente parevano essere patrimonio esclusivo dell´industria motoristica giapponese.
In India la mobilità è intesa soprattutto in senso pratico e il progresso significa usare qualcosa di più del "tonga" a cavalli, della bicicletta e degli sgangherati autobus. Qui un motore, con due, tre o quattro ruote, è di per sé un sufficiente motivo di status e non si dà troppo peso alle dimensioni e al look. Quindi "piccolo ed economico" sono una formula vincente, come ha insegnato l´esperienza del più importante gruppo nazionale, la Maruti-Suzuki che storicamente domina il mercato con una quota del 50%.
In questa situazione la rapida crescita dei coreani rappresenta un´anomalia e probabilmente un esempio da seguire, ma nemmeno il presidente Lheem sa definire una ricetta esatta. «Non è facile, non c´è una sola motivazione, penso sia il risultato di molte cose che sono andate e vanno bene. Probabilmente abbiamo fatto le scelte giuste al momento giusto e soprattutto abbiamo avuto una grande rapidità di esecuzione. Posso dire però che, diversamente dai giapponesi, noi non abbiamo riciclato qui modelli precedenti ma abbiamo pensato da subito a vetture più moderne, adatte a un Paese dove lo spazio è prezioso, dentro e fuori l´auto».
Nessuno qui parla esplicitamente di low cost anche se il modello di ingresso, la Hyundai Santro, costa attorno ai 5.000 dollari e questo fa automaticamente entrare la i20, concepita secondo gli standard delle piccole europee, nella fascia premium del mercato indiano. Da questo punto di vista la scelta di produrre in India ha una motivazione strategica precisa, essere presenti in forze nel mercato che cresce e, nel frattempo, sfruttare la produzione a basso costo per l´esportazione.