Roberta Caso, Novella 2000, n. 21, 21/05/2009, pp. 16 - 23, 21 maggio 2009
La sera del 2 maggio è sabato e sono passate da poco le 22. A Palazzo Grazioli, a Roma, Berlusconi è solo
La sera del 2 maggio è sabato e sono passate da poco le 22. A Palazzo Grazioli, a Roma, Berlusconi è solo. Suona il telefono ed è Niccolò Ghedini, deputato del Pdl, suo avvocato di fiducia. «Mi ha appena chiamato Veronica, ha detto che chiederà il divorzio. Non vuole parlarti, ha avvertito che leggeremo le sue ragioni domani sui giornali». «Ne sei sicuro? O è la solita sparata?», chiede il Cavaliere, secondo la ricostruzione di Repubblica. «Ho provato a invitarla alla calma, ma mi ha risposto di parlare con il suo avvocato». La serata si conclude con Berlusconi furioso che comunica ai suoi collaboratori che se la Signora vuole il divorzio, divorzio sia. Tuttavia, nei giorni seguenti, prima che il presidente del Consiglio decida di partecipare a Porta a Porta, affida a Gianni Letta, il più fidato dei suoi collaboratori, il delicato incarico di una lunga telefonata con Veronica. Telefonata con la quale Letta avrebbe provato a sondare la First Lady sulla possibilità di una riconciliazione. Compito complesso. E ancora più complesso deve essere stato, per il povero Letta, spiegare al Premier che i margini di riappacificazione erano praticamente nulli. […] Il Corriere della Sera riporta che Veronica avrebbe detto: «Dopo dieci anni, non voglio mercanteggiare. O mi ammalavo o facevo questa scelta, l’unica possibile per salvare la mia immagine privata e pubblica». Don Luigi Verzè, amico della famiglia Berlusconi, lancia un appello a Veronica: «So che Silvio è molto addolorato, molto. Per lui questa faccenda è una sofferenza atroce. Alle esagerazioni dette contro suo marito, risponda con un’esagerazione d’amore, ci sono di mezzo i figli». […] Forte l’affondo del prete contro Veronica nella sua intervista al Corriere: «Io vivo in mezzo alla gente. E la gente capisce molto più Berlusconi che non la moglie. La gente sta tutta con lui. una donna intransigente, Veronica. Ma c’è una grande esagerazione, intorno a Silvio, naturalmente motivata perché lui tende a essere molto espansivo». […] Veronica ritiene di aver ingoiato qualche rospo. […] Ma lo stesso Berlusconi ritiene forse di aver subito qualche torto. Viene il sospetto quando Don Verzè esclama: «Quando ho cercato Veronica accanto a Silvio tra le ceneri di Abruzzo, a distribuire carezze e promesse! Perché non essere presente a una simile catastrofe? Una First Lady deve essere vicina al marito specie nei momenti più importanti». E forse anche a questo e a tutte le volte che Veronica non era al suo fianco, ripensa Silvio quando a Bruno Vespa dice: «Veronica ammetta l’errore» e quando al direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, confida: «Veronica deve chiedere scusa». Chieda scusa per essersi bevuta le «ricostruzioni maliziose e interessate delle gazzette di sinistra», per aver creduto che lui frequenti minorenni e voglia candidare ancelle. Tra un’accusa e l’altra, tuttavia, Silvio si lascia andare a «sarebbe bello fare i nonni in due», e a un «le ho voluto e le voglio un mare di bene». Una captatio benevolentiae elettorale o sinceramente famigliare? Quanto al «Veronica si scusi», ha scritto Annalena Benini sul Foglio, giornale diretto da Giuliano Ferrara e controllato dalla Lario: «Una signora non deve chiedere scusa. Una signora ha sempre ragione e una moglie trentennale ha il massimo della ragione esistente in natura. […] Le mogli non chiedono scusa, possono al massimo accettare le scuse». Cruciale il passaggio: «Le ragazze dicono sempre: ”Non ti voglio più vedere, non osare avvicinarti, verme”, ma il messaggio è: ”Corri e chiedi perdono, cretino. Perdono per tutto, anche per quello che forse non è stato”… Le donne offese non telefonano, piuttosto si tagliano una mano e aspettano che sia lui a chiamare». Scrive ancora il giornale di Veronica: «Silvio Berlusconi deve andare in ginocchio da lei ed è già in clamoroso ritardo». Controbatte, idealmente, don Verzè: «La Veronica del Vangelo non poté fare altro che detergere in silenzio il sudore e il sangue del Figlio di Dio carico di croce dell’amore. Solo per questo non sarà dimenticata».