Il Giornale, 21/05/2009 - 20/5/2009, 21 maggio 2009
Lettera di Walter Veltroni a Il Giornale «Zero tituli» ha scritto Il Giornale. Zero lo merita il vostro titolo che racconta una cosa non vera
Lettera di Walter Veltroni a Il Giornale «Zero tituli» ha scritto Il Giornale. Zero lo merita il vostro titolo che racconta una cosa non vera. Si vuol far credere che in un anno io abbia letto a malapena un libro. La realtà è che, molto semplicemente, conversando sulla memoria con due giornalisti della Stampa ho segnalato loro questo libro, «Io non ricordo» di Block, che ho letto un anno fa (come all’epoca riferirono altri giornali) e l’ho «divorato» in pochi giorni tanto è appassionante. Segnalare un libro per pura gentilezza fa nascere il vostro articolo. Capisco le ragioni della polemica politica, capisco anche il tentativo di fare dell’urticante ironia. Ma, a dire la verità, arrivare a questo punto più che sorridere fa tristezza. Replica di Federico Novella de Il Giornale Caro onorevole, altro che tristezza. Fa molto ridere il fatto che un ex segretario di partito scriva piccato ai giornali per precisare che legge più di un libro all’anno. meraviglioso. Questa sua replica fulminea già di per sé fugherebbe ogni dubbio circa i suoi tempi di lettura. Ammettiamolo: lei sa leggere alla velocità della luce. Lei è il Flash Gordon, l’Usain Bolt, l’Achille piè veloce di tutti i lettori dell’universo. Questo libro però l’ha «divorato» così in fretta che forse le è rimasto sullo stomaco. Il nostro articolo, poi, l’ha letto in un millisecondo: e così le è sfuggito un attimo il contenuto. E anche il titolo, se è per questo: non «zero tituli», bensì «un solo titulo». E dunque, col sorriso sulle labbra, ribadiamo. Se è vero che un anno, fa ha cominciato a divorare il tomo, ci deve ancora spiegare come mai, su La Stampa di domenica, c’è scritto testuale che lo sta ancora leggendo, in data 17 maggio 2009. Tutto qui. I nostri conti tornano. E lo «zero», almeno in matematica, è tutto suo. Per il resto, ci piacerebbe tanto liquidare tutto come una «polemica politica»: ma la polemica politica è roba seria, e qua invece si trattiene a stento la risata. Ergo, prima di esplodere, potremmo annotare che in questa storia c’era abbastanza materiale per scherzarci su; potremmo annotare che l’articolo con relativo titolo era evidentemente paradossale e sarcastico; potremmo annotare che va da sé che uno come lei non possa invecchiare su un libro per un intero anno solare (poi con tutto il tempo libero di cui dispone adesso, figuriamoci). Potremmo annotare l’ovvio, insomma, ma preferiamo seguire la moda: ed applicare, anche al partito democratico, un po’ di democratica satira. Se, tutto ciò le mette ancora «tristezza», non sappiamo cosa dirle: scelga temi più leggeri, tipo Littizzetto, provi a cambiare libro. LETTURA? IN UN ANNO SOLO UN «TITULO»- Sarà il giallo dell’estate: ma Agatha Christie non c’entra. A luglio 2008 Veltroni dice: «Sto leggendo un libro incantevole, s’intitola Io non ricordo, di Stefan Merrill Block». Ad agosto 2008 Veltroni dice: «Sto leggendo un libro meraviglioso, s’intitola Io no nricordo, di Stefan Merrill Block». Domenica scorsa su La Stampa Veltroni dice. «Sto leggendo un libro sintomatico, si chiama Io non ricordo, di Stefan Merrill Block». Detto questo, pur con le dovute cautele che il mestiere raccomanda, possiamo dedurre con una certa sicurezza che il libro preferito di Walter Veltroni s’intitola Io non ricordo di Stefan Merrill Block. Invano abbiamo cercato metodi razionali per allontanare dalla nostra coscienza un’immagine simile: quella di Veltroni che sfoglia per un anno lo stesso libro. Ma quanto ci mette? Ma l’ha mai letto o non l’ha letto? va bene che il mattonazzo conta 350 pagine e parla di una famiglia tormentata dall’Alzheimer, insomma non è proprio come leggersi la Littizzetto, ma a tutto c’è un limite. Anche ipotizzando un ritmo di lettura di livello prescolare, diciamo seconda elementare, mettiamo una pagina al giorno, Veltroni avrebbe dovuto gustare il volume nella sua interezza già da un paio di settimane. Che fa: lo finisce e lo ricomincia da capo? D’accordo le ultime stime dicono che il 44% degli italiani non riesce a leggere neanche un libro all’anno: ma nel senso che nno ci prova nememno, non è che invecchiano con lo stesso tomo tra le mani. E siccome da oggi qualche inguaribile ficcanaso gliene chiederà conto, forniamo gratuitamente all’ex segretario un ventaglio di giustificazioni plausibili che al momento opportuno potranno trarlo dall’impaccio. 1)«Sì, sto cercando di leggerlo. Ma ogni cinque minuti vengo interrotto dalla telefonata di un elettore Pdl che mi ringrazia per il lavoro svolto con queste parole: se non fosse per lei, il premier adesso sarebbe Veltroni». 2)«Sì, il libro l’avevo quasi finito, poi però l’ho prestato a Franceschini. Me lo deve ancora rendere». 3)«Sì, il libro lo stavo leggendo, mi poaceva così tanto che mi sono immedesimato nel protagonista e nel titolo. Il risultato è che quando arrivo alla fine mi dimentico l’inizio, e quando torno all’inizio mi dimentico la fine. Insomma, Io non ricordo. Ma voi chi siete? E cosa volete da me? E chi è questo Veltroni?». 4)«No, quel libro non l’ho mai letto. E’ solo una copertura. In realtà in questo dodici mesi mi sono goduto nell’ordine: Non siamo nati per soffrire di Raffaele Morelli, tutta la saga di I love shopping, Cucina tipica romana: 100 ricette gajarde della Sora Lella, la raccolta di Figurine Panini annata ’71-72, i primi tre fascicoli della biografia di Berlusconi scritta da Vittorio Feltri, e la guida Michelin sugli itinerari dell’Africa». 5)«Il libro? Certo che l’ho letto. Ma anche no».