Varie, 21 maggio 2009
CALIFORNIA PER VOCE ARANCIO
«Schwarzenegger era un attore di film d’azione. Dopo questa sconfitta può prepararsi a un film del genere apocalittico»: così il politologo John Pitney ha commentato la notizia che il 19 maggio i cittadini della California hanno respinto ad ampia maggioranza gli interventi fiscali coi quali il governatore e il Parlamento dello Stato avevano deciso di colmare il deficit di bilancio. Il ricorso al referendum era stato deciso dopo che il deficit della California era stato stimato in 42 miliardi di dollari, una cifra che equivale al bilancio di dieci Stati Usa. Tra le misure rifiutate dagli elettori, la proposta di consentire la creazione di un fondo più ricco per combattere il quarto anno consecutivo di siccità, di ristrutturare le lotterie locali per consentire di chiedere alle banche denaro in prestito, di spostare i fondi raccolti con le tasse sulle sigarette dall’infanzia su altre poste di bilancio.
Per colmare il deficit, la California sarà adesso costretta a licenziare migliaia di dipendenti pubblici (soprattutto insegnanti) e a mettere in libertà molti criminali (si parla di 19mila detenuti). Stando ai sondaggi, la gente vorrebbe salvare scuola, sanità, pensioni, servizi pubblici e assistenza, tagliando oltre alle spese per le carceri solo quelle per i parchi. Il problema è che da quelle parti la crisi bancaria, immobiliare e occupazionale è ancora più grave che nel resto del Paese: nel 2008 il 40 per cento delle confische di case ai proprietari non più in grado di pagare il mutuo degli Stati Uniti è avvenuto in California; il tasso di disoccupazione ha raggiunto l’11,4% contro l’8,9 del resto del Paese. Tale è il declino che negli ultimi quattro anni il saldo dell’immigrazione è stato negativo.
Alla vigilia dei referendum era stato calcolato che una vittoria del ”no” avrebbe istantaneamente aumentato la stima del deficit 2010 da 42 a 48,5 miliardi di dollari. Secondo altre stime, grazie all’aumento delle tasse già messo in atto dal repubblicano Schwarzenegger all’inizio dell’anno (sgradito al suo partito) e al taglio delle spese (sgradito ai democratici) il deficit si sarebbe ridotto a 23 miliardi di dollari. Qualunque sia la cifra esatta, la preoccupazione è tale che a febbraio il governatore ha ordinato a tutti i dipendenti iscritti nei registri paga del Golden State di prendere due giorni al mese di aspettativa non pagata (il provvedimento dovrebbe restare in vigore fino al mese di giugno del prossimo anno). Di più: ha preso a circolare l’idea di legalizzare la vendita di marijuana tassandola di 50 dollari all’oncia (28 grammi) per un incasso annuale che secondo lo ”State Board of Equalization” potrebbe raggiungere 1,3 miliardi di dollari.
Disperatamente a caccia di soldi, Schwarzenegger vorrebbe vendere i principali gioielli immobiliari dello Stato, tra cui il penitenziario di San Quintino e il Los Angeles Coliseum: dalla vendita del primo, conosciuto in tutto il mondo anche per film e romanzi (ospita il braccio della morte per i detenuti maschi in attesa della pena capitale), il governo californiano potrebbe incassare fino a 664 milioni: situato in uno splendido scenario naturale con vista sulla baia di San Francisco, una volta ristrutturato e diviso in lotti e appartamenti potrebbe valere oltre un miliardo di dollari, addirittura il doppio quando sarà finita la crisi. Vendere il Coliseum, lo stadio che ha ospitato le Olimpiadi del 1932 e del 1984, è più complicato. Zev Yaroslavsky, presidente della ”L. A. Memorial Coliseum Commission”, va dicendo che «sarebbe come vendere la Statua della Libertà».
Oltre che lo stato più ricco e più popoloso degli Stati Uniti, la California è anche uno dei tre stati che richiedono una maggioranza di due terzi per passare un budget, col risultato che la minoranza può bloccare qualsiasi legge. Leon Panetta, ex deputato ed ex-capo di gabinetto di Bill Clinton, spiega che nel Golden State «non c’è centro»: «Non parlo del centro politico, parlo di un centro di azione. E di un centro morale». Quello del ”centro politico” è un argomento molto importante per capire la situazione californiana: gli esperti spiegano che a Los Angeles e dintorni c’è da decenni l’idea che i partiti non rappresentano piattaforme politiche e coalizioni ma semplici mezzi da usare finché non si viene eletti.
Poiché per governare la California bisogna stare al centro, l’abilità dei politici starebbe nell’individuare, elezione dopo elezione, dove sta. Questa teoria spiegherebbe perché negli ultimi novant’anni sono stati eletti undici governatori repubblicani e soltanto quattro democratici: i repubblicani, si dice, non sono mai veri repubblicani. Per i sostenitori di questa tesi non potrebbe esserci miglior esempio del caso Schwarzenegger: eletto nel 2003 con un’agenda reaganiana (giù le tasse, tagli della spesa pubblica, sostegno delle imprese private), in pochi anni il governatore si è trasformato in un progressista e adesso ama presentarsi come il campione della «post partisan politics».
Figlio di Gustav, ex ufficiale della Gestapo e funzionario di basso livello del Partito Nazionalsocialista, Schwarzenegger nacque in Austria, a Thal (vicino Graz), nel 1947. L’infanzia non fu facile. Raccontò nel 2004 al settimanale economico americano ”Fortune”: «Mi picchiavano con la cinghia. E non era un trattamento speciale, riservato solo a me. Così veniva picchiato il bambino della porta accanto, e quello della porta successiva. Era semplicemente il modo in cui stavano le cose. Molti dei bambini che frequentavo venivano spezzati dai genitori: era la mentalità austro-tedesca. Diventai un ribelle. Ogni volta che mi colpivano, ogni volta che qualcuno mi diceva ”non puoi fare questo”, io dicevo: ”Questa storia non durerà a lungo, perché io me ne andrò via da qui. Io voglio essere qualcuno. Voglio diventare ricco”».
Datosi al culturismo, Schwarzenegger divenne il più giovane Mr. Universo della storia. Negli anni non ha perso occasione per sottolineare l’importanza che il body-building ha avuto nella sua vita: «Combattere con i pesi mi ha formato, perché ha rafforzato il mio carattere. Quindi ho avuto sempre una tremenda lealtà, a causa di quello che ho imparato attraverso lo sport sul cameratismo, la determinazione a perseverare, la visualizzazione della tua vocazione e la sua realizzazione, senza ascoltare mai chi ti dice che non puoi farcela. Lotta per la tua causa, credi in te stesso. Tutto questo mi ha aiutato, perché mi ha dato la fiducia di sapere che se ce la facevo in palestra, potevo farcela anche nel mondo dello spettacolo e degli affari. I principi del successo erano gli stessi».
Arrivato ad appena 21 anni negli Stati Uniti, Schwarzenegger intraprese tra lo scetticismo generale la carriera cinematografica divenendo infine una superstar grazie a film come Conan il barbaro e Terminator. Quanto alla passione per la politica, raccontò nel 2003 a Dan Rather (leggendario giornalista della Cbs): «Sono stato introdotto alla filosofia del partito Repubblicano da Richard Nixon. Era in campagna per la presidenza contro Humphrey quando arrivai in questo Paese, nel 1968. Ascoltavo le loro discussioni e le loro conferenze stampa. Ero con un amico, che mi traduceva quello che non capivo. Quando Humphrey parlava, gli dicevo: ”Ecco, parla come un socialista austriaco”. E poi, quando parlava Nixon, rimanevo colpito: ”Aprire le frontiere? Liberalizzare il commercio? Rafforzare l’apparato militare? Ridurre il peso del governo? Abbassare le tasse? Di che razza di partito è quello?”. ”Quello è un repubblicano”, rispose l’amico. ”Allora sono anch’io un repubblicano”. Ecco come sono diventato repubblicano».
Sposato dal 1986 con la giornalista Maria Shriver, figlia di Sargent Shriver, candidato vicepresidente dei democratici per la Casa Bianca nel 1972, e di Eunice Kennedy, sorella del presidente John Kennedy, nel 2003 Schwarzenegger fu eletto governatore col 48,6% dei voti. Nell’organizzare il referendum per spodestare il democratico Gray Davis (’recall”), il suo argomento principale era stato il deficit di bilancio e la promessa di tagliare la tassa di registrazione sulle automobili che il rivale aveva triplicato con l’intento di sanare un deficit stimato all’epoca in quattro miliardi di dollari. Nel 2004 la popolarità di Schwarzenegger era tale che negli Stati Uniti prese a circolare l’ipotesi di modificare la costituzione per consentire anche ai cittadini non nati sul suolo americano di concorrere alla Casa Bianca.
In quei giorni molti ricordavano che anche Ronald Reagan prima di essere eletto presidente era stato attore e poi governatore della California. In mente quel modello, Schwarzenegger prese a portare avanti una politica iperliberista non esitando a sfidare le categorie di lavoratori più potenti (insegnanti, pompieri e poliziotti). Nonostante il suo indice di gradimento fosse sceso dal 65% del maggio 2004 al 37% del giugno 2005, il governatore indisse otto referendum su vari punti. Risultato: nel novembre del 2005 li perse tutti. Quando i più lo consideravano ormai politicamente finito, Schwarzenegger seguì il consiglio della moglie e capovolse da un giorno all’altro la sua politica lanciando un gigantesco programma di opere pubbliche e accordandosi con tutte le categorie di dipendenti pubblici che fino al giorno prima aveva combattuto.
Tra le idee che nel 2006 lo portarono alla rinascita, ci fu la promessa di migliorare l’aria respirata dai californiani obbligando le case automobilistiche e le altre industrie a rispettare standard di emissioni più severi rispetto al resto d’America. La campagna ebbe un tale successo che alle elezioni del 7 novembre 2006 Schwarzenegger stracciò (57 a 34) il candidato democratico Phil Angelides. «Adoro fare i ”sequel”», fu la sua prima battuta saputo del risultato. Adesso le cose vanno di nuovo molto male: secondo un sondaggio, il 77 per cento degli elettori è scontento della sua politica. Aveva spiegato alla vigilia del referendum Jon Coupal, presidente di un’associazione che fa lobbying sul tema delle tasse: «Penso che la risposta degli elettori sarà del tipo: ”Abbiamo sentito troppe volte indicazioni su cose che dovevano accadere e poi non sono accadute”». Il mandato del governatore scade nel 2010. In questo momento pochi scommetterebbero su una nuova puntata della saga (al Senato?).