Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 21 Giovedì calendario

VENTI STATI "IN LIZZA" PER FARSI L’ATOMICA


Uno scenario da incubo quello tracciato dal direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) collegata all’Onu, Mohamed ElBaradei: vi sarebbero almeno venti Paesi che potrebbero sviluppare un programma militare nucleare nel giro di qualche mese. A parte l’Iran, citato esplicitamente da ElBaradei in un’intervista al Guardian, non si dice quali siano gli altri Stati «potenzialmente nucleari».

Non è difficile risalire però a quei Paesi che, da diversi anni, tentano di munirsi di ordigni atomici. Fra questi anche alcuni ”Stati canaglia”, come la Siria. Nel settembre del 2007 gli israeliani hanno bombardato il sito di Deir ez-Zor, considerata una delle centrali del programma nucleare di Damasco. Sembra che il regime siriano si sia rifornito in Nord Corea delle tecnologie necessarie per costruire l’atomica. Proprio la dinastia comunista nordcoreana è da tempo sospettata dalla comunità internazionale di avere testate balistiche nucleari, puntate contro la Corea del Sud, il Giappone e persino gli Stati Uniti. Non è mistero inoltre che l’Iran, con la complicità russa, stia sviluppando a sua volta un programma nucleare nominalmente pacifico, ma in realtà con finalità belliche. Il suo obiettivo, come per la Siria, è Israele, che è infatti in prima linea nel tentativo di smantellare i programmi nucleari di Damasco e Teheran. Ma anche Stati da sempre alleati con l’Occidente avrebbero la volontà di avere la loro atomica, non senza rischi per la stabilità nell’area. Come l’Arabia Saudita, in funzione anti-iraniana. Per ora i tentativi sauditi sono stati frenati dall’amministrazione statunitense. Domani si vedrà.

Una nuova era atomica quindi è alle porte. Dopo la guerra fredda, altri conflitti potrebbero scatenarsi: Stati islamici sunniti (come l’Arabia Saudita) contro Stati islamici sciiti (come l’Iran), terroristi talebani con ”bombe sporche” rubate ai pakistani, contro obiettivi occidentali in Afghanistan o in India, missili nordcoreani sparati contro il Giappone. Tutti contro tutti. Una «bomba ad orologeria», come ElBaradei definisce la situazione attuale. A poco servono le rassicurazioni iraniane sull’uso civile del nucleare, le marce indietro dei sauditi, i silenzi dei siriani. Soprattutto il Medio Oriente è sempre più una polveriera, pronta ad esplodere in ogni momento. «Viviamo in un mondo dove le armi nucleari - ha spiegato ElBaradei - aumentano il potere degli Stati e forniscono un’assicurazione contro qualsiasi attacco». La diffusione delle armi atomiche potrebbe aumentare poichè i Paesi che producono uranio arricchito e plutonio hanno le conoscenze necessarie per crearle in poco tempo. Il pericolo incombente più vicino ovviamente (ElBaradei ne parla con notevole preoccupazione nell’intervista al Guardian) è il Pakistan. La possibilità che tecnologie militari nucleari finiscano in mano ai talebani, che stringono d’assedio Islamabad, spaventa le cancellerie di mezzo mondo. Così le armate di bin Laden, legate alle milizie degli studenti coranici pashtun, potrebbero veramente ottenere una ”bomba sporca” da lanciare contro bersagli occidentali a Mumbai come a Londra o a Madrid.

Infine c’è il versante economico. Il direttore dell’Aiea ha parlato di «200 casi all’anno di traffico illecito di materiale nucleare». Con la grande incognita di dove finisce tale materiale.