Marina Verna, La stampa 21/5/2009, 21 maggio 2009
”MIGLIAIA DI BAMBINI ABUSATI DAI RELIGIOSI”
Picchiati, violentati, umiliati dai preti e dalle suore che avrebbero dovuto occuparsi di loro. E’ successo, dagli Anni 30 alla fine degli Anni 90, a 39 mila bambini rinchiusi negli istituti correttivi d’Irlanda. Bambini che rubacchiavano, marinavano la scuola o semplicemente erano orfani o venivano da ambienti «disfunzionali» - dizione sotto la quale si nascondevano per lo più ragazze madri. Un rapporto della «Child Abuse Commission», la Commissione sugli abusi che ha condotto la più grande indagine della storia sugli istituti in mano agli ordini religiosi irlandesi, interrogando 2.500 ex allievi di oltre cento istituzioni, inchioda dopo nove anni di ricerche «centinaia» di preti e di suore cattolici.
Il rapporto - cinque volumi per 3.500 pagine presentati ieri a Dublino - è il seguito di uno studio del 2003, che aveva raccolto le testimonianze di 700 uomini e donne, «picchiati in ogni parte del corpo con ogni tipo di oggetto» o «violentati, alcuni da varie persone contemporaneamente». A fare scoppiare lo scandalo era stato un documentario tv della fine degli Anni 90, quando era stato chiuso l’ultimo di questi istituti: per la prima volta emergeva la lunga storia delle violenze sui minori nelle istituzioni gestite da ordini religiosi. Sull’onda dello sdegno, nel 2000 l’allora premier Bertie Ahern aveva voluto creare una commissione d’inchiesta.
Nelle istituzioni pubbliche per soli maschi - riformatori, orfanotrofi, scuole per ragazzi difficili, case per disabili - le violenze erano «endemiche», secondo la definizione del giudice che ha coordinato il rapporto, Sean Ryan. Le scuole «venivano gestite in un modo severo e irreggimentato che imponeva disciplina oppressiva e irragionevole sui bambini, ma anche sul personale». Le ragazze affidate alle suore, soprattutto alle Sorelle della Misericordia, subivano meno abusi sessuali, ma erano sottoposte ad aggressioni e umiliazioni per farle sentire «inutili».
C’erano poi pestaggi «rituali» e atti di pedofilia, i cui autori erano protetti da una rete di connivenze e omertà: il rapporto accusa esplicitamente i responsabili degli ordini religiosi, che mai hanno denunciato i pedofili che erano tra loro, evitando loro il carcere. Ci sono accuse anche agli ispettori governativi, che regolarmente chiudevano gli occhi.
Per la commissione, le testimonianze di uomini e donne ancora traumatizzati, che oggi hanno tra i 50 e gli 80 anni, mostrano come l’intero sistema li trattasse da carcerati e schiavi, anziché da persone titolari di diritti. «Questi riformatori e scuole speciali erano sotto un controllo rigido attuato con punizioni corporali. La durezza del regime è stata inculcata da varie generazioni di preti, suore e confratelli. Quello era il sistema, e non il risultato di violazioni individuali da parte di persone che operavano fuori dai confini legali e accettabili», afferma lo studio.
John Kelly, portavoce dell’associazione «Sopravvissuti agli abusi infantili», ha detto che molte di queste scuole erano «gulag, non luoghi d’accoglienza». A volte gli ospiti erano costretti a fabbricare gli strumenti per la propria tortura. Dovevano lavorare senza mai vedere un soldo: «Facevamo vestiti che facevano guadagnare gli ordini religiosi e lo Stato». Kelly, che ricorda come si venisse buttati giù dal letto per essere frustati, era stato ospite di una ex caserma: «Non ero John Kelly, mi chiamavano con un numero, il 253, non me lo dimenticherò mai». Per molte vittime, però, il rapporto non fa abbastanza, perché si limita a confermare che le violenze ci furono, senza chiedere giustizia.