Paolo Collonnello, La stampa 21/5/2009, 21 maggio 2009
NICOLETTA, LA GIUDICE FEMMINISTA
Si racconta che un giorno, durante un dibattimento dai toni vivaci, il presidente Nicoletta Gandus per ristabilire l’ordine in aula, batté forte la mano sul tavolo e poi, nell’improvviso silenzio degli avvocati, sillabò: «Signori, in altri tribunali questo potrebbe anche essere considerato oltraggio alla... corta!». Il riferimento era ovviamente alla sua statura, quella di una donna piccola e gracile ma dalla tempra d’acciaio. E dalla verve spumeggiante che ieri però ha dovuto reprimere in un riserbo più che mai controllato.
Dunque nisba: nessuna battuta, nemmeno mezza frase per rispondere o commentare la valanga di contumelie e accuse che le piovevano dai banchi del centrodestra, Berlusconi in primis. E’ stata difesa dall’Anm. Ci penserà forse il Csm aprendo una pratica a tutela. Lei di sicuro, giudice estensore della sentenza che ha fatto infuriare il presidente del Consiglio, ne non avrà fatto un dramma: già quando nel giugno dello scorso anno venne ricusata dai legali del premier, con l’accusa di essere una super-«toga rossa» e dunque politicamente nemica, attese tranquillamente e senza commenti di alcun tipo la decisione della corte d’appello. Che respinse le argomentazioni del Cavaliere, proprio mentre dal Csm le arrivava la nomina definitiva a presidente di sezione per «le rinomate doti di equilibrio, indipendenza e imparzialità». Tutto il contrario di quanto sostenuto da Berlusconi e il centrodestra. A scrutare il giudice Gandus, in un’ordinaria giornata di follia politico-giudiziaria, si poteva cogliere tutt’al più un vago senso di rilassatezza per essersi finalmente sgravata di un processo così ingombrante, festeggiato con un lungo caffè al bar del Palazzaccio, in compagnia del procuratore aggiunto Bruti Liberati.
Così anche ieri mattina, sebbene il suo nome campeggiasse, e non sempre in maniera lusinghiera, sulle prime pagine dei giornali, il piccolo giudice «di ferro» Gandus, 58 anni e una carriera senza sconti, è salita sullo scranno del pretorio nell’aula della decima sezione penale di buon mattino al pian terreno di Palazzo di giustizia, il suo territorio. «Sempre stata ai piani bassi, io...». E in rapida successione ha presieduto ben tre processi. Il primo a un ragazzino che aveva spacciato droga, cui ha concesso la condizionale rimandandolo dai genitori con predicozzo allegato. Il secondo a un egiziano che si era attaccato abusivamente alla corrente del suo condominio e che è stato assolto. Il terzo, pieno di nomi della buona società, per una serie impressionante di truffe nel mondo dell’arte che richiederà un buon numero di udienze.
«De sinistra» lo è sempre stata, Nicoletta Gandus. E non lo ha mai negato: anima storica di Magistratura Democratica ma con un piglio da «spirito libero» che le è sempre stato riconosciuto anche da chi stava su posizioni opposte alle sue. L’impegno politico non le impedì, ad esempio, di assolvere il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni nel 2005 da una pesante accusa di corruzione, abuso d’ufficio e favoreggiamento nella vicenda della discarica di Cerro Maggiore, che vedeva tra i protagonisti, giusto per fare un nome, Paolo Berlusconi (che invece patteggiò versando un risarcimento di 50 miliardi di lire). Ma più ancora, Nicoletta Gandus è considerata una «femminista» ante litteram, sostenitrice della Carta Costituzionale. Un impegno civile che è stato analizzato, catalogato e infine riepilogato direttamente nell’atto di ricusazione che adesso il presidente del Consiglio ha ripescato per tratteggiarla come «una nemica».