Maurizio Molinari, La stampa 21/5/2009, 21 maggio 2009
IL SUMMIT DEI SUPER-RICCHI
C’è la recessione globale, dobbiamo pianificare il futuro, vogliamo sentire cosa ne pensano i leader della finanza e della filantropia». Con questa scarna lettera il guru dei mercati Warren Buffett e il fondatore di Microsoft Bill Gates hanno convocato in segreto nella President Room della Rockefeller University di New York un club esclusivo che si riunisce una volta ogni cento anni: a comporlo sono quel pugno di americani che navigano, letteralmente, nei dollari e possono dunque condizionare l’andamento dell’economia nella nazione più ricca dell’intero Pianeta.
L’ultima volta che qualcosa del genere è avvenuto risale al 1907 quando il banchiere John Pierpont Morgan riunì nel proprio studio privato di Manhattan i maggiori finanzieri degli albori di Wall Street per discutere come calmare il dilagante panico economico dell’epoca. Visto che i timori odierni sono assai maggiori e l’intero sistema finanziario americano rischia il crollo Buffett, Gates e Rockefeller, nelle vesti di blasonato padrone di casa, hanno pensato di ripetere l’evento esclusivo.
La parte più difficile è stata la logistica: riuscire a far arrivare in segreto nello stesso posto, alla stessa ora, nel bel mezzo di Manhattan, tutti i super-vip facendo coincidere calendari che si estendono su cinque continenti e senza farsi vedere da neanche una telecamera ha messo a dura prova la tempra degli organizzatori. Ma tutto è filato liscio e martedì 5 maggio, alle 3 del pomeriggio in punto, seduti attorno al tavolo con vista sull’East River si sono così ritrovati i contemporanei equivalenti dei membri del club di JP Morgan.
I loro nomi descrivono un ammontare di denaro - e dunque di potere - difficile da quantificare. I coniugi Bill e Melinda Gates e Warren Buffett sono per la classifica di «Forbes» i più abbienti del Pianeta - vantando rispettivamente beni per almeno 57 e 37 miliardi di dollari - la stella tv Oprah Winfrey è titolare di un impero editoriale da 2,7 miliardi di dollari, il sindaco di New York Michael Bloomberg siede su un patrimonio di 20 miliardi, il fondatore della Cnn Ted Turner regalò senza battere ciglio uno dei suoi 2,3 miliardi all’Onu, George Soros, che di miliardi ne ha 11, è il principale rivale di Buffett a Wall Street e David Rockefeller è il banchiere discendente della famiglia che ha contributo a disegnare le fondamenta dell’economia americana. Altrettanto ricchi ma forse meno noti gli altri invitati alla riunione a porte chiuse: i finanzieri Eli e Edythe Broad con una fortuna di 5,2 miliardi; John Morgridge, ex presidente di Cisco, con la moglie Tashia; Peter Peterson, presidente del Blackstone Group; Julian Robertson, fondatore di Tiger Management Corporation; Patty Stonesifer, ex presidente della Fondazione Gates.
I singoli invitati hanno preso la parola rispettando al secondo il tempo fissato di 15 minuti a intervento. Ne è scaturito alla fine un breve dibattito e poi tutti sono tornati in fretta ai propri numerosi impegni tenendo fede al patto di non rivelare nulla di quanto avvenuto. Il segreto assoluto ha resistito fino a quando il sito Irishcentral.com ha pubblicato la testimonianza anonima di uno dei partecipanti che ha descritto l’intervento di Gates come «il più efficace», quello di Buffett come «molto incisivo» e Turner «senza peli sulla lingua» aggiungendo che la disinibita regina dei talk show Oprah Winfrey «ha invece preferito ascoltare». Ma anche la gola profonda del Web non ha svelato nulla dei contenuti della misteriosa tavola rotonda, come non ha suggerito spiegazioni del perché l’unico a mancare all’appello fosse il conservatore Rupert Murdoch, fondatore della News Corporation. In una nazione dove ogni ateneo ha le proprie sette segrete e i gruppi di potere fanno a gara nel riunirsi in associazioni dai nomi esoterici la fuga di notizie ha scatenato i reporter investigativi e il tam tam di gossip sul Web ha dato vita a teorie cospirative sul un presunto «patto fra ricchi per salvare i propri soldi dalla recessione».
Per tentare di calmare le acque è sceso in campo Stacy Palmer, direttore del «Chronicle of Philantropy» assicurando alla tv Abc di sapere che «l’incontro è avvenuto per stabilire un nuovo approccio alla filantropia globale» dando vita ad un «evento senza precedenti» avvalorato dal fatto che i co-invitati sommano dal 1996 donazioni benefiche per oltre 70 miliardi di dollari. Bob Ottenhof, presidente del gruppo «Guidestar» che tiene sotto controllo le attività delle maggiori associazioni no-profit, ammette però che «questo tipo di incontri non avvengono spesso perché è molto difficile per i maggiori enti filantropici lavorare assieme». Come dire, forse hanno davvero parlato di come «donare meglio e di più per aiutare l’umanità» a dispetto della recessione ma non si può escludere che i motivi dell’insolita riunione siano stati anche altri: dalla volontà di scambiarsi idee e informazioni sull’evoluzione della imprevedibile crisi finanziaria alla possibilità di operare assieme per sfruttare i vantaggi del momento fino allo scenario di una mobilitazione collettiva di sapore patriottico per scongiurare che un’America a prezzi stracciati possa venire acquistata da imprenditori di Paesi non troppo amici.
Quali che siano stati contenuti del summit segreto fra i Paperoni di inizio secolo non c’è dubbio che forse qualcosa è già arrivato alle orecchie del presidente Barack Obama. Visto che Oprah è una sua fan dichiarata, oltre ad essere buona amica della moglie Michelle.