Paolo Berizzi, la Repubblica 21/5/2009, 21 maggio 2009
SIGNORINE, IL CATALOGO E’ QUESTO
Poi magari scopri che lato A e lato B hanno anche un´accezione meno plastica. Perché tutta la vita in un book non è (sempre, solo) un gioco da ragazze. Sono richieste, va detto, grinta da rapace e tempra leonina, unite a un non dilazionabile spirito di sacrificio. Dopodiché se all´"aspetto gradevole" si aggiunge una buona stella, l´aspirante modella-velina-attrice-ballerina - insomma, la ragazza del book - non si offende per niente. Ma la partenza è uguale per tutte. Un sogno formato 24 x 30, carta patinata, rilegatura ad anelli. Cinque foto la versione basica, trenta quella professionale, e se c´è da ritoccare, smussare, celare, appiattire, migliorare, non c´è problema: si photoshoppa alla grande. Coi suoi filtri taumaturgici il Photoshop, lo ammettono tutti, è oggi il sale necessario del book fotografico, ovvero il biglietto da visita di ogni ragazza che, inseguendo una carriera avvitata sulle sue qualità meno intellettuali, aspira a entrare nel mondo delle celebrities.
Partono tutte da lì. Le aspiranti veline modelle e attrici iniziano sempre con un servizio fotografico. Da 5 a 30 scatti: il book è il loro biglietto da visita. Costa più o meno 500 euro ma le agenzie-truffa (e ce ne sono un migliaio) ne chiedono anche tremila Senza assicurare il successo
Le giovanissime difendono quei clic: solo così puoi dimostrare quello che vali davvero
Corrette dalla tecnologia digitale "sembrano tutte delle bambole" Dall´età indefinita
Top model o riempipista di programmi di seconda fascia, poco importa: le galline dalle uova d´oro, come le bellezze da reality coatto, esistono prima di tutto perché sono un "libro". Il libro della loro vita. Ho il book, dunque sono. Se ho il book lavoro. Se lavoro, chissà, prima o poi sfondo. « come se fosse un diploma» ragiona Bob Krieger, che col suo obbiettivo ha raccontato la nascita del prêt-à-porter italiano e ritratto l´Italia vip. Ma «per capire se una ragazza è fotogenica e funziona basta una foto tessera, non occorrono mille diavolerie».
Milano. Palazzo in zona Fiera. Targa sulla porta: "woman casting". Open space pieno di fotografie e pareti di vetro, via vai di scouter - i cacciatori di donne da passerella, girano il mondo, da Casoria a Miami, se madre natura è stata particolarmente generosa ti fermano per strada e ti propongono un test fotografico - e booker - i selezionatori dei casting. E poi loro, le ragazze. Magrissime, parole pochine perché non sono qui per questo: il carattere, se ne hai, lo dimostri strada facendo.
«Molte mollano quando capiscono che non è un mestiere facile, che non bastano due scatti per diventare la Bellucci, né una madre o un padre ossessivi che investono queste ragazze di una missione: diventare qualcuno per far campare tutta la famiglia». L´agenzia è una delle più antiche e blasonate di Milano: sforna indossatrici e modelle dal ´67. Daniela Pedrini ne gestisce un centinaio. Pile di book, ogni giorno. Dice che con la tivù preferisce averci poco a che fare. Parla delle "clienti". «Sono sempre più giovani: 15, 16, 17 anni. Le famiglie delle italiane ti tolgono il respiro. Madri e fidanzati ci stanno addosso. Chiamano, insistono. Fatto il book, danno per scontato che la strada per le loro ragazze sia in discesa... E lì restano scottate. Puntano alla televisione; lo schema più gettonato è quello della velina. Visione sempre meno internazionale e sempre più localistica. Le straniere, molte, le veline non sanno nemmeno chi siano. A loro interessa la passerella».
Tutte camminano su un terreno insaponato che potrebbe portarle a diventare una "mosca bianca": da questo stanzone sono passate Monica Bellucci e Claudia Schiffer, Alena Seredova e Filippa Lagerback, la "cuoca" televisiva Elisa Isoardi e l´Alessia Piovan de "La ragazza del lago" (il film di Andrea Molaioli, con Toni Servillo). Ognuna col suo portafoto rigido personalizzato. «Se hai un bel viso si punta su quello, altrimenti si valorizza il corpo». Ma il problema vero, per le esordienti, è un altro: a chi affidarsi.
un mare grande, il bookificio Italia. Le circa venti agenzie moda-spettacolo-tv ultrareferenziate (il circuito è Milano, Roma, Bologna, Firenze) galleggiano su una superficie sotto la quale si estende un fondale melmoso: almeno un migliaio di altri "approdi" dei quali non è facile certificare la serietà. Molte agenzie hanno siti Internet a scomparsa, proposte ambigue, un numero di cellulare e stop. Alcune nascondono truffe. la giungla dei "privati": agenti semiprofessionisti, fotografi e fotoamatori, selezionatori. Strane dinamiche, e in rapida evoluzione, regolano le increspature di questa vasca piena di squali: agenzie che prima cannibalizzavano il mercato, soprattutto televisivo, genere reality, sono oggi decisamente ridimensionate. Altre sono sbocciate e prosperano, addirittura costole o emanazione diretta di importanti programmi del piccolo schermo. Ma le tappe da superare, quelle, restano identiche. In principio è il test fotografico: 70-100 scatti da cui se ne tirano fuori due o tre. «Se la ragazza vale qualcosa lo capisci già da lì», spiega Domenico Zambelli, storico assistente di Simona Ventura, uno che il mondo dello showbiz lo conosce bene e che le ragazze in formato 24 x 30 ha imparato a radiografarle: «Un´agenzia seria gli scatti non te li fa nemmeno pagare. Ti detrae i costi di stampa dai primi lavori. Le ragazze che pagano mille o 3 mila euro alle agenzie-truffa di solito vengono da ceti medio bassi. Hanno genitori fagocitanti, che spesso sono la loro sfortuna». A osservarle "in pagina", corrette dalla tecnologia digitale, «sembrano tutte delle bambole». Chi ha 17 anni ne dimostra dieci in più. Chi ne ha 27 sembra una diciassettenne.
Guai a chiamarle Noemi, le aspiranti famose: non che si offendano, è che adesso non ne trovi una che non ti dica «non ho santi in paradiso» né "papi" influenti. «Voglio arrivare con le mie forze», chiosa Beatrice Maestrini, età tra i 20 e i 25 («la prima regola è non rivelarla mai»), laurea in scenografia e un fidanzamento con Pieraccioni. Donna spot, tra pochi giorni sarà un´archeologa nel film di un regista esordiente. «Ci sono associazioni a delinquere che ti chiedono 5 mila euro per un book e un provino. A 16 anni una mia amica mi portò in un´agenzia a Firenze: un sottoscala. Ho girato i tacchi. Sono loro che devono investire su di te. Se paghi vuol dire che c´è sotto qualcosa». Molte restano impigliate nella rete. Book, minibook, test fotografici, calendari, minicalendari. Agenzie che acchiappano in Internet. Nomi ammiccanti, inglesismi, iperboli linguistiche a ribadire che stai per salire sul più "esclusivo" dei trampolini. A stare bassi, si va da 250 euro per un test ("consulenza d´immagine/stylist", "possibilità di trucco ed acconciatura a vostra cura") a 600 euro per un book ("250-300 scatti con fotografo professionista", "locations a scelta"). Le tariffe lievitano quando di mezzo ci sono altri filtri, altri anelli da "oliare": il pierre, l´amico dell´amico, il fotografo che vanta entrature televisive.
Isabella De Candia viene da Molfetta, ha 23 anni e dice che essendo troppo bassa per sfilare (1,72) fa solo fotografie. Della televisione, giura, non gliene può importare di meno. «Non mi attrae». Scantona dalla retorica del "lavoro a scadenza", "fino a che il corpo me lo permette". Rivendica uno spirito corporativo: «Sì, sono una ragazza del book. Queste foto diventano parte di te. Ti accompagnano per tutta la giornata. Il book racconta quello che hai fatto. Non si scappa, non puoi barare». Oltre alle misure della vita e dei fianchi, oltre all´altezza, al colore degli occhi, ai tatuaggi, nel mazzo di foto che parlano a nome di un corpo che può diventare un affare c´è anche molto altro: dietro i posati scolpiti al computer ci sono le aspirazioni, ora ben riposte, ora velleitarie, di ragazze che si giostrano tra l´alto e il basso. Professioniste-bambine che combattono contro un brufolo o una smagliatura (ma c´è sempre il Photoshop), che riemergono sfiancate dalle palestre pronte per cereali, verdure bollite e petto di pollo. Che rimbalzano da un casting all´altro, sperando di centrare quello della vita. A volte però danno molto per scontato. «La cosa più preoccupante è la mentalità: faccio un lavoro in cui non devo faticare. Perché per diventare ricca mi basta essere bella, un book e sono a posto...», conclude Zambelli. qui che lato A e lato B aderiscono, e allora il gioco da ragazze può diventare molto meno divertente.