Paolo Giordano, Il Giornale 21/05/2009, 21 maggio 2009
D’altronde c’è da capirli: non ce la fanno più. Noel e Liam Gallagher hanno formato gli Oasis nel 1991 ma la band non è mai riuscita a diventare maggiorenne
D’altronde c’è da capirli: non ce la fanno più. Noel e Liam Gallagher hanno formato gli Oasis nel 1991 ma la band non è mai riuscita a diventare maggiorenne. Per carità, hanno lanciato il brit pop, una macedonia musicale di enorme successo che umilmente mescola Beatles e Jam. Risultato: sessantacinque milioni di dischi venduti e chiare influenze su quasi tutti i gruppi rock degli ultimi dieci anni. Però loro due sono ancora lì che litigano come adolescenti brufolosi anche se uno, Noel, compie 42 anni tra pochi giorni e l’altro, Liam, a settembre ne festeggia 37 e insomma di vita vissuta alle spalle ne hanno a sufficienza per smetterla con i dispettucci. Eppure. Sono diventati praticamente i Sandra e Raimondo di quel rock che è la loro salvezza: quando lo suonano come in Dig out your soul dell’anno scorso, non fanno prigionieri. Dal vivo, poi, meritano applausi anche perché, diciamola tutta, sono musicisti grezzi ma appassionati e la musica è proprio la loro tazza di tè, per dirla all’inglese. Però, appena staccano l’amplificatore, i prigionieri diventano loro: delle loro cabarettistiche differenze caratteriali. Qualche volta, e va bene, avranno pure esagerato a scopi promozionali, ma anche Tantalo si sarebbe stufato se avesse dovuto inventarsi litigi, insulti, scazzottate e abbandoni per quasi diciott’anni. Qualche settimana fa Noel ha detto papale papale: «Liam non ha mai voluto venire a vedere mio figlio, ha visto solamente delle sue foto. Uno non avrebbe voglia di avere un tipo come lui in casa, visto come si rivolge alla gente. villano, arrogante, pigro e fa spaventare la gente: è una persona sempre arrabbiata». Fin qui, tutto in regola: la notizia sarebbe, al contrario, se Noel avesse detto quant’è bravo il suo fratellino. Però, finito lo sfogo, ha aggiunto: «Prima che faremo un altro disco, saranno passati cinque anni». In poche parole, visti i tempi bulimici che hanno bisogno di musica nuova ogni tre per due pena il dimenticatoio, è la fine degli Oasis. Magari si riuniranno, magari faranno un altro disco. Ma la loro forza creativa è al capolinea. Se poi si va sulla loro pagina di MySpace, www.myspace.com/oasis, e si legge quanto ha appena scritto Noel durante la loro tournée in Sudamerica («Stiamo attraversando un pessimo momento»), allora il gioco è fatto: bye bye Oasis. E dire che è il loro momento, per lo meno dal vivo. I biglietti per il tour europeo sono stravenduti e nella loro città, Manchester, il loro concerto ha addirittura obbligato il sindaco a chiudere i seggi per le elezioni europee: troppo pubblico e troppe difficoltà per raggiungere le urne. Insomma, è per questo che lo show di Milano del 30 agosto, l’ultimo della tournée, rischia di essere il loro capolinea perché, dopo i bis, gli Oasis se ne andranno in vacanza e chissà se torneranno. Intanto Noel ha lanciato una linea di abbigliamento che, con la sua proverbiale simpatia, ha presentato così: «Se i miei vestiti piacciono alla gente, bene. Se non gli piacciono, fa niente». E Liam? Grugnisce, dopotutto è il padre di tutte le rockstar antipatiche. E anche un po’ viziate. Nei camerini pretende ogni ben di dio, naturalmente vietato ai minori. Esempio: 24 lattine di birra Guinness, cinque bottiglie di vino di qualità, cinque bottiglie di Pinot grigio, dieci pacchetti di Marlboro Lights, 6 lattine di Red Bull, tre di vodka e una di whisky, rigorosamente irlandese. Dopodiché, vai con il grande rock. E con i litigi, ça va sans dire.