Sissi Bellomo, ཿIl Sole-24 Ore 21/5/2009;, 21 maggio 2009
PETROLIO AI MASSIMI SEMESTRALI - I
risparmi di carburante promessi dalla Casa Bianca sono ancora un lontano miraggio per i mercati petroliferi:l’annuncio di standard più severi per l’efficienza degli autoveicoli non ha avuto alcun influsso sulle quotazioni di greggio e benzina, ieri saliti ai massimi da sei mesi. Il Wti in particolare è volato fino a 62,26 dollari al barile, per poi chiudere a 62,04 (+3,2%). La riduzione della domanda di greggio legata al piano auto di Obama, del resto, non sarà immediata: Energy Security Analysis stima che ci sarà un risparmio di 350mila barili al giorno entro il 2016 e di 750mila entro il 2020. Mentre ieri a spingere i prezzi c’erano motivazioni molto più impellenti, a cominciare dalle difficoltà delle raffinerie Usa, che in questo periodo dell’anno, a pochi giorni dall’avvio della driving season,
non hanno mai lavorato così a rilento da almeno una trentina d’anni: per il dipartimento dell’Energia (Doe) gli impianti la settimana scorsa hanno utilizzato l’81,8% della capacità (-1,9%) e la situazione potrebbe peggiorare, poiché questa settimana altre due raffinerie si sono fermate a causa di incendi.
Non sorprende più di tanto che le scorte di benzina si siano ridotte di 4,3 milioni di barili. Anche perché, per la prima volta da tre settimane, la domanda di questo carburante ha rialzato la testa, portandosi a 9,23 mbg (+0,32 mbg), il massimo dalla fine di agosto 2008. Un segnale incoraggiante per la salute dell’economia americana,a meno che il dato non sia stato " gonfiato" da un eccesso di rifornimenti da parte dei distributori in vista del lungo week-end del Memorial Day.
Le statistiche del Doe riferiscono inoltre di un aumento degli stock di distillati (+0,6 mb) e di un ulteriore ampio calo delle scorte di greggio. Il livello di queste ultime ”che si sono ridotte di 2,1 mb a 368,5 mb – è tuttora superiore del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma è comunque possibile che la tendenza all’accumulo di scorte stia cominciando a scemare: altro elemento che, se confermato, potrebbe fornire un sostegno più solido e prolungato ai prezzi del greggio, finora trainati al rialzo soprattuto dal rally delle Borse.
Un barile stabilmente più caro di 60 $ rischierebbe di tagliare le gambe alla ripresa. Ma forse farebbe ripartire gli investimenti per sviluppare l’offerta di idrocarburi: l’Agenzia internazionale per l’energia (si veda a pagina 8) stima che tra ottobre e aprile siano stati cancellati o rinviati progetti per almeno 170 miliardi di dollari, equivalenti a 2 mbg di nuove forniture.