Paola Bottelli, ཿIl Sole-24 Ore 21/5/2009;, 21 maggio 2009
VERSACE, SI PROFILA UN DIVORZIO TRA DONATELLA E DI RISIO
Anziché al classico settimo anno, alla maison Versace la crisi arriva al quinto. Secondo quanto risulta al Sole 24 Ore, è inaspettatamente giunto al capolinea il finora felice sodalizio professionale tra l’amministratore delegato Giancarlo Di Risio, che ha gestito il complesso turnaround economico-finanziario dell’azienda,e Donatella Versace. Che nella Medusa ricopre un triplice ruolo: non soltanto direttore creativo, ma anche socio al 20% ( il fratello Santo, presidente, ha il 30%) e madre dell’azionista di riferimento,Allegra Versace Beck.
Proprio Allegra aveva sostenuto la nomina del top manager quando nel 2004, raggiunta la maggiore età, aveva preso possesso del pacchetto azionario lasciatole in eredità dallo zio Gianni Versace, tragicamente ucciso nel luglio 1997 a Miami.
Tra la stilista e Di Risio, entrambi 53enni, sarebbero forti i contrasti sulle strategie dell’azienda, inclusa la necessità di continuare a tenere sotto strettissimo controllo i costi. Indispensabile anche nel magico mondo del lusso, alle prese con una crisi difficile da combattere anche per i big brand.
Nell’ultimo quinquennio, è stato Di Risio a gestire il delicato passaggio generazionale se così si può definire - per uno dei marchi storici della moda made in Italy. Dopo la morte di Gianni, infatti, l’azienda aveva vissuto anni di gravi difficoltà e le banche creditrici avevano iniziato a mostrare segni di insofferenza, mentre non pochi fashion editor lamentavano la perdita sulle passerelle di quella connotazione stilistica che aveva reso celebre nel mondo il talento dello stilista scomparso.
Di Risio si è dunque applicato con rigore, sempre in perfetta simbiosi con Donatella, a ricostruire le strategie: dalla produzione alla distribuzione, dall’immagine allo stile e al retail. Non esitando a vendere in numerose aste di successo il vero e proprio tesoro di opere d’arte raccolto da Gianni per fare cassa.
L’ultimo esercizio, a dispetto della congiuntura, si è chiuso con ricavi a 336 milioni di euro, in aumento dell’8,2% a cambi correnti, e con un utile operativo di 25,6 milioni (in linea con il precedente), mentre l’utile netto è sceso a 9 milioni dai precedenti 13 ( dopo operazioni non ricorrenti). Sorprende, dunque, la fine repentina dell’idillio. O forse, in realtà, repentina non è stata. Chissà che, sullo sfondo, per il top manager non ci siano imminenti nuovi incarichi di prestigio nel lusso.