Alberto Toscano, il Giornale 21/05/2009, 21 maggio 2009
Le frasi «Io studio alla Sorbona» e «Io insegno alla Sorbona» erano fino a ieri considerate come una dimostrazione d’eccellenza per studenti e docenti
Le frasi «Io studio alla Sorbona» e «Io insegno alla Sorbona» erano fino a ieri considerate come una dimostrazione d’eccellenza per studenti e docenti. Da domani potrebbero suscitare solo ironici sorrisetti. La vecchia università - risale addirittura al XIII secolo e all’opera del teologo Robert de Sorbon - ne ha viste di cotte e di crude. Ma stavolta rischia d’essere davvero in ginocchio di fronte a una contestazione studentesca che dura dall’inizio dell’anno accademico e che negli ultimi quattro mesi non ha praticamente conosciuto sosta. Nel mirino dei gruppi studenteschi più politicizzati, animati soprattutto dal forte movimento trotzkista del giovane leader Olivier Besancenot, c’è soprattutto la «legge Pécresse» (dal nome della ministra dell’Università e della Ricerca Valérie Pécresse), che istituisce l’autonomia degli atenei. In pratica le università francesi potranno organizzarsi in modo più indipendente e andare a caccia dei migliori docenti un po’ come fanno oggi nella stessa Francia le Grandes écoles (che sono la vera élite dell’istruzione superiore) e naturalmente gli atenei privati. Apriti cielo. Per una parte degli studenti e dei docenti transalpini una scelta del genere significa abdicare alle missioni del servizio pubblico. Le polemiche politiche infuriano ormai da oltre un anno, ma adesso i nodi vengono al pettine: una buona metà delle università transalpine, a cominciare proprio dalla Sorbona, hanno buttato via gran parte del proprio tempo. Gruppi di studenti hanno bloccato per mesi gli accessi agli atenei o hanno disturbato le lezioni. Una parte dei docenti se ne tornavano tranquillamente a casa. Quando gli studenti non contestatori, decisi a seguire i corsi universitari, riuscivano a entrare negli atenei (com’è accaduto questa settimana a Saint-Etienne), trovavano solo aule vuote e non potevano fare altro che andarsene. Adesso i nodi vengono al pettine. I circa 24 mila allievi potrebbero chiedere il rimborso di una parte delle tasse se l’ultimo semestre non dovesse essere valido e le iscrizioni per il prossimo anno sono a rischio (il calo potrebbe raggiunger quota 25%). I gruppi di contestatori della Sorbona chiedono che la ministra Valérie Pécresse, il ministro dell’Educazione nazionale Xavier Darcos e il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy (vero bersaglio delle contestazioni) regalino a tutti gli studenti una sorta di «sei politico istituzionalizzato». In pratica si dovrebbero tenere esami-farsa, destinati a consentire agli studenti delle facoltà semiparalizzate di avanzare comunque nel loro cursus accademico. Un’ipotesi del genere costituisce l’ultima mazzata al già malconcio prestigio della Sorbona, ossia alla fama di un polo accademico parigino che già da decenni è stato diviso in varie sedi universitarie, con sigle diverse tra loro. Secondo il quotidiano Le Figaro, la Sorbona sarebbe impantanata nelle paludi di una crisi molto più grave di quanto credono gli studenti che la frequentano e i docenti che vi insegnano. Varie università internazionali starebbero pensando di ridimensionare la loro collaborazione col più celebre ateneo francese. Intanto i responsabili della Sorbona cercano di rilanciare il mito affidandosi a corsi di formazione nel settore del giornalismo, ma la Francia già pullula di scuole di giornalismo. Secondo alcuni insegnanti della Sorbona, le cose rischiano di andare persino peggio che nel maggio di quarant’anni fa, ai tempi del celeberrimo Sessantotto francese. Allora il Quartiere Latino di Parigi, dove sorge la sede storica della Sorbona, si trasformò in un campo di battaglia tra polizia e studenti (in parte affluiti dall’università di Nanterre, dove la contestazione era cominciata due mesi prima). Oggi la situazione è immensamente più tranquilla e indiscutibilmente meno grave. Ma allora il terremoto fu seguito da una chiara volontà di rilancio, mentre adesso l’università pubblica francese - a cominciare appunto dalla Sorbona - rischia di ripiegarsi su se stessa, di perdersi in un’interminabile diatriba sull’opportunità o meno di riforme che forse non verranno mai. Intanto si scava un fossato tra le prestigiose sedi universitarie pubbliche o private (come l’Ecole normale, Sciences politiques, l’Ecole Polytechnique e alcune facoltà private di economia) e gli atenei che rischiano d’essere concepiti soprattutto come fabbriche di diplomi. La Sorbona sta passando dalla prima alla seconda categoria. C’è il rischio che le domande d’iscrizione per l’anno accademico 2010 siano in calo rispetto agli anni scorsi. Sarebbe l’ultima di una lunga serie di mazzate sul prestigio della più antica università francese.