Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 17/05/2009, 17 maggio 2009
Cantieri chiusi, case in regalo, taxi vuoti La Spagna dell’euforia si scopre malata Il malato d’Europa ha il volto grave di Zapatero che comunica al Parlamento lo «stato della nazione »: oltre quattro milioni di disoccupati
Cantieri chiusi, case in regalo, taxi vuoti La Spagna dell’euforia si scopre malata Il malato d’Europa ha il volto grave di Zapatero che comunica al Parlamento lo «stato della nazione »: oltre quattro milioni di disoccupati. Lo sguardo indispettito di Pedro Solbes, un tempo vate del finanziariamente corretto, oggi primo tra i ministri dell’Economia a perdere il posto causa crisi. Ha il viso rabbuiato di Cesar Alierta – numero uno di Telefónica, uomo tra i più potenti del Paese – davanti al pm che chiede per lui 4 anni e mezzo di carcere. Gli occhi tristi di Fernando Torres, centravanti efebico della Spagna campione d’Europa (ma ora eliminato dalla Champions League), eletto dallo scrittore Javier Cercas a simbolo della «prima generazione di spagnoli alti e biondi»: figli del benessere e della democrazia, chiamati ora dalla crisi alla prova della vita. Una crisi che atterrando all’aeroporto di Madrid-Barajas svela subito il suo simbolo: la gru. Decine, centinaia, migliaia di gru che dalla periferia della capitale si dipartono in ogni direzione: cantieri fermi, palazzi vuoti come quinte teatrali, sogni interrotti. Appena un anno e mezzo fa, Zapatero comunicava al mondo il sorpasso sull’Italia. Prodi contestò i dati. Poi lo affrontò a quattr’occhi: «Il vostro boom è drogato. Com’è possibile che in Spagna si costruiscano più case che in Italia, Francia e Germania messi assieme?». «Ma gli acquirenti sono stranieri», fu la risposta. «Appunto – replicò Prodi ”. Alla prima sconfitta, i mercenari scappano ». All’epoca la Spagna cresceva di oltre il 3% l’anno. Ora il pil diminuisce allo stesso ritmo del 3%. Le previsioni parlano di dieci trimestri consecutivi di recessione: quasi una maledizione biblica. Su tre milioni di posti di lavoro distrutti dalla crisi in Europa, la metà erano spagnoli. I disoccupati crescono al ritmo di 7 mila al giorno, e quando verrà il peggio, a fine anno, potrebbero essere cinque milioni. Già ora La Gazeta, giornale economico, titola che il tasso di disoccupazione in Andalusia e Canarie (25%) ha raggiunto quello della Striscia di Gaza. «Non è solo una crisi economica. una crisi morale, o meglio umorale – dice al Corriere Fernando Savater, l’intellettuale spagnolo più tradotto e letto al mondo ”. La Spagna ha cambiato umore. Da euforica si è ritrovata depressa nel giro di pochi mesi. E sta scoprendo il bluff di Zapatero: una verniciatura di diritti civili a coprire l’inconsistenza politica; una buona dose di retorica – e l’80 per cento di quanto dice Zapatero è retorica – a mascherare l’impreparazione economica». L’autore di Etica per un figlio è impegnato in politica, al fianco di Rosa Díez, leader di un partito di terza via tra socialisti e popolari. «Anche se nei sondaggi per le Europee è in testa, il Pp non mi pare una vera alternativa – sostiene Savater ”. Servirebbe piuttosto un ’Pacto de Estado’: non un governo di solidarietà nazionale, ma una grande intesa tra i partiti, sul modello del Patto di Toledo che consolidò la democrazia e avviò le riforme. Oggi dovremmo riformare pensioni e mercato del lavoro, per rendere la Spagna più competitiva senza ledere i diritti dei lavoratori. Ma il Patto non ci sarà. I popolari tentano di lucrare sulla crisi. E Zapatero fa leva sulla mancanza di carisma del rivale, Mariano Rajoy». A Madrid i segni del mal spagnolo cominciano a vedersi. La capitale è ancora la città dinamica e affascinante di sempre; ma la crisi occhieggia dalle file di taxi vuoti all’aeroporto, dagli alberghi dai prezzi dimezzati rispetto a un anno fa. Si va a dormire prima anche nei quartieri della movida, alla Latina e a Chamberí. Altri piccoli indizi li battono le agenzie di stampa: lotterie con in palio appartamenti invenduti; prostitute che avevano cambiato lavoro costrette a tornare in strada. In questi giorni poi i madrileni sono indignati: alla finale della Copa del Rey, catalani e baschi hanno fischiato Juan Carlos e l’inno. Così, quando la principessa Elena si è affacciata al palco reale per la corrida di San Isidro, i diecimila impegnati a fischiare torero e toro considerati indolenti si sono levati ad applaudirla: «Viva l’Infanta! » urlavano con le vene del collo gonfie i popolani dei tendillos al sole e i borghesi incravattati con sigaro dei posti all’ombra; molto compiaciuta, l’Infanta ha sventolato il fazzoletto bianco con cui di solito si sollecita il taglio dell’orecchia, e pure torero e toro sono apparsi rinvigoriti. «La coesione sociale e nazionale si frantuma – dice Pedro J. Ramírez, storico direttore di El Mundo ”. Lo Statuto della Catalogna è un atto di autodistruzione. stata già approvata in prima lettura una legge che vieta il castigliano nelle scuole; come se in Lombardia non si studiasse l’italiano. Mallorca intende imporre la conoscenza del catalano come requisito per i medici dei centri pubblici: il miglior cardiologo sarebbe respinto, mentre uno pessimo che però sa dire ’adeu’ invece di ’adios’ verrà assunto». El Mundo è un giornale di opposizione, che però non ha con Zapatero il rapporto aspro che ebbe con González. «Certo. Zapatero è rispettoso delle critiche, oltre che amabile nei rapporti umani – spiega il direttore ”. Il tramonto socialista stavolta non si manifesta con la corruzione o il terrorismo di Stato. Ma la crisi è stata gestita malissimo. Solbes ha pagato i suoi errori, ma anche il rifiuto di aumentare il debito pubblico. Che ora andrà fuori controllo». La crisi però non è finanziaria. Qualche banca minore, come la Caja Castilla La Mancha, è stata salvata dal governo. Ma le grandi banche continuano a fare utili. La Caixa de Catalunya, 45 milioni nei primi tre mesi dell’anno. Il Bbva, un miliardo e 238 milioni. Il Santander, 2 miliardi e 96 milioni. Anche la Borsa ha recuperato il 30% rispetto ai minimi storici. Sono l’edilizia e il turismo, i motori del boom, a crollare. Poi ci sono gli scandali. Il temuto giudice Garzón punta i popolari: il tesoriere del partito sorpreso a versare 330 mila euro in contanti («un vecchio debito…» si è giustificato); il presidente della regione di Valencia Francisco Camps omaggiato di vestiti e gioielli per la signora dal faccendiere Álvaro Pérez detto El Bigotes, il Baffo. A giorni è attesa la sentenza su César Alierta, per una vicenda che si trascina dal ”97, quando da presidente della Tabacalera – secondo l’accusa – sfruttò informazioni privilegiate per intascare una plusvalenza da 1,86 milioni di euro. « un processo di cui i giornali, tranne il nostro, quasi non si sono occupati – dice Ramírez ”. Se in un tribunale si fossero dette certe cose di un politico, sarebbe finito. Ma Telefónica è un grande inserzionista pubblicitario. E poi, nonostante la crisi, macina profitti. Anche per questo credo finirà con un’assoluzione, o con una prescrizione ». Non finirà così facilmente l’ennesimo scontro con la Chiesa che Zapatero sta per ingaggiare. Dopo aver liberalizzato la pillola del giorno dopo, il Consiglio dei ministri ha approvato la legge sull’aborto. «La più permissiva del mondo – denuncia José Luis Restán, direttore di Cadena Cope, la radio dei vescovi ”. Aborto libero fino a 14 settimane. Possibile sino al parto su parere di una commissione medica. Alle minorenni non serve il permesso dei genitori. l’incarnazione del motto dei giovani socialisti, che capovolge le Scritture: non ’la verità vi farà liberi’, ma ’la libertà vi farà veri’. Voi in Italia non potete capire. Perché in Italia i politici cercano il consenso della Chiesa. In Spagna i socialisti cercano lo scontro con la Chiesa per ragioni propagandistiche, soprattutto in Catalogna. E lo avranno. Contro l’aborto libero ci sarà una mobilitazione di popolo». Per sentire una nota di ottimismo, bisogna telefonare proprio in Catalogna. A Javier Cercas, l’autore dei Soldati di Salamina, il long-seller della letteratura spagnola contemporanea, che ha appena pubblicato un altro libro «politico», dedicato al mancato golpe di Tejero. « giusto, una generazione di spagnoli sinora viziati dalla vita, figli della libertà e della ricchezza, stanno affrontando una prova inedita: il mal spagnolo moderno. Sperimentano, nelle forme della disoccupazione e del precariato, una parte delle sofferenze toccate ai padri sotto Franco e ai nonni durante la guerra civile. Ma io credo che i nostri giovani abbiano la spina dorsale per resistere – prevede Cercas ”. Questa non è la prima crisi della Spagna democratica. Abbiamo avuto la caduta di Felipe González. Abbiamo avuto l’11 marzo e i 191 morti di Atocha. Anche ora siamo messi male. Però c’è stabilità politica: Zapatero guida un governo di minoranza ma difficilmente catalani e baschi lo faranno cadere, anche se i nazionalisti baschi sono amareggiati perché a Bilbao il Psoe ha fatto l’accordo con il Pp per mandarli all’opposizione. E c’è una tenuta morale. I giovani spagnoli non sono cambiati solo per statura e colore di capelli. Sono più istruiti, più colti, più aperti al mondo dei loro genitori. Anche Fernando Torres ha avuto un anno difficile; con il Liverpool non ha vinto niente. Ma si rifarà. Ci rifaremo».