Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 17 Domenica calendario

I Guzzanti anti-premier Papà e Sabina fanno pace Alla fine, la pace in casa Guzzanti l’hanno portata la commissione Mitrokhin e Mara Carfagna

I Guzzanti anti-premier Papà e Sabina fanno pace Alla fine, la pace in casa Guzzanti l’hanno portata la commissione Mitrokhin e Mara Carfagna. Paolo e Sabina ( nella foto di Pasquale Juzzolino) si sono incontrati per la prima volta in pubblico al Lingotto di Torino, dopo quella che lo stesso Guzzanti ha definito «una rottura politica molto profonda». Un riavvicinamento cominciato due anni fa, quando, racconta Sabina, «leggevo sui giornali che mio padre stava fondando un servizio segreto alternativo e siccome lui non si ricorda nemmeno dove ha parcheggiato la macchina non potevo crederci. Così, dopo anni che non gli parlavo perché non considero stare con Berlusconi una scelta politica che si possa condividere, l’ho chiamato e mi sono fatta raccontare le cose. Ho capito che erano calunnie». Quello che Sabina si è fatta raccontare è tutto nel libro del padre Il mio agente Sasha, sottotitolo La Russia di Putin e l’Italia di Berlusconi ai tempi della seconda guerra fredda (Aliberti), che ricostruisce, a partire dall’assassinio di Sasha Litvinenko, «la devastazione della commissione parlamentare Mitrokhin» di cui Guzzanti era presidente. «Il più grande scandalo del dopoguerra italiano ad opera dei servizi segreti – spiega Guzzanti ”. Fatto che sta alla base della mia rottura con Berlusconi». Il libro ha convinto anche Sabina: «L’ho accompagnato a intervistare un po’ di spioni, ho fatto delle riprese perché volevo fare un documentario e ho capito che la commissione Mitrokhin è stata oggetto di calunnie. Cosa che io posso anche capire detestando Berlusconi ed essendo sostanzialmente comunista, ma mi è sembrato davvero troppo». Certo il riavvicinamento tra padre e figlia non si è spinto fino a far coincidere le posizioni politiche. «Non sono tornato a sinistra – dice Guzzanti ”. Sabina è comunista, io sono liberale». La solidarietà tra padre e figlia però nei momenti importanti non è mai venuta meno. «Anche quando i rapporti erano praticamente interrotti, quando lei mi guardava in cagnesco. Sulle cose importanti, il caso Raiot, la censura, c’è sempre stata». C’è un altro punto su cui padre e figlia si sono trovati sempre d’accordo ed è quella che Guzzanti definì «mignottocrazia». «Fui tirato in ballo da Mara Carfagna, dopo che Sabina l’aveva attaccata. Ho parlato di mignottocrazie ma anche di ’culetti e cervelletti impacchettati’ a ragione: conosco bene l’entourage di Berlusconi e conosco anche il modo in cui viene selezionato il personale». «Adesso tutte queste cose vengono fuori – dice Sabina ”, non mi sembra di aver sbagliato molto. Il Parlamento è pieno di veline, velini, portaborse messi lì per gentile concessione». La pace in casa Guzzanti non stupisce Caterina, la più piccola dei figli Guzzanti: «Sono contenta se le cose si smussano – dice – ma non ero preoccupata, siamo sempre una famiglia».