Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  maggio 17 Domenica calendario

L’India e i suoi paradossi, dalle caste all’high-tech «Un Paese di un milione di piccoli am­mutinamenti » lo definì lo scrittore V

L’India e i suoi paradossi, dalle caste all’high-tech «Un Paese di un milione di piccoli am­mutinamenti » lo definì lo scrittore V.S. Naipaul. E un Paese di aggiusta­menti lenti, l’India che sembra avan­zare a passo indolente sulla via della modernità mentre la Cina corre. Dal­la politica all’economia, ecco nove flash su un «altro mondo» che forse (più della Cina) ci somiglia. Politici sporchi La «più grande de­mocrazia del mondo» (714 milioni di elettori) «vanta» la classe politica più processata: su 543 parlamentari uscenti, 128 avevano procedimenti penali (84 per omicidio, 17 per rapi­na, 28 per estorsione: un parlamenta­re indagato per 17 omicidi). Dhiru­bhai Ambani, proprietario di una del­le maggiori aziende del Paese, diede questo consiglio a Rupert Murdoch: «Se vuole concludere qualcosa, in In­dia, deve incontrare tutte le persone sbagliate». Giustizia lenta Nel 2006 le cause ar­retrate ammontavano a 27 milioni. Per smaltirle con il ritmo attuale ci vorrebbero 3 secoli. Quasi 75 miliar­di di dollari (circa il 10% del pil) è bloccato in cause legali. Economia in nero Meno del 7% de­gli indiani lavora nell’«economia for­male »: 35 milioni su 470 milioni (21 milioni sono dipendenti pubblici). Solo poco più di un milione di india­ni è impiegato nell’Information Tech­nology con capitale Bangalore (dai software ai call center), lo 0,25% del­la forza lavoro (ma abbastanza per far nascere negli Usa il verbo «to ban­galore »: «bangalorizzati» sono i posti di lavoro persi in patria a vantaggio di Paesi emergenti). Gli indiani im­piegati nelle multinazionali (spesso visti come vittime in Occidente) co­stituiscono in realtà una minoranza privilegiata. Posto fisso Paese arcaico e high-te­ch: i cellulari (10.000 venduti all’ora) mandano in pensione gli estensori ambulanti di lettere come G.P Sawant, 61 anni, che nelle strade di Bombay ha vergato oltre 10 mila lette­re. Tra gli ambulanti ancora resistono «i pulitori di orecchie» come Sheikh Mohammed, 25 anni (50 clienti, 50 centesimi di euro al giorno). Emancipazione femminile dai bar al­la luna. Solo di recente la Corte Supre­ma ha cancellato la legge (britanni­ca) del 1918 che proibiva alle donne di fare le bariste. Tremila giovani specializzate lavora­no al Centro Spaziale che pochi mesi fa ha spedito una navicella tutta india­na sulla luna. Eppure per milioni di famiglie il so­gno resta un posto fisso nell’ammini­strazione pubblica. Il mito del «burra sahib» (il grande ca­po ufficio), la realtà del fattorino ben pagato: stipendi che sono quasi il tri­plo dei parigrado nel settore privato. Analfabeti e laureati Il tasso di al­fabetizzazione è fermo al 65% (contro il 90% della Cina). Il sistema universi­tario è imponente. L’India sforna un milione di ingegneri l’anno (in Euro­pa e Usa non arrivano a 100 mila). Caste e clientele Metà della popo­lazione indiana appartiene alle caste inferiori. Metà dei posti pubblici è ri­servata alle tre classi più emarginate (compresi i dalit, gli intoccabili) attra­verso la mediazione dei rispettivi par­titi «di casta». Pochi posti assegnati per concorso. Edward Luce, autore dello straordinario «A dispetto degli Dei» (Bocconi editore) lo definisce «il più vasto sistema clientelare nel mondo democratico». Vaccini e bambini Metà dei vacci­ni distribuiti dall’Onu ai minori di tut­to il mondo è prodotto (da poche cen­tinaia di laureati) alla Serum Institute di Pune. L’India è ai primi posti nel­l’industria farmaceutica. Eppure spende appena lo 0,9% del pil per la sanità pubblica (la Cina il 2%). Per l’Unicef il 43% dei bambini sotto i 5 anni è denutrito (più in India che in Africa). Ci sono solo 760 dottori «ve­ri » ogni 100.000 abitanti. I «ciarlata­ni » sono di più: solo a New Delhi i finti medici sono 40 mila. Il muro anti-immigrati Tremila chilometri di filo spinato per blocca­re i migranti dal vicino Bangladesh (negli anni ”70 apprezzati come forza lavoro). E’ la marcia indietro indiana contro i clandestini. Contadini suicidi 150.000 negli ul­timi dieci anni. L’angoscia di non po­ter sfamare la famiglia ha portato via anche un agricoltore-poeta. Shrikrishna Kalamb, 50 anni, si è im­piccato a Murtijapur. Una sua poesia si intitola Vasare, vitelli: «Siamo vitel­lini, stupidi vitelli denutriti. Sudia­mo, sudiamo nei campi. Coltiviamo perle, ma i nostri figli hanno sempre fame». Michele Farina