Francesco Semprini, La Stampa 16/5/2009, 16 maggio 2009
I CONCESSIONARI SOTTO LA SCURE DEL PIANO GM
General Motors taglia fuori dalla rete di distribuzione 1.100 rivenditori autorizzati, mentre dall’altra parte dell’Atlantico, i concessionari Opel si dicono pronti a investire fino a 500 milioni di euro nella ristrutturazione dell’azienda. A circa due settimane dalla scadenza per la presentazione del piano di riordino, Gm prosegue con i tagli sui costi notificando a 1.100 punti vendita, ovvero il 18% della rete nazionale, che non procederà al rinnovo del franchise alla scadenza del contratto nell’ottobre 2010. Ci sono le condizioni di mercato e performance non più sostenibili» alla base della manovra, spiega l’azienda in una nota.
«Non avevamo altra scelta», dichiara il responsabile marketing, Marl LaNeve, sottolineando che tra i concessionari scelti dal gruppo circa 500 vendevano meno di 25 vetture all’anno. L’elenco sarà rivisto in giugno, per procedere a nuovi tagli subito dopo, con l’obiettivo di ridurre il numero dei concessionari a 3600-4000 unità nel 2010 rispetto ai 5.969 attuali. Sul fronte negoziale sembra vicino l’accordo tra l’azienda e il sindacato United Auto Workers per tagliare il costo del lavoro di oltre un miliardo di dollari all’anno: un’intesa potrebbe giungere entro la prossima settimana. Gm intende anche dimezzare i costi sostenuti per la copertura sanitaria, da 20 a 10 miliardi in cambio della cessione a Uaw di una quota del 39% del capitale dell’azienda. Lo scoglio più duro è però quello con creditori sulla ristrutturazione del debito da 27 miliardi dollari: se entro il 26 maggio il piano di swap non avrà incassato il 90% delle adesioni Gm sarà costretta al Chapter 11.
L’ipotesi è già al vaglio della società che punterebbe nel caso a un approccio alla «Chrysler» con la vendita degli asset buoni, il cui valore rischia di essere azzerato nel caso di una bancarotta prolungata, a una nuova società probabilmente garantita e sostenuta dal governo come previsto dalla sezione 363 del capitolo. Il Tesoro da parte sua ribadisce l’impegno di dare a Gm e Chrysler una nuova chance di vita e assicura il sostegno a Detroit nelle trattative con gli azionisti. I concessionari sono i protagonisti delle vicende Fiat-Gm anche dall’altra parte dell’Atlantico: Euroda, l’associazione che rappresenta 4 mila concessionari in Europa, spiega che i rivenditori Opel si sono accordati per creare un fondo da 500 milioni di euro e finanziare la ristrutturazione dell’azienda puntando ad acquisirne il 20% del capitale. Pagheranno 150 euro per ogni automobile Opel o Vauxhall che venderanno nei prossimi tre anni per cercare di rilevare una quota nella società, e ottenere un posto nel consiglio d’amministrazione della nuova Opel.
Il presidente di Gm Europe, Carl-Peter Foster, avverte che Opel ha bisogno di prestito compreso fra 1 e 2 miliardi di euro per «operare nei mesi» che serviranno a finalizzare l’accordo. Entro il 20 maggio dovranno essere presentate i piani di Fiat e Magna definiti dal ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, molto diversi fra loro. Guttenberg non ha escluso inoltre che per la Opel possa scattare la procedura d’insolvenza se i piani non saranno soddisfacenti. Nel frattempo Gmac, la finanziaria controllata per il 49% da Gm e per il 51% da Cerberus, lancia la banca online «Ally», dopo aver acquisito lo status di holding bancaria per ricevere i fondi federali Taro. Gmac diventerà con Chrylser Financial la finanziaria di Chrysler. E proprio l’azienda di Auburn Hills ha annunciato il trasferimento della «maggior parte» dei contratti di fornitura alla nuova società che sarà guidata da Fiat, un altro passo in avanti verso l’emersione dal Chapter 11.