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 2009  maggio 21 Giovedì calendario

MARCO DAMILANO PER L’ESPRESSO 21 MAGGIO 2009

Che bella idea: Lega democratica Una nuova legge elettorale da fare dopo il voto. Per frenare lo strapotere di Berlusconi. Un progetto su cui si gioca una alleanza trasversale: tra una parte del Pd e del Carroccio

Scommettiamo sulla Lega... Stefano Ceccanti, il costituzionalista eletto un anno fa senatore del Pd, non ha dubbi. I referendum del 21 giugno per abrogare alcune parti dell’attuale legge elettorale, il famigerato Porcellum, sono ormai lì a un passo, è ormai troppo tardi per pensare di approvare una modifica della legge che eviti il voto referendario. Ma dopo, in caso di vittoria dei Sì ("Perché se vincono le astensioni il risultato è uno solo: resta il Porcellum", argomenta Ceccanti), tutto diventa possibile: anche una maggioranza trasversale che va dal Pd all’Idv fino agli uomini di Umberto Bossi per scrivere una nuova legge elettorale. Aprendo una clamorosa falla nella maggioranza che finora ha sostenuto in modo compatto il governo Berlusconi.
Il marchingegno ideato per coinvolgere la Lega dopo il 21 giugno si chiama Mattarellum. Un remake: era la legge elettorale in vigore prima del Porcellum ideato nel 2005 dal leghista Roberto Calderoli (il primo a definirlo qualche mese dopo "un’autentica porcata"), un mix equilibrato di maggioritario e proporzionale: il 75 per cento di parlamentari eletti nei collegi uninominali, il restante 25 con un recupero proporzionale. Per introdurre il Mattarellum bis, il senatore Ceccanti ha avviato una raccolta di firme tra i colleghi di Palazzo Madama: una legge di un solo articolo, due commi e nove righe, un capolavoro di sintesi con cui le norme della vecchia legge elettorale "riacquistano efficacia". Hanno firmato più della metà dei senatori Pd, senza distinzione di corrente, con due nomi pesanti, quelli di Franco Marini e di Francesco Rutelli. Certo, non due entusiasti pasdaran dei referendum. L’ex sindaco di Roma, addirittura, in vista del 21 giugno si è schierato con il comitato per l’astensione. Ma il Mattarellum, almeno sulla carta, mette d’accordo tutti.
Con la Lega, finora, c’è stato solo qualche abboccamento. Ma il ministro Calderoli ha già fatto sapere che potrebbe essere una buona soluzione: fu lui, due anni fa, a presentare una proposta per far ritornare in vita il Mattarellum. Una legge che Bossi ricorda con nostalgia: nel ’94, alleato per la prima volta con Berlusconi, elesse 118 deputati e 59 senatori, un record, nel ’96 portò a casa 59 deputati e 27 senatori, eletti questa volta con la Lega sola contro tutti, contro ’Roma Polo’ e ’Roma Ulivo’. Con i risultati attesi alle elezioni europee, oltre il 25 per cento in Lombardia, quota 30 per cento in Veneto con il Pdl a rischio sorpasso, in caso di ritorno dei collegi uninominali la Lega sarebbe la padrona assoluta del campo in tutto il Nord. Sempre meglio, dal punto di vista del Carroccio, della legge elettorale che uscirebbe in caso di vittoria dei sì il 21 giugno: il premio di maggioranza per la lista più votata. Una classifica che per ora vede in testa un solo partito: il Pdl berlusconiano. Da solo, se si andasse a votare con elezioni anticipate subito dopo i referendum, il partito berlusconiano raggiungerebbe il 55 per cento dei seggi e potrebbe governare senza il fastidioso alleato leghista, che sulla sicurezza e sull’immigrazione detta il ritmo e poi porta a casa i risultati (i voti). Il vero motivo per cui il Cavaliere, all’improvviso, ha cambiato idea e con una dichiarazione da Varsavia ha fatto sapere che lui il 21 giugno andrà a votare e voterà sì. Esattamente come gli aveva suggerito di fare per primo il presidente della Camera Gianfranco Fini al congresso di fondazione del Pdl di fine marzo, appoggiato dal governatore lombardo Roberto Formigoni, sostenitore della linea dura verso i leghisti: scappellotti e altolà a ogni tentativo di giocare il ruolo di partito di lotta e di governo.
Sui referendum elettorali la Lega vede a rischio la sua sopravvivenza di partito autonomo dal Pdl berlusconiano. Per far saltare il quorum del 51 per cento dei votanti le camicie verdi di Bossi sono disposte a tutto: perfino a disertare i ballottaggi nelle elezioni amministrative previsti nella stessa domenica. "Troppo complicato dire ai nostri elettori: ’Andate a votare per i sindaci ma non ritirate le schede per i referendum’", ragionano nella Lega. "Meglio dare un messaggio chiaro: non si vota, si va al mare o al lago, punto e basta". Con qualche deroga: le province e i comuni dove il candidato sindaco è espressione della Lega, naturalmente. Ma nella provincia di Milano, per esempio, potrebbe andarci di mezzo l’uomo del Pdl, Guido Podestà, in corsa contro il democratico Filippo Penati, presidente uscente. "Il 21 giugno non andremo a votare", detta il leader dei leghisti sotto la Madunina Matteo Salvini, quello che vuole riservare i sedili della metropolitana ai soli milanesi ed è evidentemente disinteressato ai posti a sedere nella giunta provinciale dei colleghi berlusconiani.
Sul fronte opposto, nel Pd, seguono il tentativo del ritorno al Mattarellum senza l’appoggio esplicito del segretario Dario Franceschini. Ci sono già tanti problemi: il comitato per l’astensione capeggiato dall’ex ministro ds Vannino Chiti, le manovre di Massimo D’Alema che punta anche sulla legge elettorale per un asse trasversale con Fini, perfino i giovani democratici di Fausto Raciti che emettono una sentenza definitiva: "I referendum sono una boiata pazzesca". Franceschini tiene sulla linea del sì per cambiare la legge elettorale, ma è assediato da tutte le parti. Antonio Di Pietro, dopo aver raccolto le firme, si è buttato dalla parte del no: "Stavo costruendo un coltello per tagliare il pane, ora scopro che serve a uccidere una persona, allora lo butto via", tuona Tonino: troppo rischioso consegnare il premio elettorale a Berlusconi.
"Una visione subalterna al berlusconismo", replica il presidente del comitato referendario Giovanni Guzzetta: "Non si può cambiare idea solo perché lo fa Berlusconi". Per ora il Cavaliere non ha fatto seguire alle sue parole fatti concreti: i referendari continuano a essere oscurati dalle reti Mediaset e hanno ricevuto un piccolo finanziamento solo da An. Dal Pd di Franceschini dovrebbero arrivare 200 mila euro, finora non si sono visti. "Se Berlusconi vuole scaricare subito la Lega voterà sì e proverà a fare il quorum insieme a Franceschini", riassume Guzzetta: "Se invece dopo le europee si accontenterà del risultato raggiunto, dirà che dei referendum non c’è bisogno e li farà fallire".
Si vedrà dopo il voto europeo. Se la Lega dovesse rafforzarsi troppo a spese del Pdl la tentazione del sì per Berlusconi diventerebbe potente, per rimettere subito al loro posto Bossi e i suoi. Ma a quel punto è già pronto il marchingegno: il ritorno del Mattarellum, con una maggioranza trasversale Pd-Lega-Idv, Udc e magari anche Fini. Il sogno di un ribaltone, nel momento di massimo trionfo berlusconiano.