Maurizio Maggi, L’Espresso, 21 maggio 2009, 21 maggio 2009
MAURIZIO MAGGI PER L’ESPRESSO 21 MAGGIO 2009
Sono tornate le buone azioni Gli investitori on line hanno ripreso a muoversi. I fondi azionari hanno ricominciato a raccogliere denaro. E dagli Usa Buffett dice che è il momento di comprare. Ma i risparmiatori esitano
Per il guru di Omaha, Warren Buffett, questo è un buon momento per acquistare azioni. Il 2008, per la sua società investimenti, la Berkshire Hathaway, è stato un anno relativamente bruttino (un utile di quasi 5 miliardi di dollari, ma in calo del 62 per cento rispetto all’anno prima).
Pur non negando le enormi difficoltà dell’economia globale, il finanziere del Nebraska, che possiede importanti pacchetti di titoli del calibro di Coca-Cola e Wells Fargo, sente profumo di rivincita. Perché lui le migliori performance le ha messe a segno negli anni di recessione, come il 1954.
Anche un altro ascoltato esperto come Nassim Taleb, inventore della teoria del Cigno Nero, cioè dell’evento isolato dall’impatto enorme che solo a posteriori può essere spiegato, invita a preferire le azioni alle obbligazioni, soprattutto perché le seconde sono mediamente meno trasparenti.
Perfino il sobrio presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, lunedì 11 maggio ha detto che l’economia del mondo è intorno al punto di svolta e che la febbre dei mercati finanziari è scesa "a un livello precedente al crack della Lehman Brothers".
Tra i risparmiatori italiani, però, non molti sembrano essere disposti a salire sul carro delle Borse. Il clamoroso ’rimbalzone’ che ha consentito a listini come quello di Milano di recuperare fino al 60 per cento rispetto ai minimi toccati all’inizio di marzo scorso se lo sono goduto in pochi.
"Si respira meno pessimismo, ma non c’è nessuna smania di acquistare azioni. Io non suggerisco di entrare oggi sull’azionario perché non penso che con le Borse quest’anno si faranno i soldi. Chi aveva investito si sta ancora leccando le ferite. Ora tutti dicono che un’azione come Unicredit, quando quotava 0,60 euro, era impossibile non comprarla: però vorrei sapere in quanti l’hanno comprata davvero", dice Giuliano Cesareo, amministratore delegato di Meliorbanca Private. Neppure per Beppe Scienza, il docente di Matematica all’Università di Torino che ha appena pubblicato la seconda edizione del puntuto pamphlet ’Il risparmio tradito’, c’è in giro una gran voglia di azioni: " terminata la fase acuta del panico. Per qualche mese, dopo il fallimento della Lehman Brothers, la gente aveva paura di veder sparire letteralmente i propri risparmi. Ora invece è scocciata perché il Bot rende l’1 per cento".
Tuttavia, come sempre succede, gli investimenti in azioni, sia diretti sia attraverso i fondi, attraggono le grandi masse quando le azioni hanno già corso parecchio. Dopo il cataclisma scatenatosi con la crisi dei subprime, i gravissimi problemi al sistema finanziario e la retromarcia globale dell’economia reale, stavolta prima di riaffacciarsi in Borsa i risparmiatori ci metteranno molto tempo.
Qualcuno, però, il richiamo delle azioni ha già ripreso a sentirlo. E che i rialzi di Piazza degli Affari e degli altri listini siano la miglior pubblicità lo conferma la raccolta dei fondi comuni: in aprile gli azionari hanno rivisto la luce dopo un lungo periodo di buio, con una raccolta netta di 373 milioni di euro, anche se dall’inizio dell’anno i rimborsi continuano a essere più pesanti delle nuove sottoscrizioni (per 367 milioni di euro).
A livello di sistema fondi, il deflusso rallenta ma non si placa: in aprile la raccolta netta è stata negativa per 826 milioni, mentre nei primi quattro mesi del 2009 la fuga è costata 13,7 miliardi di euro. Ed è emblematico che le migliori performance degli ultimi 12 mesi le abbiano realizzate fondi come Gestielle Bond Dollars, un obbligazionario in dollari del gruppo Gestielle -Banco Popolare, che ha scommesso sul calo dei tassi e la conseguente discesa dei rendimenti, e che è cresciuto del 20 per cento mentre molti azionari accusano cali superiori al 35 per cento.
Nel clima di prudenza spicca l’eccezione degli assatanati del trading on line. Dopo il gelido inverno, sono stati tra i primi a scatenarsi con le avvisaglie della ripresa. E, pare, con risultati più che accettabili. Spiega Mauro Pratelli, patron di It Forum, il salone degli investimenti e del trading in programma il 21 e 22 maggio a Rimini: "Stiamo facendo una rilevazione, in collaborazione con Kpmg, presso i nostri abituali visitatori, e dalle risposte emerge come nei primi quattro mesi del 2009 solo il 20 per cento sia in perdita, mentre il 40 per cento sostiene addirittura di guadagnare".
una particolare minoranza, quella dei trader, e chissà quanto sincera quando risponde ai sondaggi. Il risparmiatore tipo è ancora assai guardingo. Persino i ricchi clienti di Uberto Barigozzi, commercialista milanese che seleziona i gestori e gli strumenti su cui puntare per conto di persone con patrimoni dai 20 milioni di euro in su, sono ancora molto liquidi:
"L’Italia è fatta di aziende con 5-10 dipendenti che hanno subito cali del fatturato del 30 per cento. Per molti di questi imprenditori la discesa dell’economia reale non ha ancora toccato il fondo. Anche per questo motivo non sono attratti oggi dal settore azionario e preferiscono tenere i soldi parcheggiati in obbligazioni tranquille, con scadenze massime di 18-24 mesi", spiega Barigozzi.
Gli appelli alla cautela abbondano e tra gli attendisti si schiera Giorgio Girelli, amministratore delegato di Banca Generali: "Per avere una buona visibilità sul futuro dell’economia bisognerà aspettare ancora qualche mese. Chi se la sente può avvicinarsi gradualmente al mercato azionario, però noi preferiamo che i nostri clienti si perdano magari una parte della risalita piuttosto che andare incontro a spiacevoli sorprese".
Parecchio prudente si dimostra anche Ad Van Tiggelen, stratega di ING Investment Management, secondo il quale il recente rally delle Borse - guidato più da un riposizionamento tecnico che dalla convinzione profonda che ci sarà la ripresa economica - ha oltrepassato i limiti: "La guarigione globale ha ancora bisogno di tempo e probabilmente quest’anno ci saranno opportunità migliori per rientrare nei mercati azionari".
Decisamente pessimista è Gianluca Gabrielli, direttore investimenti di Soprarno Sgr, il quale teme più di ogni altra cosa il rischio che si scateni un ingiustificato ottimismo: "Purtroppo, il clima di panico dell’inverno scorso non c’è più. Dico purtroppo perché vedo in giro troppa euforia e invece la situazione economica è gravissima: siamo di fronte a un calo della produzione industriale che non ha precedenti e in Europa la situazione è ancora più drammatica, perché i Paesi gravati da un ingente debito pubblico, come i famosi Pigs (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna) sono delle ipotetiche fessure nella diga chiamata euro. Che fare in uno scenario del genere? Stare liquidi e non entrare nell’azionario. Uno dei pochi titoli che mi sentirei di consigliare è l’Eni, perché per me è come un titolo di Stato".
Sulla linea dell’avvicinamento alla Borsa a piccoli passi si schiera invece Gerardo Murano della Fida-Finanza dati analisi di Torino: "Il G20 di marzo ha ridato fiducia, anche se forse la risalita dei listini è stata troppo rapida; non mi stupirei se nei prossimi 30 giorni ci fossero assestamenti importanti. Non è comunque il caso di ributtarsi a capofitto sulle Borse, ma di fare acquisti scaglionati nell’arco dei prossimi sei mesi".
Murano, come molti analisti, ritiene che la Borsa cinese abbia buone prospettive perché la ripresa economica nel Far East è più vicina. In America preferisce il Nasdaq, "perché i titoli tecnologici hanno meno bisogno di capitali di quelli industriali" e in Piazza Affari guarda ad azione anticicliche per eccellenza come le farmaceutiche, e in particolare MolMed, BB Biotech e Diasorin. Quest’ultima, peraltro, è tra le poche a valere sensibilmente di più (circa il 40 per cento) rispetto a un anno fa.
Mentre altri titoli protagonisti di un forte recupero dall’inizio del 2009 a oggi, come Fiat e Saipem, su base annua continuano a soffrire pesanti perdite. Farmaceutici sugli scudi pure per Karim Bertoni, gestore della ginevrina Banque Syz: "Le probabilità di assistere a dei rialzi adesso è più alta. Tra i settori mi piacciono quelli difensivi, e quindi azioni legati alla salute come Novartis e Roche, e nell’alimentare Nestlé e Danone". Telefonici, energia e materie prime sono invece al centro dell’attenzione di Giuseppe Malinverni, direttore dei Fondi Aureo (Banche di credito cooperativo).
Chi seguita ad aver paura della Borsa può far rotta verso le obbligazioni: dal Bot annuale, che però rende l’uno per cento, ai buoni fruttiferi postali (magari legati all’inflazione), che piacciono molto: a fine 2008 ce n’erano in circolazione per 185,5 miliardi, con una raccolta lorda in crescita del 30,2 per cento. Rendimenti più interessanti si portano a casa allungando la durata dei bond e accettando di comprare titoli con rating più bassi.
La ragionevole voglia di sicurezza agevola la crescita dei conti di deposito: dallo storico Conto Arancio al piccolo RendiMax della Banca Ifis guidata da Giovanni Bossi, che punta a offrire il miglior rendimento della categoria al netto di promozioni e vincoli temporali. La stella del momento è CheBanca! di Mediobanca: in un anno ha conquistato 170 mila clienti che le hanno affidato 5,3 miliardi di euro, il 10 per cento dell’intera raccolta del gruppo Mediobanca. Il calo dei tassi ha limato i rendimenti anche dei conti di deposito, ma sfruttando le offerte o i vincoli temporali si può riuscire a portare a casa tra il due e il tre per cento annuo.