Elsa Muschella Corriere della Sera 20/5/2009, 20 maggio 2009
La protesta contro i servizi inefficienti: esasperati dalle «scartoffie» - Pietà, la musichetta d’attesa no
La protesta contro i servizi inefficienti: esasperati dalle «scartoffie» - Pietà, la musichetta d’attesa no. L’uomo e la burocrazia dei tempi moderni sono due entità ontologicamente inconciliabili. Il nuovo iter è un call center, che sfinisce con le sue opzioni chiunque non digiti il tasto 7 per parlare con l’operatore. il guasto del telefono di casa, con un’attesa di 60 giorni perché torni a squillare. la fila in posta, per scrivere un telegramma urgente che arriverà a destinazione 72 ore dopo. un’ipoteca da cancellare in 100 giorni. un primo allaccio alla rete elettrica che fiat lux in 6 mesi. un rimborso Irpef che avete aspettato per 6 anni. Dino Buzzati sapeva che sarebbe andata così, e in anticipo sulle nostre presenti miserie immaginava l’Italia – indaffaratissima a esplodere in un boom di impensati agi e mirabolanti ricchezze – come un universo ineluttabile destinato a finire soffocato dalle maledette carte «e tu, di sotto, morto». Il potere degli uffici, se ne andava argomentando, mai lo si è visto «galoppare ventre a terra, e si può ragionevolmente escludere che il fenomeno abbia a compiersi in futuro». La lentezza, infatti, è sempre stata la costante invariabile della burocrazia. Anche quest’anno il tasso di irritabilità degli italiani sui «Servizi pubblici alla prova del quotidiano» è stato misurato da Cittadinanzattiva, il movimento nato nel 1978 per promuovere e tutelare i diritti dei cittadini. Intanto, questo loro IX Rapporto, che sarà presentato domani a Roma (ospite il ministro Renato Brunetta) ed è stato realizzato attraverso il PiT Servizi – il centro che fornisce assistenza gratuita ai servizi di pubblica utilità e che nell’arco del 2008 ha raccolto 8.330 segnalazioni – cataloga subito un 25% di lamentele generali in più rispetto al 2007: dalle telecomunicazioni alla pubblica amministrazione, dai servizi pubblici locali a quelli bancari e finanziari, da energia elettrica e gas ai servizi postali, dai trasporti alle assicurazioni, l’efficienza è un orizzonte così remoto da scatenare nei comuni mortali arrabbiature giornaliere e rancori che sopravvivono lustri. Pensate a una connessione Internet balbettante, alle multe per il giallo velocissimo di un semaforo, a una cartella esattoriale, al prestampato per cambiare la residenza. Al tempo e ai soldi che servono per mettere tutto a posto. E rassegnatevi, atterriti da un’infinita pila di moduli incomprensibili e microscopiche note a margine, davanti al vetro indifferente di uno sportello o nella speranza di riuscire a spiegare tutto a un addetto senza ricorrere a improperi. Ecco qui il libro nero dei reclami. Cellulari e world wide web: delizia e in particolar modo croce dell’italica specie, disillusa da offerte criptiche e connessioni lumaca. Al primo posto, da tre anni, i servizi più criticati riguardano il mondo delle telecomunicazioni (24% di segnalazioni): i cittadini non tollerano «la carenza di informazioni pre-contrattuali » e puntano il dito contro gli operatori telefonici che sciorinano indicazioni incomplete o distorte – su tariffe, durata delle promozioni, velocità di navigazione Adsl – che poi spesso si rivelano false. Contestate le bollette, le modifiche unilaterali delle condizioni contrattuali per i cellulari e le forniture lente e discontinue di Internet e Adsl. Le grane per la telefonia fissa svettano al 61%, per quella mobile si registrano lagnanze fisse al 25% – ad esempio di persone che hanno pagato 150 euro di penali abolite dal decreto Bersani per poter recedere da un contratto – e il 14% di disagi che avanza riguarda Internet e pay-tv. Le cinque regioni più solerti nell’accusare carenze sono: Campania, Sicilia, Lazio, Sardegna e Lombardia. La classifica delle compagnie che causano più disservizi vede in vetta Telecom e Tim (49%) e a seguire Wind-Infostrada (13%), Vodafone (10%), H3G (9%), Tele2 (9%), Fastweb (5%), Tiscali (4%). Al volto determinato del ministro Brunetta – che ha da poco incassato il via libera del governo alla sua «riforma rivoluzionaria » – si affianca l’altra faccia della Pubblica amministrazione, al secondo posto nella classifica recriminatoria con un 20% di critiche su (in ordine di detestabilità) multe (27%), fisco (23%), pratiche amministrative (20%), welfare (15%), sicurezza (12%) e giustizia (3%). Il dossier denuncia la violazione di due diritti fondamentali per uno Stato che voglia operare in perfetta trasparenza: gli italiani si sentono poco e male informati e ritengono che manchi una tutela dei propri interessi legittimi. Sono imbufaliti soprattutto dalle multe prese in macchina per colpa di semafori o autovelox «irregolari» e tormentati dai dubbi su come contestarle correttamente. Anche il fisco, le pratiche amministrative e il welfare raccolgono una lunghissima e dettagliata serie di insulti: cartelle esattoriali indecifrabili, un cambio di residenza ottenuto in 223 giorni, un parcheggio per disabili sospirato per 200 giorni quando doveva arrivare in un mese, un canone Rai troppo oneroso, documentazioni sterminate per ottenere le agevolazioni fiscali e ritardi insopportabili per un passaggio di proprietà. La geografia delle segnalazioni è questa: Campania, Sicilia, Lombardia, Lazio e Piemonte. Acqua, rifiuti, autobus&Co: il terzo posto dei mali d’Italia è conquistato con il 13% di segnalazioni da un’offerta disastrosa che ha costretto i consumatori al 171% di proteste in più rispetto al 2007, la maggior parte delle quali proveniva da Lazio, Friuli, Sicilia, Campania e Lombardia. Conguagli ingiustificati da 880 euro per un consumo d’acqua di 214 euro, il canone di depurazione pagato in media 1.000 euro per un servizio mai erogato, fatture di smaltimento recapitate mesi dopo la scadenza, un trasporto pubblico inaffidabile e ostaggio di snervanti ritardi. A pari merito per segnalazioni, i servizi bancari e finanziari: fortemente condizionati dalla crisi economica, i risparmiatori pretendono, ma il più delle volte non trovano, informazioni inequivocabili su mutui, prodotti finanziari, prestiti, tassi d’interesse e investimenti. Quarto posto con il 10% di segnalazioni per le nostre bollette di luce e gas, poco trasparenti per i costi e compilate dal gestore con una quasi sadica inclinazione al tecnicismo. Però, una discreta dose di fastidio la causano anche l’interruzione del servizio che giunge implacabile dopo una contestazione o per colpa di indirizzi sbagliati, i contatori difettosi e le lunghe attese di orecchie agganciate al verbo di un call center. La mappa delle inefficienze: Sicilia, Campania, Lazio, Piemonte e Lombardia. Ritardi, informazioni sibilline, scarsa accessibilità e costi poco sostenibili caratterizzano anche i servizi postali al quinto posto (6% di segnalazioni), i beni e i prodotti al sesto (5%) ex aequo con i trasporti ferroviari e aerei e, infine, al settimo posto (4%) le assicurazioni per l’auto, contro gli infortuni o sulla vita. «In ultima analisi – conclude Teresa Petrangolini, segretario di Cittadinanzattiva – il cittadino ha pochissimi strumenti per difendersi da servizi che non funzionano e che spesso non rispettano né impegni né leggi. Perciò noi li spingiamo sempre a valutare tutto personalmente: per avere più potere e maggiori tutele non devono mai stancarsi di segnalare cosa c’è che non va».