Ferruccio Sansa, La stampa 20/5/2009, 20 maggio 2009
LA SPARIZIONE DELLA CASSIERA
Lunedì il signor Emilio De Vincentiis è arrivato con la spesa alla cassa della Coop di Genova. Si è guardato intorno e, come ogni mattina, ha cercato il caschetto nero dei capelli di Silvia, la cassiera. Niente, Silvia non c’era. Anche la sedia era sparita. Al loro posto c’era una macchina di metallo luccicante. Emilio se n’è accorto così: le cassiere sono in via di estinzione. Stanno arrivando le cassiere-robot, delle macchine insomma, sbarcate a centinaia nelle ultime settimane in supermercati e grandi magazzini di mezza Italia.
Gli esperimenti vanno avanti da anni, non sempre con successo. All’inizio le macchine si confondevano, i clienti si lanciavano in duelli verbali o fisici con l’apparecchio che si difendeva sputando scontrini. Ma adesso è arrivata la rivoluzione: le cassiere-robot entrano nella nostra vita. Coop, Ikea, Carrefour, tutti le stanno lanciando. Gli esperti non hanno dubbi: entro pochi anni il rapporto sarà di otto cassiere-robot per due umane (che oggi, in Italia, sono decine di migliaia).
«Sono arrivate le Casse Più, perché le tue esigenze cambiano, le tecnologie evolvono», spiega un volantino diffuso dalla Coop. E il pubblico - almeno in questo esiste il bipolarismo - si divide tra favorevoli e contrari alle nuove macchine.
La spesa con il robot è un’esperienza da fare. Un modo per capire la propria filosofia, non solo di fare la spesa. Il primo impatto disorienta: ti presenti alla macchina con un sorriso ebete, come per salutare, e la Cassa Più ti accoglie silenziosa. Che fare? «Prelevare i prodotti dal carrello», dicono le istruzioni. Poi bisogna far scorrere il codice a barre sul lettore e sul display appare il prezzo. Bip, «depositare l’articolo nell’area sacchetti», avverte l’altoparlante. Poi: «Introdurre i prodotti nel sacchetto». Facile a dirsi, ma la prima prova è disastrosa: il latte non suona, poi suona due volte. Ti guardi intorno, ti vergogni, ma subito arriva una cassiera umana che risolve tutto. Alla fine si mettono i soldi o il bancomat in una fessura e via. Secondo tentativo: cronometro alla mano fanno cinque minuti e dieci secondi. Viene quasi voglia di rifare la spesa e lanciarsi in una gara con il signore azzimato che si sta cimentando con la cassa accanto.
Così alla Coop di Genova Piccapietra sette cassiere-robot lavorano accanto alle loro colleghe con il grembiule. Ma chi vince? Con la macchina è difficile scendere sotto i quattro minuti, mentre le mani allenate delle signorine sbrigano la pratica in due minuti, ma aggiungendo la coda i tempi quasi si equivalgono.
Minuti e secondi. Il discorso, però, è più complesso: «Esco soltanto una volta al giorno per fare la spesa e le chiacchiere con la signora Silvia mi tenevano compagnia», sospira Emilio, 77 anni, pensionato; già, quelle due frasi scambiate mentre la coda spinge, il breve contatto passandosi il sacchetto, l’incontro con una vita di cui si conosce poco e niente e che si prova a indovinare. Lucia Merlati, impiegata di 34 anni, ha una visione più pratica: «Non ho nostalgia delle code e nemmeno delle due parole scambiate con cassiere esauste dopo ore di lavoro con clienti nervosi. Meglio così».
Loro, le cassiere in via di estinzione, sono incerte tra sollievo e inquietudine: «Fare un turno alla cassa è una fatica enorme», racconta Silvia che adesso sorveglia le colleghe-robot. Ma c’è un tarlo che la assilla: «Le sette instancabili colleghe elettroniche non finiranno per toglierci il lavoro? Non impediranno di fare nuove assunzioni?».
Sauro Sicchiero, direttore dei sistemi informativi della Inres (che progetta le strutture di vendita Coop) assicura: «In tutta Italia abbiamo messo un centinaio di macchine dell’ultima generazione, nessuno però perderà il suo posto di lavoro, i dipendenti saranno destinati ad altri compiti». Ma Sicchiero ammette: «Certo, così si aumenta la produttività di ogni lavoratore e diminuiscono le persone necessarie. Ma è una rivoluzione inevitabile, in Francia questa è già la regola». I conti sono presto fatti: per «un’isola» di dieci robot si spendono 300 mila euro. Gli apparecchi costano meno delle persone.
All’Ikea negli ultimi mesi sono state «assunte» un centinaio di macchine. Sabrina Lucini, vice-direttore del market di Genova, giura: «Sette clienti su dieci sono favorevoli». Ma i dipendenti in carne e ossa? «Il 75 per cento è soddisfatto, perché le casse veloci consentono un lavoro più vario di assistenza ai clienti. E gli sportelli sono aumentati, così non abbiamo tagliato posti. Anzi».
Franco Martini, segretario nazionale della Filcam-Cgil parla di «innovazione positiva che potrebbe mettere a disposizione dell’azienda nuova forza lavoro da reimpiegare. Ma ci sono stati problemi organizzativi e c’è personale in esubero con forti conseguenze sull’occupazione».
Sono le otto di sera. I grandi magazzini chiudono. Le cassiere-robot sono fresche e luccicanti dopo dodici ore di lavoro. Dal portone principale della Coop di Genova escono Silvia e le colleghe. Quelle signore di cui conosciamo soltanto il nome appuntato sul petto e che magari nella nostra vita cittadina incontriamo più spesso di parenti e amici.