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 2009  maggio 20 Mercoledì calendario

TELECOM, ALLARME ROSSO DEL GOVERNO PARTE LA STRETEGIA ANTI-TELEFONICA


Il messaggio di Bernabè sull´asse con gli spagnoli non convince il premier

ROMA - L´allarme rosso è scattato. L´ombra della spagnola Telefonica su Telecom Italia si sta allungando troppo. E a Palazzo Chigi vogliono correre ai ripari. Provando a organizzare una strategia preventiva. «Per l´azienda italiana - è il messaggio lanciato dagli uomini del governo - serve una nuova soluzione».
E già perché gli ultimi contatti tra il governo e il colosso domestico dei telefoni ha lasciato più di uno strascico. Lo spettro della "fusione" ipotizzata nei giorni scorsi e caldeggiata da Cesar Alierta, il presidente di Telefonica, ha fatto drizzare le antenne a Silvio Berlusconi. Ancora convinto della necessita di difendere l´«italianità» di una compagnia considerata «strategica». A costo di procedere pure allo "scorporo" della rete. Ieri allora il sottosegretario Gianni Letta ha attivato tutta la sua ragnatela diplomatica. Ha consultato buona parte dei soci italiani di Telco, la holding che controlla la ex Sip e della quale fanno parte appunto Telefonica, Generali, Mediobanca, Intesa e Sintonia (Benetton). La situazione dentro Telecom Italia, infatti, viene considerata a rischio. Il messaggio lanciato ieri dall´ad Franco Bernabè in un´intervista a Repubblica, ha destato qualche preoccupazione. A Via del Plebiscito, temono che il progetto di «rafforzare i progetti industriali e le sinergie strategiche» di Telecom e Telefonica, nasconda in realtà l´idea di una fusione. E questo nonostante che l´amministratore delegato di Corso d´Italia abbia esposto i suoi progetti direttamente al Cavaliere spiegando l´intenzione di razionalizzare l´azionariato di Telecom senza una necessaria perdita del controllo da parte dei partner italiani.
I dubbi, però, si sono rafforzati dopo i colloqui che ci sono stati alcuni giorni fa tra Bernabè e il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti. Contatti nei quali si sarebbe fatto il punto sull´indebitamento dell´azienda e sull´urgenza di un nuovo intervento delle banche. I vertici di Telecom hanno quindi chiesto al governo di mediare con gli istituti di credito. Una tattica che non convince soprattutto l´esecutivo. In primo luogo per le perplessità sulla solidità dei soci italiani. Per questo reclama una vera e proprio svolta. Anche in considerazione del fatto che l´indebitamento netto è in crescita: nei primi tre mesi del 2009 è cresciuto di mezzo miliardo di euro salendo a 34518 milioni. Per di più, il premier sospetta che dietro le mosse di Alierta ci sia Murdoch. A Palazzo Grazioli, da qualche giorno parlano di un summit a Los Angeles tra i gli "ambasciatori" di Telefonica e Sky. Solo voci, certo. Ma che hanno innervosito gli uomini del Cavaliere che combattono una guerra silenziosa con il Tycoon australiano interessato a riempire la futura banda larga di contenuti televisivi. Il resto, poi, in questi giorni l´hanno fatto da una parte gli screzi sull´uscita della Rai dal bouquet satellitare e dall´altra gli articoli dell´inglese Times (di proprietà di Murdoch) sulla vicenda Noemi-Veronica.
Così nell´esecutivo sono alla ricerca di una «nuova soluzione» per Telecom. Nessuna ipotesi è stata ancora concretamente adottata. Ma il sondaggio sui soci italiani è servito proprio a capire la praticabilità delle diverse opzioni. Il premier vorrebbe evitare un nuovo caso Alitalia. A Palazzo Chigi nessuno esclude la possibilità di ricercare nuovi soci per Telco o di chiedere uno "sforzo" ai partner italiani con l´obiettivo di diluire la partecipazione del colosso di Madrid in un aumento di capitale. Ma i dubbi sulla loro liquidità restano.
Sullo sfondo, allora, resta l´arma "finale", quella dello scorporo della rete. Da imbracciare se l´affondo di Telefonica si rivelasse irresistibile. Con la creazione di una società composta dai soggetti privati interessati e da un partner "pubblico". Il piano Caio è stato il primo passo. Ma anche l´investimento di 1,2 miliardi per colmare le lacune attuali della rete e superare il digital divide potrebbe essere la premessa per puntare successivamente alla Ngn, la rete di nuova generazione a banda larga. Che, però, verrebbe "scorporata".