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 2009  maggio 20 Mercoledì calendario

I CALIFORNIANI VOLTANO LE SPALLE A TERMINATOR

La California è avviata verso la catastrofe finanziaria, e il suo governatore Arnold Schwarzenegger verso una fine ingloriosa. Il Terminator eletto tra l’euforia generale nel 2003 per riportare ordine e disciplina in uno Stato paralizzato dall’indecisione e da litigi di bassa lega in Parlamento sembra infatti destinato a fare la fine di tutti i suoi predecessori senza muscoli.
Il verdetto su Schwarzenegger potrebbe arrivare già oggi con l’esito del voto su una serie di referendum proposti dal governatore per risanare le finanze del più grande stato d’America, settima economia del mondo. Dagli ultimi sondaggi i referendum sembravano tutti condannati alla sconfitta tranne uno, quello che proibisce aumenti degli stipendi dei parlamentari durante una recessione. Nell’immediato ciò significa che il deficit di bilancio, lievitato di altri 15,4 miliardi di dollari negli ultimi quattro mesi, raggiungerà 21,3 miliardi entro metà 2010; significa anche che la California, il cui credit rating è il più basso della nazione, non riuscirà a farsi prestare i soldi necessari per pagare le spese correnti. In questa evenienza lo Stato potrebbe essere costretto a sospendere il pagamento degli stipendi pubblici, fermare i lavori pubblici e licenziare altri dipendenti della pubblica amministrazione. Nel lungo periodo invece la sconfitta dei referendum - che proponevano tra l’altro l’estensione di nuove tasse, l’imposizione di un tetto alle spese pubbliche e la creazione di un fondo-cuscinetto antirecessione- conferma che la California è ingovernabile, con o senza Terminator.
Alla base della crisi finanziaria californiana vi è un sistema bizantino di leggi ad hoc, quasi tutte approvate nel processo referendario, che allocano fondi pubblici a scopi specifici, per esempio al rinnovo degli edifici scolastici, alla ricerca sulle cellule staminali o alla costruzione di un treno veloce tra Los Angeles e San Francisco. Ciò lega le mani al Parlamento, che, tra l’altro, è obbligato ad approvare ogni anno la finanziaria con una maggioranza di due terzi. Nei periodi di boom economico la maggioranza è facile da raggiungere, ma quando occorre tagliare le spese o aumentare le tasse, è paralisi.
L’elettorato californiano non può che puntare il dito contro se stesso per l’uso selvaggio dell’arma referendaria. Ma accusa invece il governatore, il cui tasso di approvazione è sceso al 33%, e il Parlamento, il cui tasso di approvazione è a un infimo 14 per cento. Il disgusto nei confronti dei politici, e non il contenuto delle proposte di riforma, è forse il vero motivo per cui i referendum di ieri parevano destinati alla sconfitta.
I californiani quindi non hanno le idee del tutto chiare su come risolvere una volta per tutte i loro problemi cronici. Ma hanno le idee chiare almeno su una cosa: il fumo fa male e i fumatori vanno puniti. Il sindaco di San Francisco ha proposto infatti di imporre una tassa aggiuntiva di 33 centesimi sui pacchetti di sigarette per coprire il costo ( 10,7 milioni di dollari all’anno) di pulire le strade, i tombini e le tubature intasate dai mozziconi.