Beda Romano, ཿIl Sole-24 Ore 20/5/2009;, 20 maggio 2009
I «TRE ASSI» DEL SINDACATO TEDESCO
Chi aveva detto che il sindacato era morto, destinato a una scomparsa prematura? Improvvisamente, la grande partita automobilistica di questi giorni in Germania ha ridato lustro alle organizzazioni sindacali, complice anche la grave crisi economica. Tra Opel e Fiat, tra Porsche e Volkswagen, la sfida non è solo politica, finanziaria o industriale, è anche prettamente sindacale.
Non passa giorno senza che i rappresentanti dei lavoratori facciano sentire la loro voce, indichino le loro preferenze, minaccino scioperi. Mentre Opel tratta con Fiat, e Volkswagen negozia con Porsche, i sindacalisti intervengono in televisione, incontrano i potenziali acquirenti, tentano di influenzare per quanto possibile la trattativa. Klaus Franz, Uwe Hück e Bernd Osterloh sono ormai più popolari dei dirigenti delle aziende per cui lavorano.
« evidente che la partita automobilistica è vista dai sindacati tedeschi come l’occasione per rafforzare il loro potere – spiega Martin Henssler, professore di diritto del lavoro all’Università di Colonia ”. In questi casi specifici, godono di una posizione di forza e vogliono approfittarne, cavalcando la crisi economica, le prossime elezioni e le critiche alla deregolamentazione degli ultimi 15 anni».
Franz è alla guida del consiglio di fabbrica di Opel dal 2000. Spesso abbronzato, i baffi biondicci, il sindacalista 57enne di Rüsselsheim è persona sorridente e disponibile. Risponde veloce alle email ed è un evidente uomo di relazione. « alla Opel dal 1975 – racconta una persona che lo conosce bene ”. Della società sa tutti i segreti, meglio di molti alti dirigenti passati di qui. E i dipendenti hanno piena fiducia in lui».
stato il primo a opporsi alla fusione tra Fiat e Opel, per paura degli esuberi. Non si è limitato a dare interviste e a tenere comizi. Questa settimana è volato in Austria per discutere personalmente con Magna, il concorrente più temibile della società italiana nella corsa alla casa tedesca. Mentre a sorpresa Franz non è membro di alcun partito, Hück, 47enne presidente del consiglio di fabbrica di Porsche, non nasconde le sue simpatie per il partito socialdemocratico.
Appassionato di pugilato thailandese, Hück non vuole la fusione tra Porsche e Volkswagen, così come ideata da Ferdinand Piëch, azionista di Porsche e presidente del consiglio di sorveglianza di Vw. Il sindacalista ha scaldato lunedì i seimila lavoratori riuniti per ascoltarlo: «Voi siete il capitale!». E ha aggiunto, secondo il quotidiano Handelsblatt: «Siatene consapevoli. Siamo noi in 70 anni ad avere creato questa società».
Nella sua battaglia contro Piëch, Hück può contare (per ora) sull’appoggio del cugino di quest’ultimo, Ferdinand Porsche, in un confronto tutto famigliare. Il sindacalista teme che Porsche finisca nel calderone della Volkswagen, dove perderebbe la sua autonomia e uno stile di cogestione più lasco che in altre imprese tedesche. In questo senso, nel suo mirino c’è anche il collega Bernd Osterloh, presidente del consiglio di fabbrica della Vw.
stato quest’ultimo a indurre la sospensione temporanea delle trattative di fusione con Porsche, poi riprese.Ha paura dell’elevato indebitamento della società di Stoccarda o teme con l’arrivo di Porsche cambiamenti troppo radicali nelle abitudini di cogestione della casa di Wolfsburg? Poco importa: l’uomo, nato nel 1956, è vicino al management e al personale, e sta influenzando non poco i negoziati con Porsche.
Sostituendo Klaus Volkert, che in passato è stato coinvolto in prima persona in un clamoroso scandalo di corruzione, Osterloh gioca la carta della trasparenza, del legame con i lavoratori. Dice pubblicamente di guadagnare 6mila euro al mese al lordo delle tasse, assai meno dei 360mila euro che Volkert intascava all’anno quando sedeva nel consiglio di sorveglianza della prima casa automobilistica d’Europa.
Franz, Hück, Osterloh: tre sindacalisti ormai imprescindibili, anche se talvolta paradossalmente su fronti opposti. Nota ancora Henssler: «Nei negoziati tra OpelFiat e Vw-Porsche sono in posizione di forza. vero, sono vicende particolari, ma per i sindacatiè l’occasione per rafforzarsi».